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Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto

“Solo quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, e l’ultimo pesce pescato, e l’ultimo ruscello avvelenato, ci renderemo conto che non possiamo mangiare il denaro”. (Proverbio Cree)

Domanda: Questo si applica solo quando l’ultima cosa che abbiamo si distrugge? E fino ad allora?

Risposta: Fino ad allora, si considereranno i soldi come l’equivalenza universale, in grado di comprare qualsiasi cosa. E quando non ci saranno più uccelli, o pesci, o acqua, nulla, allora rimarremo con i soldi.

Ci sarà una grande fame, com’è scritto, insieme a grande abbondanza. Questo significa che non saremo in grado di gestire correttamente la natura. Per via del nostro odio, la natura si comporterà in modo tale che non saremo in grado di saziarci.

Domanda: Questo influenzerà la gente direttamente? Per esempio, avrò tutto ma sarò completamente vuoto?

Risposta: questo lo vediamo già.

 

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Dalla trasmissione KabTV “News with Dr. Michael Laitman” 7/15/21

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Dalla formazione alla formazione

Commento: Per tutto lo sviluppo dell’umanità, due gruppi di persone, quelle di successo e quelle più deboli, hanno cercato di riconciliarsi, ma senza successo. I forti, ovviamente, hanno sempre successo, mentre i deboli no.  Di conseguenza, i più forti vanno al potere e sfruttano i deboli. La legislazione di ogni paese funziona a favore dei forti senza proteggere gli interessi dei deboli.

La mia risposta: Questo porta a ogni sorta di rivoluzione e di conseguenza i forti fanno delle concessioni verso i deboli.  Allora i forti sono obbligati a nutrire i deboli e aiutarli perché se i deboli dovessero innalzarsi, inizierebbero a distruggere i più forti.  Quindi, si tratta di un’arma a doppio taglio.

La società quindi raggiunge uno stato di relativo equilibrio.  Naturalmente se nasco in una famiglia ricca e potente avrò un destino diverso in confronto a qualcuno che nasce in una famiglia di contadini, anche se ha delle tendenze migliori.  C’è ancora tanto che dipende dalle condizioni sociali.  Quindi, in principio, una persona si realizza da solo, non possiamo farci nulla.

Quindi nel nostro mondo, in questo piano, è inutile cercare la giustizia. Non ci arriveremo mai.  Possiamo inventarci ogni sorta di legge, ma non cambierà mai nulla.

Diamo un’occhiata alle leggi ingiuste attuali:  ognuno deve lavorare otto ore al giorno.  Ma è impossibile esigere le stesse ore lavorative da ogni singola persona.

Se la natura mi ha creato agile, forte e veloce, potrò fare un milione di cose in otto ore e guadagnare tanto.  E un altro, pigro e non molto intelligente, non si muove quasi affatto e non guadagnerà il suo pane quotidiano, neanche in dieci ore.

Dobbiamo capire che la natura ci ha creati diversamente per uno scopo specifico e non perché i forti potessero sfruttare i deboli.

Ovviamente, è nella giusta combinazione tra di noi che arriviamo ad un denominatore comune, una perfezione comune.  Perdipiù, la maggior parte delle persone non si distingue  per la sua mente o qualità speciali, o per la sua intelligenza.

Domanda: perché c’è così tanto squilibrio nel rapporto percentuale?

Risposta: è in accordo con la piramide della società umana.  In fondo si trova la massa, più o meno generale, che per natura ha desideri e bisogni piccoli e di conseguenza anche impulsi piccoli e così via.  Con questo, non parlo dell’origine di una persona, perché una persona stupida e pigra può nascere anche in una famiglia di successo.

Parlo del potere del desiderio, delle abilità.  Nascono poche persone in cima alla piramide.  Quando questa piccola parte inizia a sfruttare la grande massa, ne consegue che da un lato, sono più forti , ma dall’altro, sono in quantità minore.

E’ qui che nascono la dipendenza e lo squilibrio reciproco.  Come possiamo portare tutto in equilibrio? Ogni teoria sociale si basa su questo quesito.  In questo modo, a seconda della quantità di egoismo che sorge sia nella parte superiore che nelle parti inferiori della piramide, l’umanità si sposta dalla formazione alla formazione.

 

 

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Dalla trasmissione di KabTV “Close-Up”

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Conoscere tutto su te stesso

Domanda: Che cosa deve cambiare una persona per essere felice?

Risposta: Deve vedere il mondo intero in cui si trova.

Domanda: Per farlo occorre cambiare qualche condizione esterna?

Risposta: Assolutamente no! Aprite un libro o connettetevi al nostro sito web su internet.  Potrete trovare tutto lì.

Commento: ma sembra alquanto irreale che la mia felicità possa dipendere dalla lettura di un libro o dall’ascoltare un canale.

La mia risposta: é così che funziona la Kabbalah.  Questa scienza molto speciale si rivela in questo modo.

Dall’altro lato, direi che non esiste nulla di speciale qui.  Non avviene la stessa cosa quando studio altre scienze, per esempio la psicologia?

Commento: Ma io non cambio. Studiando una scienza accumulo soltanto conoscenze.

La mia risposta: dipende dal tipo di scienza.  Se studi la scienza di te stesso, allora cambi. Ho detto psicologia e non scienza veterinaria o geologia.

Non è semplice. Cambio poiché la scienza parla di me e di come scopro il mondo superiore.  E’ detto che la Kabbalah è la scienza della rivelazione del Bore alla persona nel mondo, in questa vita. Con Bore’ ci riferiamo alla natura intera, vera, globale, della quale attualmente percepiamo soltanto l’uno percento, e quindi non sappiamo come comportarci in questo mondo, e non solo qui.  Cosa succede quando moriamo?

Commento: nessuno lo sa.

La mia risposta: Posso scoprirlo.  Perché dovrei vivere in un mondo senza sapere cosa mi succederà? Allora neanche questa vita ha significato.  E quindi l’immagine intera  si rivela davanti a noi, tutto proprio qui, dove esistiamo.

 

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Dalla trasmissione KabTV “Close-Up”

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Cosa possiamo imparare dalle paralimpiadi?

Dalle paralimpiadi possiamo imparare che siamo in grado di superare qualsiasi ostacolo e vivere una vita piena, e persino vincere.  Possiamo inoltre imparare ad avere un obiettivo e superare qualsiasi difficoltà per poter raggiungere questo obiettivo.

Oltre a diversi obiettivi che ci fissiamo individualmente in questa vita, se ci concentrassimo sull’obiettivo della vita stessa, di raggiungere una connessione armoniosa tra di noi e con la natura, allora saremmo sulla buona strada per capire lo stato di perfezione più sublime e l’eternità che esiste nella realtà.

Basato su “News with Dr. Laitman” del 3 Settembre, 2021. Scritto/prodotto dagli studenti del Kabbalista Dr. Michael Laitman.

 

Non smettere mai di chiedere

Ilan Ramon fu il primo astronauta Israeliano.  Era a bordo l’STS-107, la ventottesima missione dello space shuttle Columbia.  Rientrando nell’atmosfera, Columbia si è disintegrata ed è esplosa uccidendo tutti e sette i membri dell’equipaggio a bordo. Ramon sapeva come raggiungere i suoi obiettivi.  Era un pilota di combattimento d’elite e il pilota più giovane che abbia partecipato all’attacco di Israele che ha distrutto il reattore nucleare dell’Iraq.  Nonostante il suo successo, Ramon si faceva domande struggenti sulla vita e il suo significato, domande sulle quali tutti dovremmo riflettere, dato che sono proprio queste domande che danno valore alle nostre azioni.

Il Signor Ramon mandò le sue domande a Yeshayahu Leibowitz, un rinomato professore di biochimica e neurofisiologia della Hebrew University a Gerusalemme, uno scrittore prolifico sul pensiero ebraico e la filosofia occidentale. “Per molto tempo, ho riflettuto su tutte queste domande che avrebbero potuto essere raccolte sotto il titolo: “Qual è lo scopo dell’uomo nel mondo in cui viviamo?”” scrisse Ramon. 

“Più domande ci facciamo,  più contraddizioni e ambiguità incontriamo. Come spiega l’essenza della vita?” chiese al Prof. Leibowitz. “Come vede lo scopo e gli obiettivi dell’uomo nella vita e come si raggiunge questo obiettivo?”.

Oggigiorno, quando le persone si pongono domande struggenti del genere, dovremmo approfondirle attentamente.  Queste domande sorgono per un motivo: sono la bussola che ci porta alla nostra vocazione nella vita, al nostro obiettivo finale.  

Ciononostante, per trovare il nostro scopo, dobbiamo iniziare dalle basi.  Forse non ne siamo consapevoli ma l’umanità e a tutti gli effetti l’intera realtà, non consiste di entità distinte e individui separati.  In realtà, facciamo tutti parte di una singola entità che funziona come un organismo, e noi siamo le sue cellule e organi. 

Il problema è che non siamo consapevoli della nostra unità e ci percepiamo come esseri separati.  Proprio come possiamo capire lo scopo dell’esistenza di una cellula solo nel contesto dell’organismo in cui vive, possiamo capire la nostra stessa esistenza solo nel contesto di tutta la realtà.  Dato che ci  sentiamo come esseri separati e non riconosciamo la nostra connessione con tutte le creature, non possiamo trovare il significato e lo scopo della nostra esistenza.

Quindi, anziché vivere una vita soddisfacente come parte di qualcosa superiore a noi, viviamo solo per noi stessi, senza sapere perché attraversiamo tutte le difficoltà della vita o il beneficio che traiamo dalla nostra esistenza.  Questa è la causa radice per l’odierno incremento dell’ansia e della depressione.  

Il nostro compito è di riconoscere la nostra interconnessione. Se riuscissimo a sentirci come un’unica entità, scopriremo il nostro posto nel mondo, come possiamo contribuire e come dovremmo vivere la nostra vita. Saremo felici e sicuri riconoscendo il nostro valore e il nostro posto nel mondo. 

Ma non sapremo mai della nostra connessione o del significato della vita se prima non chiediamo.  Queste domande fondamentali, che a volte possono essere un po’ ardue, sono il motore che ci spinge  a cercare le risposte.  Sono la forza che guida l’umanità a imparare e evolversi. Se vogliamo continuare a crescere, non dobbiamo mai smettere di fare domande.  

La grandezza falsa dei grandi

Un amico cineoperatore mi ha raccontato che, a giudicare dagli attuali film, serie tv e post dei social media, la gente è principalmente interessata a “eventi” banali della vita altrui, come mangiare, farsi la doccia e persino defecare. Quando guardiamo indietro nella storia, sembra che non siano queste le cose che ci interessavano, ma cose più elevate, come le idee e i movimenti sociali. Sembra che non ci sia nulla da scrivere sul nostro tempo.

Penso che in verità il genere umano non sia  mai stato sublime. Forse ci piace riflettere su quanto eravamo civilizzati quando le forme di intrattenimento popolari erano la musica classica, il teatro, l’arte e la scultura, ma per la maggior parte della gente la vita era semplicemente una lotta alla sopravvivenza: non c’era spazio per l’intrattenimento. 

Peggio ancora, proprio coloro che ricordiamo come grandi, erano in realtà i peggiori di quella generazione. Le persone che raggiungono la grandezza agli occhi del pubblico sono sempre in realtà le più immorali ed egocentriche. Scrittori, compositori, tutti, non c’era niente di buono in loro; controllate le loro biografie e vedrete voi stessi.

Credo che bisognerebbe ridefinire la  nozione di grandezza.  Anziché venerare persone per le loro abilità di scrittura, composizione, pittura, dovremmo venerare coloro che fanno le cose per gli altri, non per se stessi.  In particolare, dovremmo stimare le persone che uniscono gli altri facendoli sentire connessi.  

Le persone sono felici quando si sentono sicure e amate e si sentono sicure e amate quando sono tra persone che si preoccupano di loro, come la famiglia o gli amici. Quindi, le persone che aiutano a creare questa sensazione negli altri, coloro che rendono le comunità, le città e persino le nazioni più unite, sono le persone più preziose della società.

Le persone che mostrano come la diversità contribuisce alla società, invece di usare le differenze culturali ed etniche per promuovere la propria carriera incitando al razzismo e all’esclusione, sono i veri eroi di oggi. I valori di oggi ci portano nella direzione opposta a questo sentimento di responsabilità e cura reciproca. Se vogliamo costruire di nuovo meglio, dobbiamo costruirlo insieme,  allora avremo successo.

Più ci arrendiamo alla divisione e alla separazione, più la nostra società diventa debole. Anziché gioia e sicurezza prevalgono la paura, il sospetto e l’odio.  Nessuno revocherà questa tendenza se non coloro che hanno paura, sono sospettosi e odiano, ovvero tutti noi.  Siamo noi che soffriamo della separazione nella società, siamo noi che non abbiamo nulla da guadagnare da essa, a differenza dei nostri “leader”, quindi siamo noi che dovremmo scegliere l’unità invece della divisione.

Possiamo elevarci al di sopra di noi stessi?

Stiamo vivendo tempi così tesi che sembriamo  seduti su una bomba che sta per esplodere. Stiamo discutendo su Covid, politica, razza e genere. Sembra che non ci sia nulla su cui possiamo essere d’accordo. Peggio ancora, sembra che semplicemente non possiamo essere d’accordo. Ma c’è una soluzione: Lasciamo perdere l’odio e ci eleviamo al di sopra di esso. Lì, in quel livello superiore, troveremo unità e pace.

L’idea non è nuova. Il primo ad esprimerla fu Re Salomone, che scrisse: “L’odio suscita discordia e l’amore copre tutti i crimini” (Proverbi 10:12). Poiché ognuno di noi ha un carattere e una natura unici, abbiamo tutto il diritto di pensare in modo diverso dagli altri. Tuttavia, in cima a tutte le opinioni diverse, ci deve essere l’amore che copre tutti come una coperta che ci riscalda tutti insieme.

Discutiamo con tutti. Litighiamo con i nostri coniugi e partner, con i nostri figli, con i nostri coetanei e colleghi di lavoro, e a volte litighiamo con il cameriere. Ma quando c’è amore, non odiamo i nostri interlocutori, semplicemente non siamo d’accordo con loro. Il punto non è concentrarsi sui disaccordi, ma su come ci sentiamo verso gli altri e cercare di vedere come possiamo arrivare a prenderci cura di loro. Se lo facciamo, i nostri diversi punti di vista genereranno una maggiore saggezza e comprensione per tutti noi.

Il progresso non arriva quando c’è similarità di opinioni. Arriva quando ci sono opinioni diverse tra persone vicine. In quello stato, possono beneficiare dei vari punti di vista e sviluppare una prospettiva più completa e una comprensione più profonda di qualsiasi cosa stiano facendo. In un certo senso, dobbiamo diventare multistrato: alla base c’è il disaccordo, e sopra di esso, la cura. Poi, sopra l’attenzione, emerge un nuovo disaccordo, e sopra quello costruiamo un altro strato di attenzione e preoccupazione.

Coloro che sono stati con lo stesso partner per molto tempo sanno come ci si sente. Avete litigato e fatto pace così tante volte che niente potrà rompere il vostro legame; è troppo forte. E perché è così forte? È fatto di innumerevoli strati di discussioni e dell’amore che è stato costruito sopra di esso. Ogni volta, il litigio era più intenso, e così l’amore che è stato costruito sopra di esso era altrettanto potente. Alla fine, diventa un amore tale che non potrà essere sconfitto dall’odio.

Questo è ciò che dobbiamo costruire tra tutti, in tutta la società. Non accadrà in un giorno, ma non c’è scampo perché altrimenti la nostra società si disintegrerà con conseguenze terrificanti. Perciò, prima cominciamo, meglio è. E il modo migliore per iniziare è dare l’esempio.

Quindi, possiamo elevarci al di sopra di noi stessi? Non lo so ancora, ma so che dobbiamo provarci.