Perché anche la Cina non può fermare i social media

Ora è scientificamente provato che i social media sono dannosi per la nostra salute. I contenuti che vi si possono trovare sono negativi per la nostra solidità mentale ed emotiva, soprattutto quella degli adolescenti. Quando i social media iniziarono, pretendevano di connettere le persone e così di renderle più felici. Ma le persone creano i social media e le persone sono intrinsecamente cattive. Come  risultato, i social media fanno l’opposto di quanto intenzionalmente proclamano: ci  rendono più depressi, insicuri e disconnessi dal mondo reale di prima.  Solo quando cambieremo chi siamo, cambieremo il modo in cui ci connettiamo sui social ed altrove.

Nulla cambierà finché non cambieremo la nostra natura imperfetta. A lungo termine tutte le misure falliranno fino a che non ci renderemo conto che non abbiamo altra scelta che togliere la nostra attenzione da regolamenti, restrizioni e sanzioni e concentrarci sull’educazione di noi stessi, insegnando a noi stessi ad essere umani, che è il vero significato dell’essere umani.

Attualmente la Cina, per esempio, impone dei limiti al numero di ore in cui gli adolescenti possono giocare online. Invece di curare gli adolescenti cinesi, penso che questo aumenterà la loro voglia di giochi online. Inoltre il problema non è che giochino online o offline, il problema è la loro disconnessione dagli altri. Questo è ciò che fa ammalare  bambini, adolescenti e adulti.

Se, in precedenza, le persone si collegavano tra loro in modo naturale,  dato che le persone hanno bisogno una dell’altra in molti casi, oggi le persone si sentono molto più autosufficienti. Di conseguenza la loro tendenza a vedere il legame umano come un bene, piuttosto che come un peso, sta diminuendo. Più l’intelligenza artificiale diventa onnipresente, più l’automazione prenderà il sopravvento sulle nostre vite e farà sembrare gli altri superflui.

Invece di trattarlo come un problema, dovremmo considerarlo come un’opportunità. Questa traiettoria verso l’automazione e la disconnessione, che non cambierà, è la nostra occasione per portare le nostre relazioni al livello successivo. E’ un’opportunità per tutte le persone di connettersi nel cuore piuttosto che nel corpo.

Possiamo andare oltre lo schermo del telefono solo se puntiamo al cuore. Non c’è altra soluzione all’uso eccessivo dei social media, perché è proprio qui che dobbiamo avanzare, l’uno nel cuore dell’altro.

Per ora i social media ci aiutano a riconoscere che la disconnessione è un male. Ma rivelare il male non è la stessa cosa che riconoscerlo. Rivelare il male significa che vediamo che i social media sono un male per noi. Riconoscere il male significa riconoscere la radice del problema: la nostra alienazione l’uno dall’altro. Dobbiamo cercare di risolvere la nostra disconnessione, non i suoi sintomi, che si tratti di dipendenza dai social media, bullismo, abuso di sostanze o altro.

Se usiamo i sintomi per riconoscere il problema e lo curiamo alla base, non sarà più un problema, ma una parte della guarigione. Che possiamo essere abbastanza saggi da riconoscere il male piuttosto che rivelarlo, e abbastanza coraggiosi da insegnarci ad amare piuttosto che odiare.

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