Dove sta andando l’Europa

Sento sempre più parlare del peggioramento della situazione economica europea. Amici e studenti da tutti i continenti mi dicono che la vita nel loro paese si sta deteriorando, sta diventando sempre più difficile arrivare a fine mese e stanno perdendo le speranze. Lo sto avvertendo da un po’ di anni ormai. Tuttavia, la soluzione ora è quella che è sempre stata: la rieducazione dall’ atteggiamento egocentrico approvato dall’Europa ad un atteggiamento inclusivo e premuroso. Questa è l’unica via di uscita per questo continente.

Attualmente, non vi è alcuna ragione per cui le cose migliorino. I rapporti che ricevo sull’incremento dei prezzi delle abitazioni e della merce nella Repubblica Ceca, la migrazione dall’Ungheria in cerca di lavoro, la crescente disuguaglianza tra l’entroterra della Spagna e le sue aree costiere ed innumerevoli altri problemi sono solo una minima parte. Inoltre, la lotta tra i paesi di secondo e terzo livello in Europa contro i paesi ricchi europei non aiuta né gli oppressori né gli oppressi.

I paesi europei sono a rischio di guerra, e gli immigrati che si riversano nel continente stanno solo esacerbando la situazione.  Ora che l’economia europea si sta spegnendo, cosa faranno?  Aggiungendo la “ciliegina sulla torta”, ovvero il “coronavirus”, si ha  una situazione molto precaria e instabile tra le mani. Non sono ottimista, ma finché c’è speranza dobbiamo provare a spiegare l’unica via di uscita da questa spirale in discesa.

L’Europa può essere salvata solo se le persone e le nazioni smettono di badare solo al loro proprio profitto. In un’economia dove tutto è interdipendente, il concetto del “profitto personale” semplicemente non esiste. “Interdipendente” e “personale” sono, in un certo senso, ossimori.

Nessuno può dire all’Europa cosa fare; devono prendere la vita tra le loro mani. Comunque, devono tenere conto della vita di tutti. L’Europa ha bisogno di insegnare a se stessa cosa significa essere premuroso, vedere che tutti, proprio tutti, abbiano ciò di cui necessitano. Se deve essere un mercato comune, come dice di essere, allora bisogna mirare al bene comune. Altrimenti qual è lo scopo principale del mercato comune?

Al fine di creare un (vero) mercato comune ci devono essere interessi comuni. Questo significa che, innanzi tutto, l’Europa deve fermare l’afflusso di gente dal resto del mondo, principalmente dall’Asia e dall’Africa. Gli interessi di queste nazioni sono molto diversi da quelli europei e la loro cultura non ha nulla in comune con quella europea. Al momento, l’Europa non è in grado di sostenere gli stranieri che la stanno invadendo e cambiando la composizione culturale e religiosa, in aggiunta ai problemi economici e strutturali che già ha.

Poi, una volta fermato l’afflusso migratorio, ci si deve assicurare che tutti in Europa abbiano condizioni di vita dignitose. Se una parte del mercato europeo è trascurato, l’intera organizzazione crollerà come un castello di carte.

Terzo, prendersi cura delle necessità di tutti deve essere un dato di fatto, proprio come non si abbandonerebbe un membro della famiglia.

Comunque, questo modo di agire richiede all’Europa di superare secoli di guerre, cospirazioni e cattivo sangue tra i paesi. Non dobbiamo scordarci che le due guerre mondiali sono cominciate in Europa, e per buone ragioni. Questo è l’insegnamento a cui mi riferivo all’inizio dell’articolo: l’educazione attraverso la responsabilità reciproca, fiducia e buona fede.

Un cambiamento duraturo può essere il solo risultato di un accurato processo di educazione. Se tutti i paesi concordassero con questo, l’Europa potrebbe uscire trionfante dalle sfide che sta affrontando. Se, d’altra parte, si consente ai paesi di rinunciare alla responsabilità comune, o si consente agli stranieri di continuare ad entrare, si è condannati. Non manca molto a che il destino dell’Europa sia deciso, in un modo o nell’altro.

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