Verso una carenza di rifornimenti

La guerra in Ucraina pone molte minacce non solo all’Ucraina, ma al mondo intero. Le sanzioni contro la Russia sono estreme, se non addirittura senza precedenti. Tuttavia, non dobbiamo credere che questo non comporti alcun costo per il mondo. I prezzi del grano e del petrolio sono già saliti alle stelle, ma non è ancora il momento peggiore. Il peggio arriverà quando non ci saranno più, quando gli scaffali dei supermercati in Europa e negli Stati Uniti saranno vuoti a causa della guerra in Ucraina. La lezione più importante che possiamo (e dovremmo) imparare da questa guerra è che il mondo è un unico villaggio globale interdipendente e che quando si fa del male a qualcun altro, si fa del male a se stessi.

Anche prima dello scoppio della guerra, la tensione sulle catene di approvvigionamento stava facendo salire i prezzi e l’inflazione stava battendo record negli Stati Uniti e altrove. Ma ora, per alcuni prodotti, le catene di approvvigionamento crolleranno del tutto.

Non dobbiamo affrontare questa crisi solo a livello superficiale. Non dobbiamo accontentarci di cercare dei sostituti per i prodotti mancanti. Se lo facciamo, anche i sostituti ci deluderanno.

Dobbiamo invece cogliere l’occasione per correggere la causa delle catene di approvvigionamento interrotte: le nostre connessioni interrotte. Le sanzioni contro la Russia, con le loro implicazioni sia per la Russia che per l’Occidente, dovrebbero farci capire che non possiamo costruire le nostre relazioni sullo sfruttamento reciproco. Le nostre relazioni saranno sostenibili solo se le stabiliremo sulla fiducia e sulla reciproca complementarità.

È chiaro che in ogni transazione ciascuna parte ha in mente il proprio interesse; non c’è nulla di male in questo. Tuttavia, quando le parti cercano non solo di trarre profitto dai loro accordi, ma anche di estorcere alle altre parti, di prendere da loro più di quanto siano disposte a dare, con l’inganno o con la forza, questo non funzionerà a lungo. Dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento, passando dall’uso delle risorse per imporre la nostra volontà alla condivisione delle risorse per il bene comune.

Non è che all’improvviso dobbiamo amarci gli uni con gli altri, almeno non ancora. Ma anche se non ci sopportiamo, abbiamo tutti qualcosa di cui gli altri hanno bisogno e che non hanno, ed altri hanno beni di cui noi abbiamo bisogno e che non abbiamo.  Quindi, anche se non ci sopportiamo, dobbiamo condividere gli uni con gli altri. Ma per far rimanere la catena aperta, dobbiamo lavorare con rispetto e decenza reciproca.

Didascalia della foto:
Clienti che indossano mascherine fanno la spesa davanti agli scaffali parzialmente vuoti di un supermercato di Hong Kong

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