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Comprare fino allo sfinimento? Io passo

A novembre inizia la frenesia delle compere. Tutti cercano l’affare migliore prima degli altri, tutti vogliono comprare le cose all’ultima moda, e poi raccontarlo a tutti. Ora che la maggior parte degli acquisti si fa online, è diventata una mania globale e tutti vogliono un pezzo della torta, anche se quel pezzo arriva diverse settimane dopo averlo ordinato. Vorrei che rendesse le persone felici, ma non è così. Al massimo  riempie il vuoto soltanto per alcune ore. 

Capisco la tentazione. Non è facile resistere a comprare quando tutti non fanno altro che parlare di ciò che hanno comprato e gli inserzionisti ci inondano di annunci pubblicitari che parlano dei tagli dei prezzi per questa o quest’altra occasione. Anch’io mi lascio prendere delle volte.  La mia debolezza sono gli utensili da cucina. Compro ogni genere di elettrodomestico per cucinare, riscaldare, tagliare e refrigerare il cibo, anche se in realtà non mi piace  cucinare.  

La maggior parte di noi è così. Più che altro, compriamo prodotti di cui non abbiamo veramente bisogno e ad un prezzo che non è esattamente un affare.  L’unica consolazione è che non abbiamo fatto una brutta figura e non ci siamo allontanati dal gregge.

Non c’è nulla dietro a tutto ciò se non l’ego.  È una lotta tra chi vende e chi compra.  Ti dicono “è un affare, di solito costerebbe $100 e te lo sto praticamente regalando per $20!” Quindi lo compriamo e siamo felici perché pensiamo di aver ingannato tutti e battuto il sistema.  È vero, hai cinque paia di scarpe nuove, che non metterai mai perché l’anno prossimo, ne comprerai altri e per quella volta ne avrai indossati forse due, ma ora ti senti più furbo di tutti e sei contento. 

Questi acquisti eccessivi non sono solo insensati, sono un crimine contro il pianeta. È per questo che produciamo il doppio di quanto ci serve e buttiamo via l’eccesso. Mentre i nostri ego meschini riempiono gli oceani di plastica, ci illudiamo pensando di essere più furbi degli altri, ma gli unici a rimetterci siamo noi. 

Come minimo dobbiamo sapere da dove arriva tutto questo. Il mondo di oggi è freddo e senza cuore.  Ci sentiamo soli e insicuri e allora compriamo gadget e piaceri passeggeri per compensare. Se avessimo amici e familiari a cui teniamo, e che tenessero a noi, preferiremmo passare il nostro tempo con loro e non cliccheremmo un solo link per un negozio online che non ha nulla di significativo da offrire.

Ora, grazie alla nostra avidità, siamo arrivati a uno stato in cui i prezzi stanno aumentando, le navi sono bloccate in mare perché non possono attraccare e scaricare le loro merci, e i prezzi della benzina e dei trasporti stanno salendo alle stelle. Inoltre, la carenza di microchip per computer ha portato le linee di produzione di automobili e altri prodotti in tutto il mondo a un punto morto. Sembra che abbiamo fatto acquisti fino allo sfinimento.

Speriamo ora di poter iniziare a cercare la gioia nella persone che ci circondano, nella connessione con la nostra famiglia e amici, nel costruire la solidarietà nelle nostre comunità.

È ora di andare oltre le apparenze nelle comunicazioni e iniziare a trovare il significato e la gioia nelle connessioni tra i  cuori.

La crisi delle spedizioni invita a fare acquisti più oculati

In maniera informale, Halloween, celebrata pochi giorni fa, dà inizio a una stagione di shopping che si estende fino agli inizi dell’anno seguente.  Quest’anno, però, le navi sono ferme in mare, i porti sono strapieni e la merce non arriva nei negozi o ai clienti che hanno ordinato online. Sembra che molti bambini e innamorati saranno delusi in questa stagione di festa.  Dai microchip alle macchine, il mondo sembra ridimensionare i volumi e credo che sia una cosa molto positiva per tutti. 

Poiché non siamo disposti a sentirci connessi, la natura ci costringe a comprenderlo. Siamo stati interdipendenti e interconnessi per decenni, se non di più, ma il nostro atteggiamento l’uno verso l’altro è stato quello di sfruttarci e danneggiarci a vicenda in ogni modo e luogo possibile.  Traiamo piacere dal dolore degli altri, ignari del fatto che la loro sofferenza finirà per ferire anche noi. 

Ora, con colpi precisi ai nostri punti deboli emotivi, la natura ci fa vedere ciò che ci rifiutiamo di vedere: Noi siamo tutti collegati. La crisi delle spedizioni sarà una benedizione per tutti noi, se saremo più saggi e capiremo cosa ci sta dicendo sugli acquisti e sul nostro atteggiamento reciproco.

Quando si creano legami cercando di tirare dalla propria parte il più possibile, prima o poi i legami si spezzeranno. Questo è ciò che sta succedendo ora.  Tutti i sistemi di connessione che abbiamo costruito si stanno spezzando, il che influenza ogni aspetto della nostra vita: dal prezzo del cibo ai gadget, al trasporto, e anche ogni sfera di occupazione umana.  Abbiamo costruito il nostro intero sistema sull’egoismo: come possiamo aspettarci che non crolli? 

Ora non abbiamo scelta se non di iniziare a pensare più in termini di “noi” e meno in termini di “io”. Quando sarà chiaro che i disagi da una parte portano a disagi ovunque, non potremmo più mantenere i nostri atteggiamenti violenti e approfittatori verso altri luoghi o persone.  Dobbiamo spostarci dal pensiero nazionale al pensiero globale, da un pensiero esclusivo ad un pensiero inclusivo. 

Alla fine, avremo bisogno di meccanismi per coordinare le attività globali, meccanismi funzionanti, non come l’ONU o i suoi affiliati. Ma questo verrà dopo, dopo che avremo cambiato il nostro modo di pensare e costruito ciò che deve essere costruito senza cercare di usarlo per il potere o lo sfruttamento.

In un mondo dove le epidemie si diffondono come il vento, la produzione si ferma in ogni parte del mondo e i prezzi del cibo e dell’energia raggiungono il picco ovunque, il pensiero collaborativo non è facoltativo: è imperativo. La collaborazione è l’unico atteggiamento ragionevole, l’unico che cambierà le cose per il meglio. 

Se continuiamo a mantenere le nostre strade separate, i fili che ci legano tutti insieme si spezzeranno e cadremo tutti dolorosamente.

Didascalia della foto:
16 ottobre 2021; Los Angeles, California, USA; Navi da carico attendono di entrare nel porto di Los Angeles. I problemi della catena di approvvigionamento hanno causato carenze di merci in tutto il paese con navi da carico al largo della California meridionale in attesa di scaricare. Credito obbligatorio: Robert Hanashiro-USA TODAY