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Sukkot: una coperta di pace per il mondo intero

La festività di Sukkot (Festa dei tabernacoli)  è una tradizione importante e gioiosa che rappresenta l’ascesa spirituale. Il vero significato di questa festa è di costruire una nuova realtà di comprensione reciproca e sostegno, una sukkah (capanna) di pace, attraverso la forza positiva che generiamo attraverso la nostra coesione. 

Oggi, con la disunione come denominatore comune tra le famiglie, le società e le nazioni, il principio di questa festività è particolarmente rilevante. 

Questa festività viene anche detta: “Festa del raccolto” perché festeggia l’incontro annuale per la vendemmia. Com’è scritto “”Il quindicesimo giorno del settimo mese, quando raccoglierete i prodotti del paese, celebrerete la festa del Signore per un periodo di sette giorni.” (Levitico 23:39)”.

Da un punto di vista spirituale, Sukkot simboleggia  un processo molto bello di cambiamento interiore.  È abitudine festeggiare questo evento  in una struttura provvisoria, costruita specificamente per questo periodo, la sukkah.  Il tetto, detto schach, viene costruito dai “rifiuti di fienili e cantina”. 

Questi rifiuti rappresentano le cose che buttiamo via e che consideriamo meno essenziali.  Innalziamo i valori come la dazione, la premura, l’empatia, la solidarietà, la responsabilità reciproca, al di sopra delle nostre teste, come gli attributi più preziosi e importanti che possano esistere, come un tetto che ci ripara dal sole cocente.  Com’è detto nel Cantico dei Cantici: “Mi sedetti alla sua ombra con grande gioia…”

Il fatto che costruiamo il tetto, la copertura della capanna festiva, specificamente con gli elementi che solitamente scartiamo, simboleggia l’ intenzione di invertire i nostri valori e trasformare noi stessi da individui egocentrici in esseri umani, amorevoli e empatici. Sembra che oggi questi ideali siano proprio ciò di cui abbiamo bisogno per poter mitigare l’impetuosa rabbia che si diffonde nelle nostre vite quotidiane.  

Sukkot è una chiamata per uscire dalla comodità della nostra “casa” egoistica, ovvero l’amore per sé, e costruire una nuova struttura, una sukkah, come simbolo del nuovo mondo che possiamo creare se acquisiamo le qualità della dazione e fratellanza, le qualità più importanti, per creare una società solida e sostenibile, dalla quale tutti trarranno beneficio.  

Cosa ci impedisce di creare una buona vita per tutti, compresi noi stessi? Non è altro che l’ego umano: il desiderio di godere a spese degli altri.  Come parte dell’evoluzione naturale umana, l’ego è cresciuto in proporzioni terribili, mentre la natura desidera che manteniamo la sua legge basilare di equilibrio tra tutti i suoi elementi: inanimato, vegetale, animale e umano. 

Le dure condizioni che l’umanità sta sopportando con una pandemia globale, gli squilibri climatici e le perturbazioni mondiali, sono i tentativi della natura di invertire il nostro stato di separazione e avvicinare i nostri cuori gli uni agli altri.

Stati tali richiedono la costruzione di una vera sukkah di amore e unione, che coprirà l’intera umanità per un futuro positivo.  Prima comprendiamo la lezione che la natura ci sta insegnando e prima possiamo trasformare la nostra vita, sfuggente e fragile, in una vita positiva, stabile e pacifica.  

Noi, come popolo ebraico, dobbiamo essere un esempio di coesione e guidare la strada che gli altri seguiranno, riunendo il mondo intero sotto una grande coperta di paglia dove saremo uniti come uno.  Quando questo avverrà, l’abitazione provvisoria della sukkah sarà completata come lo spazio comune che facciamo tra di noi, nei nostri cuori, assicurando all’umanità una vita sana e una coesistenza felice sotto un unico tetto globale.  

Il mondo vecchio sta morendo e ne sta nascendo uno nuovo.

Ogni estate (non so perché ma è sempre più turbolenta dell’inverno) abbiamo la sensazione che le cose peggiorino, gli incendi sono peggiori, le alluvioni sono peggiori, e le crisi provocate dall’uomo stanno peggiorando. Ogni estate abbiamo ragione. La differenza tra questa peggior estate e quella precedente è che ora riconosciamo la tendenza.  Riconosciamo il fatto che l’anno prossimo sarà ancora peggiore di quest’anno. Dato che vediamo già che il nostro mondo è in caduta libera, possiamo iniziare a parlare di ciò che sorgerà dopo che il nostro mondo sarà arrivato alla fine. 

Non lasciatevi ingannare dagli imprenditori e dalle apparenze delle persone che agiscono di corsa . La frenesia è una difesa che li aiuta a svegliarsi la mattina.  

In realtà, sono completamente insicuri.  Non sanno perché agiscono in un certo modo, o se quello che fanno porta davvero beneficio agli altri, o se riusciranno a creare qualcosa di importante.  Ogni cosa che abbiamo costruito in questo mondo sta crollando, proprio come stanno crollando i nuovi sogni e ideali della gente.  Gradualmente tutti si sentiranno completamente disorientati. 

Sapremo cosa fare e come aggiustare il mondo in cui viviamo solo quando inizieremo ad aggiungere ai nostri piani e alle nostre azioni un interesse comune. Quando ci renderemo conto che siamo totalmente interdipendenti e che non possiamo prosperare da una parte del pianeta se dall’altra parte la gente soffre di conseguenza, solo allora inizieremo ad agire correttamente.  

Prendiamo come esempio le auto elettriche.  Tre anni fa, un articolo  della rivista Wired raccontava: “Ecco un indovinello, totalmente moderno: che legame c’è tra la batteria del tuo smartphone e uno yak morto che galleggia in un fiume tibetano?  La risposta è il litio, il metallo alcalino reattivo che alimenta i nostri telefoni, tablet, computer e macchine elettriche”.  

In altre parole, fin quando non cambieremo la nostra mentalità e non penseremo al collettivo, le cose continueranno a peggiorare.  Le macchine elettriche non sono verdi e pulite se ci forniscono aria pulita da una parte del mondo, mentre inquinano le acque e la terra da un’altra parte. In un mondo in cui tutto è collegato, nessuna correzione è valida se non aiuta tutti. 

Quando cominceremo ad adottare una mentalità più inclusiva, ci renderemo conto che c’è abbondanza di energia. Ci sarà abbondanza di gas, petrolio ed elettricità, ma nessuno ne avrà bisogno. La gente userà forme più sottili di energia e ci sarà abbondanza.

Il problema oggi non è che c’è carenza di qualcosa. C’è abbondanza di tutto. L’unica cosa che manca è la premura e la considerazione. Quindi, ciò di cui l’umanità ha bisogno oggi non è energia pulita, ma cuori puliti. Finché manterremo i nostri atteggiamenti violenti e clientelari, finché l’alienazione affliggerà ogni angolo della comunicazione umana, nulla migliorerà.

Solo se insegniamo a noi stessi a comportarci, diciamo, più umanamente gli uni verso gli altri, risolveremo i nostri problemi e usciremo dalla fossa che abbiamo scavato per noi stessi e per tutto il nostro pianeta.

Didascalia della foto:
Un’auto sommersa e detriti dopo un’inondazione a Trace Creek, Waverly, Tennessee, Stati Uniti, 23 agosto 2021. Foto scattata il 23 agosto 2021. George Walker IV/The Tennessean/USA Today

Navigare nel labirinto della comunicazione con i nostri figli

Quale dovrebbe essere il nostro approccio quando comunichiamo con i nostri figli, specialmente quando sono giovani?  Che tipo di relazioni dobbiamo costruire con loro per prepararli al meglio alla vita? A quanto pare, c’è una formula chiamata “adulto-uguale-più giovane”, che funziona molto bene nel preparare i nostri figli alla vita, se la usiamo correttamente. 

Come genitori, il nostro obiettivo principale è “costruire” la personalità di nostro figlio per renderlo pronto alla vita, sicuro di sé e con l’abilità di eseguire qualunque lavoro egli possa scegliere di intraprendere, come anche essere in grado di trattare  costruttivamente e positivamente i fallimenti.  Per ottenere ciò abbiamo bisogno di imparare a relazionarci con i nostri figli da tre differenti prospettive: come adulti, come uguali, come più giovani. Ogni prospettiva ha il suo ruolo e il momento giusto per essere utilizzata. Il trucco è sapere quando usare quale di esse e come utilizzarle correttamente.

Cominciamo con la prospettiva “adulta”. Qui ci poniamo al di sopra del bambino, come figura dominante e genitoriale.  Dettiamo le regole e applichiamo pressione quando necessario. Con la prospettiva dell’ “uguale” scopriremo che spesso il bambino ci ascolta molto più attentamente quando parliamo come uguali piuttosto che con un tono dall’alto in basso. Qui è quando trattiamo i bambini come amici, compagni di gioco e persino come confidenti. Quando assumiamo la prospettiva del “più giovane”, permettiamo al bambino di far pratica nell’essere l’ “adulto maturo” nel condurci e dirigerci.

Combinare le tre cose aiuta i bambini a capire meglio la complessità delle relazioni umane. Questa tecnica li aiuta a sviluppare l’abilità di adattarsi e adeguarsi a circostanze mutevoli, a sapere come relazionarsi con insegnanti, amici e, più tardi nella vita, con partner e colleghi.

Ora che abbiamo delineato le tre prospettive, aggiungiamo alcuni approfondimenti su ciascuna di esse. Quando assumiamo la prospettiva del “più giovane” dobbiamo sapere come farlo senza perdere la nostra autorità di genitore. Per fare questo dobbiamo spiegare al bambino con parole ed esempi, che ogni persona ha punti di forza e debolezze, che non possiamo sapere tutto ed essere capaci di fare tutto. Per esempio, persino se sei un campione olimpico non puoi essere un campione olimpico in tutti gli sport. Quando i bambini comprendono che è va bene non eccellere in tutto, viene sollevato un gran peso dalle loro giovani spalle e si permette loro di essere felici dove sono, perseguire le cose che veramente li interessano  e alla fine eccellere in esse. Allo stesso tempo non diverranno insicuri per il fatto di non conoscere tutto o non capire tutto.

Riguardo alla prospettiva dell’ “uguale” è importante che il bambino senta che noi stiamo sempre lavorando per il suo massimo interesse. I bambini devono sapere che qualunque cosa accada, anche se siamo arrabbiati con loro o diventiamo esigenti, è perché stiamo lavorando nel loro interesse, che la nostra sollecitazione li aiuta a raggiungere ciò che sarebbe più difficile, se non impossibile da raggiungere se non fosse per la nostra pressione. E’ una buona idea dire a loro esplicitamente che ci addolora doverli rimproverare e mettere sotto pressione, e spiegare il motivo per cui è per il loro bene.

Se il bambino non accetta le nostre spiegazioni dobbiamo mostrare quanto siamo dispiaciuti di dover essere in questo modo, che stiamo soffrendo insieme con lui, ma dobbiamo farlo comunque perché è la cosa migliore per lui  e, come genitori, dobbiamo fare in modo che i nostri figli ricevano la migliore educazione che li aiuterà maggiormente a diventare adulti di successo. Talvolta possiamo persino ammettere che la nostra richiesta è molto ardua, che non siamo sicuri che loro la possano gestire, ma che se loro lo faranno ne trarranno grandissimo beneficio e aprirà loro nuove porte. In quella fase dobbiamo lasciare al bambino lo spazio per costruire se stesso in modo indipendente.

Riguardo alla prospettiva dell’ “adulto”, qui il/i genitore/i prende/prendono le decisioni. Devono spiegare che a volte dobbiamo solo accettare certe cose. Ciò può non essere semplice per il bambino ma è un grande esempio perché quando cresciamo dobbiamo obbedire alla legge, seguire le regole della scuola o dell’università in cui siamo, del posto di lavoro, dei capi, ecc. Se i bambini non sono abituati ad obbedire alle regole anche se a volte non le capiscono e non sono d’accordo con esse, può essere un problema per loro affrontare la società in cui vivono. 

Ecco un esempio di vita reale e di come possiamo usare le tre prospettive per trasformare una situazione quotidiana da un supplizio a un’esperienza di crescita. Spesso la mattina occorre molto tempo ad un bambino piccolo per vestirsi, lavarsi e prepararsi per la scuola. Questo può creare molto stress e tensione e condurre a situazioni spiacevoli. La prima cosa nell’affrontare questa circostanza è ripercorrere con il bambino tutte le fasi della routine mattutina, non in tempo reale ma nel vostro tempo libero, quando siete tutti rilassati. Immaginate ciò che fate ogni mattina un passo alla volta e insieme al bambino imparate cosa comporta ciascuna fase (bagno, colazione, vestirsi, ecc.). Assegnate, in collaborazione con il bambino, un tempo limite realistico per ogni azione e il bambino ora farà “pratica” mantenendo la tempistica invece che passivamente e spinto a stare al passo. In questo modo, l’intero procedimento diventa un po’ un gioco. 

Dopo un giorno o due, quando il bambino conosce la routine a memoria, voi assumete la prospettiva del “più giovane” e il bambino diviene l’adulto. Ora è il turno del bambino controllare che voi siate puntuali e essere sicuro  non lo stiate facendo ritardare.

In questo modo ogni situazione della vita, specialmente le più impegnative, possono diventare esperienze di apprendimento che conducono ad una crescita personale e all’acquisizione di nuove abilità che faranno crescere i nostri figli felici, sicuri di sé e capaci di comunicare con successo con le persone che li circondano.

 

 

Perché dovrei perdonare?

Domanda: Lyudmila ci scrive : “Non so come perdonare. Credo inoltre che ogni azione dovrebbe essere punibile.  Ma se riuscissi a perdonare, penso che sarebbe molto più semplice, emotivamente.  Si può imparare a perdonare?”

Risposta: Possiamo imparare a perdonare soltanto se capiamo quanto sia malvagia la nostra natura.

Una volta che capisco ciò che sono: un egoista, che si dimentica degli altri, che non ricambia mai la gentilezza, e così via, allora arrivo a uno stato dove causo ogni effetto negativo su di me.  Quindi, non ho nessuno da perdonare.  Devo solo pensare pensieri positivi verso gli altri.

Commento: Quello che hai appena detto: “Che causo effetti negativi su di me”. E’ spaventoso.

La mia risposta: Certamente, sono io a causarlo.  In che altro modo?  Con la mia natura egoistica, trasformo la natura intera contro di me.  Quindi, ne consegue che devo cambiare me stesso, o almeno devo voler cambiare me stesso anche se non è possibile realizzarlo.  E poi tutto cambierà.  Il mondo in realtà non è altro che le relazioni tra di noi.

Domanda: Quindi inizio a capire che i criminali sono tutti dentro di me?

Risposta: certamente

Commento: non appena cambio questo, tutto il resto cambierà intorno a me?

Risposta: dipende tutto da me.

Domanda: Questa formula funzionerà se capisco veramente che devo cambiare e allora tutto ciò che mi circonda cambierà?

Risposta: Non cambia immediatamente, quando vogliamo. Ma in ogni modo cambia.

Domanda: Dato che esiste un processo tale, l’umanità non ha scelta se non seguirlo?

Risposta: L’umanità deve convincersi prima di tutto che non esiste altro modo. Solo allora seguirà esclusivamente il processo.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “News with Dr. Michael Laitman” 6/24/21

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I due lati della pigrizia

Domanda: esiste un fenomeno psicologico nella natura umana della pigrizia, che si trova alla base del nostro egoismo, di conquistare il massimo benessere attraverso il minimo sforzo.

Le persone che seguono questo cammino accumulano ricchezze o una sorta di conoscenza che non usano nella vita reale.  Una persona alla ricerca del benessere, di conseguenza smette di essere fisicamente attiva e inizia a essere pigra.  Il bene al quale uno mira, di fare nulla e avere tutto, diventa un male per se stessi. La natura immediatamente punisce attraverso il corpo.

Qual è il tuo atteggiamento verso l’attività fisica, a qualsiasi età?  Ne sei favorevole?

Risposta: quando ero adolescente andavo a correre. Ora sono a favore dell’attività fisica in tutte le sue forme, qualcosa che sia comodo e vicino a ogni persona.  Almeno delle lunghe camminate. Queste sono essenziali.

Il fatto è che la pigrizia è un  bene quando ci avverte contro alcuni eccessi nel nostro lavoro, in modo che non roviniamo qualcosa nel mondo.  Dopotutto, tante nostre azioni, soprattutto in natura, la danneggiano. Quindi, la pigrizia è una reazione difensiva della nostra natura, che ci aiuta a non danneggiare troppo il mondo.

Per quanto ci riguarda, non dobbiamo perderci troppo con gli sport e ogni tipo di faccenda olimpica, ma dobbiamo fare ogni cosa soltanto per il bene della salute e di una lunga vita.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “Meetings with Kabbalah” 7/29/21

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Il permafrost si sta scongelando(ed è una pessima notizia)

Il permafrost, lo strato di terreno congelato che ha ricoperto la tundra artica per millenni, sta accelerando il suo disgelo. Diversi anni fa, gli scienziati avevano notato che il ghiaccio che credevano non si sarebbe mai sciolto, stava diventando velocemente più sottile.  Nel 2017, la BBC ha pubblicato un articolo di Jasmin Fox-Skelly. “Abbiamo gli antibiotici da quasi un secolo”, scriveva, “Ma, cosa succederebbe se fossimo improvvisamente esposti a batteri letali e virus assenti da migliaia di anni, o che non abbiamo mai incontrato prima d’ora? Forse lo stiamo per scoprire” conclude.  “I cambiamenti climatici stanno sciogliendo i terreni del permafrost che sono stati congelati per migliaia di anni, e con lo scioglimento dei terreni, abbiamo il rilascio di virus antichi e batteri che, dopo essere stati inattivi, stanno ora tornando in vita”.

Forse non ne siamo consapevoli, ma il potenziale distruttivo di questi germi sovrasta i danni causati dal virus attuale.  Potrebbero veramente mettere a rischio l’umanità dato che non abbiamo alcun immunità contro questi microrganismi, poiché non esiste nulla di simile che potrebbe prepararci al loro arrivo. 

Inoltre, mentre gli scienziati temono il risveglio di virus e batteri,  credo che ci potrebbero essere forme di vita ancora più complesse in grado di ritornare dall’estinzione.  Pesci, rane e persino uccelli potrebbero improvvisamente apparire. Non abbiamo idea di ciò che giace dormiente sotto il ghiaccio, e che il riscaldamento globale sta gradualmente facendo rivivere. 

Dobbiamo renderci conto che la natura è un unico sistema chiuso. Nulla finisce in essa, e nulla inizia. Quando i tempi sono maturi le cose si manifestano, quando i tempi sono maturi, svaniscono, aspetta solo che sia il momento per riapparire. 

I cambiamenti che infliggiamo alla natura fanno accadere le cose più velocemente e in modi che non possiamo capire. Quindi, l’unica certezza è che l’inatteso si manifesterà, anche se non possiamo anticipare come si svolgerà, quale forma assumerà, quanto velocemente apparirà e quali conseguenze avrà. L’unica cosa che possiamo dire con certezza è che non saremo preparati, dato che non ci si può preparare allo sconosciuto e all’imprevedibile.  

Anche se non ci possiamo preparare all’imprevedibile, possiamo prevenire il suo arrivo.  Dato che  il cambiamento climatico sta sciogliendo il permafrost artico, e noi, secondo la maggior parte degli scienziati, ne siamo la causa, possiamo annullare i danni che stiamo causando al clima eliminando la causa. 

Gli scienziati attribuiscono il cambiamento climatico alle emissioni di gas e altri fattori causati dall’uomo.  Ma questa visione ignora una questione chiave: la natura è un sistema completo, chiuso e interdipendente, non un cumulo di elementi separati.   Dato che ogni cosa ha un effetto su ogni altra cosa, un malfunzionamento di un elemento nel sistema interrompe tutta la natura, causando squilibri all’intero sistema. Ripara quell’elemento e avrai ripristinato l’equilibrio della Terra.

Quando si guarda il mondo, c’è evidentemente un solo elemento disfunzionale in tutto ciò: l’umanità. Siamo così corrotti che non riusciamo nemmeno ad ammettere che siamo noi il motivo dei disastri che ci colpiscono.  Il padre del mio maestro, il grande kabbalista Yehuda Ashlag (conosciuto anche come Baal HaSulam), ha paragonato la natura umana all’angelo della morte: Ci spinge a bere un nettare mortale. Anche se quella goccia è posta sulla punta di una spada, siamo troppo deboli per resistere. Apriamo la bocca, portando la punta della spada alla bocca, e lasciamo che la goccia letale ci cada in gola.  

Non ci siamo ancora, ma ci stiamo avvicinando velocemente.  La nostra unica arma è la consapevolezza della nostra natura e il sostegno reciproco nell’agevolare il cambiamento. Se ci aiutiamo a vicenda ad elevarci al di sopra della nostra natura autodistruttiva, che ci uccide proprio concentrandoci solo su noi stessi invece che sul sistema in cui viviamo, allora possiamo salvarci. Se ci ostiniamo a pensare solo a noi stessi in questo momento, periremo. 

Siamo l’unico essere che ha una volontà deliberata, un’intenzione di fare del male, possedere, dominare, umiliare e immortalarsi. Questa intenzione è la radice di tutti i cataclismi che colpiscono il nostro pianeta e l’umanità. Se ci aiutiamo l’un l’altro a costruire una società equilibrata e armoniosa, equilibreremo tutta la natura, poiché riparerà l’unico elemento rotto nella realtà. Se evitiamo il compito e ci attacchiamo al nostro ego, nessun rimedio ci salverà dal disastro.

Didascalia della foto:
Un cucciolo di leone delle caverne, soprannominato Boris, che è stato trovato conservato nel permafrost della Siberia, è mostrato in questa foto senza data scattata nel 2020, a Yakutsk, in Russia. REUTERS/Innokenty Pavlov

Come prendere buone decisioni

Prendiamo decisioni costantemente. Questo è evidente. In pratica, non è per nulla certo che, a oggi, abbiamo mai preso una vera decisione significativa sul senso della vita o sul potenziale interiore che è nascosto dentro di noi. 

Se ci fermassimo per un momento e definissimo tutto ciò che succede in una giornata o settimana tipica, vedremmo che la maggior parte delle azioni che compiamo sono per necessità nella nostra realtà. Abbiamo impegni, una serie di azioni prestabilite, programmi. Le scelte principali che compiamo sono relative alle vicende più urgenti di cui dobbiamo occuparci e qui è importante sapere in anticipo cosa fare, come stabilire le priorità dei nostri compiti e pianificare il nostro tempo per adempiere alle nostre responsabilità. 

Per le  decisioni quotidiane è una buona idea consultare gli esperti, sentire le opinioni delle persone di cui ci fidiamo e così via.  Tuttavia, per le decisioni più importanti, pertinenti all’essenza della vita, è importante ascoltare la voce interiore dentro di noi. Solo questo. 

E qui dobbiamo cercare la voce più profonda, che è veramente nostra, e non le opinioni degli altri, neanche dei nostri genitori o amici.  Dobbiamo ascoltare il nostro essere interiore autentico per rispondere alle domande più significative sulla nostra esistenza: Chi sono? Da cosa sono attratto? Per cosa voglio vivere? 

Se sentiamo l’impulso interiore di definire ciò a cui teniamo di più nella vita, i nostri obiettivi di vita essenziali, tutte le decisioni quotidiane seguiranno la direzione e andranno a posto senza problemi.

In generale è importante mantenere l’equilibrio tra la mente e le emozioni e questo non è una cosa semplice. Da un lato, la mente aiuta a prendere decisioni in situazioni in cui le emozioni sono carenti. Dall’altro lato, se seguiamo soltanto la mente, allora potremmo non essere in grado di apprezzare il quadro più ampio che assicura di prendere la decisione giusta. Pertanto, un equilibrio tra la mente e l’emozione significa che si completeranno a vicenda in modo tale che le azioni emotive saranno il risultato di un processo informato e le decisioni razionali saranno tali da poterle sostenere anche emotivamente. 

Al livello più avanzato di sviluppo, impariamo ad andare al di sopra di noi stessi, ovvero al di sopra delle nostre emozioni e della nostra mente, al di sopra delle nostre abitudini e dei nostri schemi di pensiero. Questo è già un livello di sviluppo spirituale in cui esploriamo il nostro sé interiore, ciò che dobbiamo correggere in noi stessi, e come usare questi discernimenti per prendere le migliori decisioni.

La saggezza della Kabbalah ci spiega la nostra natura, la natura del mondo che ci circonda e dove l’evoluzione fa necessariamente avanzare la razza umana. E quando l’intera mappa dello sviluppo inizia ad aprirsi davanti a noi, scopriamo cosa possiamo influenzare, e cosa no, dov’è esattamente la nostra libera scelta. Questo descrive il processo decisionale al livello più alto possibile per una vita appagante e significativa.  

Trent’anni fa è mancato il mio Maestro

In una sera fredda e piovosa del febbraio 1979, mentre io e Chaim Malka, il mio compagno di studi di allora, stavamo per iniziare a studiare i nostri soliti libri di Kabbalah antica, mi sono improvvisamente stancato della ricerca infinita e apparentemente futile della verità. “Andiamo a cercare un insegnante”, dissi a Chaim.  “Cerchiamo un maestro”, dissi a Chaim.  “Dove?” chiese lui.  “Andiamo a Bnei Brak” risposi io, “ non abbiamo mai cercato lì”. A Chaim non piaceva molto l’idea di guidare con quel tempo e tanto meno di andare in una città di Ebrei Ortodossi affollata con stradine strette e semi-pavimentate, dove era improbabile trovare dei Kabbalisti.  Nonostante ciò riuscii a convincerlo e lui, con riluttanza, accettò. 

Arrivati a Bnei Brak,  in tarda serata, non c’era nessuno per le strade. Erano vuote, bagnate e fredde. A un incrocio, improvvisamente vidi un uomo che stava per attraversare la strada. In fretta, abbassai il finestrino e gridai verso di lui: “Dove si studia la Kabbalah da queste parti?” 

Era una domanda molto insolita. A quei tempi, nessuno parlava di Kabbalah, e tra gli Ebrei Ortodossi, l’argomento era un tabù. Ancora più insolita fu la risposta dell’uomo: mi guardò con calma e rispose subito, come se stesse aspettando proprio questo: “ Gira a destra, vai fino alla fine della strada dove inizia il frutteto” mi disse “a sinistra vedrai una casa. E’ lì che si studia la Kabbalah”, concluse e continuò per la sua strada. 

Seguimmo le indicazioni dell’uomo e in effetti arrivammo alla casa.  Scendemmo dalla macchina e bussammo alla porta, ma nessuno rispose.  La casa era quasi del tutto al buio. Cercammo di aprire la porta, era aperta.  Entrammo,  non c’era nessuno, tranne una stanza che era illuminata e da cui provenivano delle voci. Entrammo con esitazione e lì trovammo cinque o sei uomini anziani che leggevano Lo Zohar mormorando parole in una lingua che non conoscevo (era Yiddish).  Il più anziano ci indicò di sederci,  ci sedemmo vicino agli uomini, sulle panche intorno al vecchio tavolo in legno dove studiavano.

Il più anziano tra loro, che ci invitò ad unirci a loro ed era chiaramente il maestro, si rivelò essere Rav Baruch Shalom Ashlag (RABASH), il figlio primogenito e successore di Rav Yehuda Ashlag (Baal HaSulam), il più grande kabbalista del XX secolo e autore dell’acclamato commento Sulam [Scala] al Libro dello Zohar. Finalmente, dopo anni di ricerca, avevo trovato il mio maestro.

Per i successivi dodici anni, fino al suo ultimo respiro, sono rimasto con RABASH, assistendolo in tutto ciò che potevo e imparando da lui tutto ciò che poteva dare, e lui mi aveva dato più di quanto avrei mai potuto immaginare che qualcuno potesse dare. Trent’anni fa, in questo giorno , è morto tra le mie braccia, lasciandomi il suo quaderno dove scriveva tutto quello che aveva imparato dal suo gigantesco padre e con un’eredità: raccontare al mondo il vero significato di questa grande saggezza e mostrare loro un cammino di luce in un presente oscuro e un futuro inquietante.

Scrissi i miei primi tre libri sotto la guida di RABASH.  Seguendo i suoi insegnamenti, scrissi un altro libro, e la gente iniziò ad arrivare in cerca di un maestro.  Non avevo alcun desiderio di insegnare.  Volevo isolarmi con i libri e la saggezza appresa da RABASH.  Ma  continuarono ad arrivare e mi resi conto che i tempi stavano cambiando, e le porte della saggezza della Kabbalah si stavano aprendo. 

Insieme ai miei primi studenti abbiamo fondato il primo gruppo di studio ed è nato Bnei Baruch [Figli di Baruch], un gruppo di studenti che si sforzano di camminare sulle orme del mio maestro e di tutti i kabbalisti prima di lui.

Trent’anni dopo, Bnei Baruch, non è più un gruppo. Oggi è un movimento mondiale che si sforza di aiutare il mondo a unirsi nell’amore al di sopra di tutte le differenze.  Grazie ai miei studenti, gli insegnamenti di RABASH vengono appresi e amati in ogni parte del mondo.  Questi studenti stanno  realizzando il sogno del mio maestro.  Quindi, oggi sono sicuro che con l’aiuto del mio maestro e la dedizione dei miei studenti e amici, gli insegnamenti dell’uomo di luce, il cui amore si irradiava da ogni singola parola,  si diffonderanno in ogni luogo e illumineranno le nostre vite.  

Prima di parlare

Domanda: non è un segreto che le persone parlano tanto, con e senza motivo.  Questo ha un effetto sugli altri, sulla società e su se stessi?

Risposta: certo che sì.  E’ per questo che il silenzio è d’oro.

Domanda: una persona dovrebbe riflettere su ciò che dice?

Risposta: Naturalmente! dopotutto, tanti problemi provengono dal fatto che le persone parlano incessantemente.

E’ detto che “Il saggio vede il futuro”.  Quindi, dobbiamo capire quali saranno le conseguenze se apriamo bocca.  Prima dovremmo anticipare le conseguenze, e poi parlare

Domanda: come possiamo imparare a prevedere questo? Spesso, una persona sembra capire le conseguenze, ma poi sbaglia. Come possiamo approcciarsi a questo correttamente?

Risposta: Nella Kabbalah, questo si risolve con l’aiuto dall’ambiente.  Devo creare il giusto ambiente intorno a me, preferibilmente fatto di dieci persone.  Se mi annullo davanti a loro, e agisco in accordo con l’opinione della decina, allora ciò che faccio, di solito, è positivo.

 

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Dalla trasmissione di  KabTV’ “Kabbalah Express” 6/13/21

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Svelare l’11 settembre. Il caso per trovare la verità sfuggente

Sono totalmente favorevole alla declassificazione dei documenti relativi all’attacco terroristico del 11 settembre 2001. Purtroppo, in mancanza di un impegno di mantenersi a un scadenza o di rivelare qualsiasi contenuto, la mossa di declassificazione dei documenti sembra più dichiarativa che sostanziale. 

Secondo la lettera del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti d’America, l’FBI “riesaminerà le dichiarazioni di segreto precedenti per individuare le informazioni supplementari appropriate per la divulgazione.  L’FBI divulgherà tali informazioni il più rapidamente possibile”.

La cortina di fumo che circonda gli attacchi dell’11 settembre è un esempio degli errori che il governo continua a commettere.  Nascondere la verità, qualunque essa sia, su qualsiasi evento nella storia, ci impedisce di arrivare alle conclusioni corrette per il futuro e ne pagheremo il prezzo. 

Come nel caso della decisione di declassificare i documenti dell’11 Settembre, il motivo per la declassificazione è spesso per motivi di risarcimento monetari0. Tuttavia, un indennizzo di qualsiasi tipo non ci dice cosa è successo veramente e, se non sappiamo cosa è successo, ci manca la lezione più importante: cosa dovremmo fare per evitare che simili disgrazie accadano in futuro. 

Ogni catastrofe, disastro, sconfitta nella storia, viene interpretata diversamente da persone diverse, secondo la loro prospettiva personale.  Quindi, anche dopo la rivelazione della “verità”, dobbiamo continuare a cercare una verità “più vera”, ragioni più approfondite e nuovi discernimenti, dato che ci sarà sempre qualcos’altro da scoprire. 

Per me, la ragione per esporre la verità non è quella di incolpare qualcuno. La natura umana è marcia dal profondo, come sappiamo dai tempi della Bibbia, quindi non mi aspetto che le persone siano giuste o che credano che il risarcimento faccia del bene a qualcuno.  Il motivo per il quale credo che dovremmo sempre cercare la verità è perché non possiamo costruire un futuro migliore, se non conosciamo il nostro passato.

Più sappiamo sul perché le persone fanno quello che fanno, qual è la loro natura, cosa le muove e perché, più saremo in grado di costruire una società stabile e solida. La trasparenza è la chiave per la corretta costruzione di una società. Se non ci nascondiamo nulla, potremo comunicare più facilmente, sapremo cosa aspettarci l’uno dall’altro, cosa evitare e come rafforzare i nostri legami.

Ecco perché penso che la verità sia importante. Non per vendetta o indennizzo, ma come lezione per il futuro.