Il caso dell’invidia

L’invidia ha una reputazione terribile. È stata incolpata di così tanti crimini e atrocità che abbiamo imparato a temerla. Quando emerge dentro di noi, sentiamo una sensazione di bruciore che è difficile da controllare e da contenere. In più, ci porta a volere cose che altrimenti non avremmo mai voluto, né tantomeno desiderato. A causa di questo malessere, e delle ambizioni precarie che l’invidia evoca in noi, l’umanità cerca modi per superarla da molti secoli. 

Sopprimerla o annientarla (ammesso che si possa) equivarrebbe a dire che ci sono cose al mondo che sono superflue o intrinsecamente e incorreggibilmente dannose, e che dovremmo sbarazzarcene. Baal HaSulam, il padre del mio maestro e il più grande Kabbalista del XX secolo, derideva questo approccio; si riferiva cinicamente alle persone che lo sostenevano come “riformatori del mondo”. 

Nel suo saggio “Pace nel mondo” Baal HaSulam scrisse che se fosse per i riformatori del mondo “essi avrebbero di certo ripulito l’uomo completamente, lasciando vivere soltanto ciò che è buono ed utile” ai loro occhi.  Una delle impurità che certamente ripulirebbero sarebbe l’invidia, e questo sarebbe un errore imperdonabile. 

Così come non smettiamo di usare l’elettricità anche se può ucciderci, non dobbiamo sopprimere l’invidia. Così come abbiamo imparato a utilizzare l’elettricità a nostro vantaggio, dovremmo imparare a utilizzare l’invidia a nostro vantaggio.

In parte, lo facciamo già. Le madri spesso rivolgono l’attenzione dei loro figli al successo di altri bambini per spingerli a impegnarsi di più. In questo modo, sfruttano la naturale invidia del bambino. Quando i bambini vedono che la madre apprezza un’altra persona, la invidiano e li spingono a migliorare per ottenere anche loro l’apprezzamento della madre.

L’invidia non è una sensazione piacevole, ma le sensazioni piacevoli non ci aiutano a crescere.  Anche la necessità non è una sensazione piacevole, eppure si tratta della madre delle invenzioni, è il motore dello sviluppo e del progresso.  Per dirlo francamente, se non fosse per l’invidia, saremmo ancora all’età della pietra. 

Come l’elettricità, se usata correttamente, l’invidia ci costruisce e non distrugge gli altri. Quando la usiamo in questo modo, vedere il successo degli altri ci rende grati, perché è grazie al loro successo che anche noi miglioriamo.

Pertanto, dovremmo sviluppare un approccio maturo all’invidia e ringraziare le persone il cui successo fa avere successo anche a noi. Se riusciamo a farlo, scopriremo che dopo qualche tempo impareremo ad apprezzarle a tal punto da iniziare ad amarle per il dono che ci hanno fatto attraverso l’invidia.

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