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Il lockdown in Cina: carenza di cibo, rabbia in abbondanza

La Cina sta finendo il cibo e la gente è sempre più disperata. Questo non è un problema da poco quando più di centonovanta milioni di residenti in circa ventitré città stanno vivendo in regime di isolamento totale o parziale, attuato come parte della politica ufficiale “zero Covid” in seguito al numero record di casi, in particolare a Shanghai, l’epicentro dell’epidemia.

Shanghai, la città più popolosa della Cina con ventisei milioni di abitanti, segnala ogni giorno migliaia di nuove infezioni da Covid-19, il peggior aumento da quando il virus è apparso nella città centrale di Wuhan nel 2019. La Cina è una delle ultime nazioni rimaste ancora impegnate a sradicare la pandemia, a differenza della maggior parte del mondo, che sta cercando di convivere con il virus nella sua variante Omicron.

La rigida chiusura di Shanghai ha un impatto su milioni di persone che stanno soffrendo per la scarsità di cibo, alcuni dicono che stanno già morendo di fame. I genitori vengono separati con la forza dai loro figli che sono risultati positivi alla malattia. Mentre le condizioni di vita continuano a deteriorarsi senza una fine in vista, la rabbia della popolazione cresce. I Cinesi, normalmente disciplinati e obbedienti, sfidano le autorità con proteste di strada e avvertono le conseguenze, compresi i potenziali disordini civili.

A tutti gli effetti, la carenza di cibo potrebbe avere un grosso impatto sulla società cinese.  Non c’è nulla di più importante del cibo. E’ letteralmente la base del sostentamento di qualsiasi società. Il cibo è il bisogno più importante nella scala dei desideri umani, seguito da sesso, famiglia, denaro, onore e conoscenza.  Il pensiero razionale non funziona a stomaco vuoto, e ciò che controlla la mente è il modo per soddisfare i bisogni fondamentali a qualsiasi costo.  

Come conseguenza della pandemia, i Cinesi stanno certamente attraversando dei grandi cambiamenti. Sono un popolo con fondamenta e tradizioni molto forti, quindi ogni cambiamento che attraversano potrebbe essere un esempio per il resto del mondo. Ma la pressione sociale popolare può portare un cambiamento nella politica della Cina? La capacità di governo è un problema ovunque nel mondo di oggi. I paesi che si aspettavano la piena egemonia sugli altri si stanno rendendo conto che non è più così facile quando grandi masse sono pronte ad opporsi.

Governare sarebbe più facile se ci fosse un re che governasse secondo l’eredità familiare, che potesse guidare il popolo e il popolo accettasse il suo mandato come parte di una stirpe riconosciuta. Ma non è così, quindi la gente deve capire che la natura agisce come re supremo. L’umanità deve smettere di aspettarsi grandi cambiamenti da governi e politici, il livello materiale di governo, e rendersi conto che c’è un regno supremo, il regno della natura, che controlla le nostre vite, il virus e tutto nella realtà.

Saremo in grado di rispettare questo dominio quando ci renderemo conto che possiamo risolvere i nostri problemi di approvvigionamento e di salute quando facciamo i conti con il potere della natura. Dobbiamo raggiungere un equilibrio con essa riconoscendo che c’è un prezzo da pagare per la sovrappopolazione e lo sfruttamento delle nostre limitate risorse naturali.

Ancora più importante, dobbiamo capire che non possiamo continuare a sfruttare gli altri solo per il nostro guadagno personale, senza conseguenze. In un futuro non troppo distante, sia le culture Occidentali che quelle Orientali, dovranno scoprire che all’umanità manca il senso di responsabilità reciproca.  

Didascalia della foto:
Un uomo in piedi su uno scooter scansiona un codice QR per acquistare cibo da un venditore dietro le barricate di un’area chiusa, dopo l’epidemia di coronavirus (COVID-19) a Shanghai, Cina 30 marzo 2022. REUTERS/Aly Song

Chi è un Giudeo?

“Giudeo” non è una brutta parola. Non c’è bisogno di scusarsi per usarla, è stata l’affermazione della comunità ebraica tedesca dopo che il principale dizionario di lingua tedesca Duden ha aggiunto una spiegazione alla loro definizione standard, affermando che il termine “Giudeo” (Giuda) potrebbe essere spesso percepito come dispregiativo. Questo chiarimento è stato successivamente rimosso perché gli Ebrei tedeschi hanno deciso che avrebbe solo “consolidato il termine come discriminatorio”. Tuttavia, tali controversie sulla terminologia non cancelleranno mai l’odio contro gli Ebrei, ma lo metteranno solo in evidenza.

Per aggirare la questione ed evitare possibili connotazioni negative, molte comunità ebraiche nel mondo si definiscono “Ebrei” o “Israeliti”. Allo stesso modo, la squadra di calcio britannica del Tottenham ha recentemente esortato i fan a smettere di chiamarsi “Yid Army” (dallo yiddish, riferendosi al loro particolare numero elevato di seguaci ebrei), poiché non vogliono identificarsi con termini che potrebbero essere considerati offensivi. Ma andare in punta di piedi intorno alle parole non allevierà mai le opinioni antisemite perché l’odio contro gli Ebrei non è un problema di semantica, è un problema umano.

L’antisemitismo nasce dalle profondità della rete di connessioni tra tutti gli esseri umani nel mondo. Queste connessioni sono connessioni spirituali invisibili, ma sono profondamente sentite nel subconscio della razza umana. A livello di questa rete, gli Ebrei hanno un ruolo centrale da svolgere nell’umanità: fungere da fattore di collegamento tra gli altri popoli, che sentono la naturale separazione gli uni dagli altri.

Se gli Ebrei non adempiono a questo ruolo unendosi prima tra loro in un solo cuore in modo che la forza di collegamento tra loro leghi tutta la realtà come organi in un unico corpo, allora suscitano contro di loro forze negative, invitando una risposta antisemita ostile. 

Pertanto, invece di occuparsi di spiegazioni superficiali sul fatto che la parola “Giudeo” sia o meno dispregiativa, gli Ebrei dovrebbero mettere in pratica e mettere in atto il significato più profondo del termine che è prevalso nel corso delle generazioni: “Giudeo” (dalla parola ebraica Yehudi), Yehudi significa unico e unificato.

Il popolo ebraico non è un popolo come le altre nazioni, fondato sui comuni denominatori di zona geografica, rapporti familiari, origine o colore. I seguaci di Abramo, il fondatore della nazione ebraica, erano invece un agglomerato di persone diverse il cui unico comune denominatore era una base ideologica condivisa. Questo gruppo speciale sarebbe poi stato chiamato “Israele”, che deriva dalla frase Yashar-El (Diritto a Dio), cioè un desiderio diretto alla forza che gestisce la realtà.

Sulla base di questo principio, secondo i saggi un Giudeo è ogni persona nel mondo, indipendentemente dalla razza, dal sesso, dalla lingua o dalla nazionalità, che desidera essere unita a tutti al di sopra di ogni differenza. Un Giudeo è colui che si sforza di unire l’intera umanità e l’intera realtà con la forza primaria della natura, la Forza Superiore.

Pertanto, solo una comunità ebraica che impara a unirsi, a trascendere tutte le differenze che crescono e separano i suoi membri, sentirà come i pregiudizi e gli atteggiamenti negativi nei suoi confronti siano invertiti in qualcosa di migliore. Allora, anche senza parole e definizioni, un nuovo significato di essere Giudei si farà sentire nel cuore di coloro che vi si oppongono e l’animosità si trasformerà in apprezzamento.