Trent’anni fa è mancato il mio Maestro

In una sera fredda e piovosa del febbraio 1979, mentre io e Chaim Malka, il mio compagno di studi di allora, stavamo per iniziare a studiare i nostri soliti libri di Kabbalah antica, mi sono improvvisamente stancato della ricerca infinita e apparentemente futile della verità. “Andiamo a cercare un insegnante”, dissi a Chaim.  “Cerchiamo un maestro”, dissi a Chaim.  “Dove?” chiese lui.  “Andiamo a Bnei Brak” risposi io, “ non abbiamo mai cercato lì”. A Chaim non piaceva molto l’idea di guidare con quel tempo e tanto meno di andare in una città di Ebrei Ortodossi affollata con stradine strette e semi-pavimentate, dove era improbabile trovare dei Kabbalisti.  Nonostante ciò riuscii a convincerlo e lui, con riluttanza, accettò. 

Arrivati a Bnei Brak,  in tarda serata, non c’era nessuno per le strade. Erano vuote, bagnate e fredde. A un incrocio, improvvisamente vidi un uomo che stava per attraversare la strada. In fretta, abbassai il finestrino e gridai verso di lui: “Dove si studia la Kabbalah da queste parti?” 

Era una domanda molto insolita. A quei tempi, nessuno parlava di Kabbalah, e tra gli Ebrei Ortodossi, l’argomento era un tabù. Ancora più insolita fu la risposta dell’uomo: mi guardò con calma e rispose subito, come se stesse aspettando proprio questo: “ Gira a destra, vai fino alla fine della strada dove inizia il frutteto” mi disse “a sinistra vedrai una casa. E’ lì che si studia la Kabbalah”, concluse e continuò per la sua strada. 

Seguimmo le indicazioni dell’uomo e in effetti arrivammo alla casa.  Scendemmo dalla macchina e bussammo alla porta, ma nessuno rispose.  La casa era quasi del tutto al buio. Cercammo di aprire la porta, era aperta.  Entrammo,  non c’era nessuno, tranne una stanza che era illuminata e da cui provenivano delle voci. Entrammo con esitazione e lì trovammo cinque o sei uomini anziani che leggevano Lo Zohar mormorando parole in una lingua che non conoscevo (era Yiddish).  Il più anziano ci indicò di sederci,  ci sedemmo vicino agli uomini, sulle panche intorno al vecchio tavolo in legno dove studiavano.

Il più anziano tra loro, che ci invitò ad unirci a loro ed era chiaramente il maestro, si rivelò essere Rav Baruch Shalom Ashlag (RABASH), il figlio primogenito e successore di Rav Yehuda Ashlag (Baal HaSulam), il più grande kabbalista del XX secolo e autore dell’acclamato commento Sulam [Scala] al Libro dello Zohar. Finalmente, dopo anni di ricerca, avevo trovato il mio maestro.

Per i successivi dodici anni, fino al suo ultimo respiro, sono rimasto con RABASH, assistendolo in tutto ciò che potevo e imparando da lui tutto ciò che poteva dare, e lui mi aveva dato più di quanto avrei mai potuto immaginare che qualcuno potesse dare. Trent’anni fa, in questo giorno , è morto tra le mie braccia, lasciandomi il suo quaderno dove scriveva tutto quello che aveva imparato dal suo gigantesco padre e con un’eredità: raccontare al mondo il vero significato di questa grande saggezza e mostrare loro un cammino di luce in un presente oscuro e un futuro inquietante.

Scrissi i miei primi tre libri sotto la guida di RABASH.  Seguendo i suoi insegnamenti, scrissi un altro libro, e la gente iniziò ad arrivare in cerca di un maestro.  Non avevo alcun desiderio di insegnare.  Volevo isolarmi con i libri e la saggezza appresa da RABASH.  Ma  continuarono ad arrivare e mi resi conto che i tempi stavano cambiando, e le porte della saggezza della Kabbalah si stavano aprendo. 

Insieme ai miei primi studenti abbiamo fondato il primo gruppo di studio ed è nato Bnei Baruch [Figli di Baruch], un gruppo di studenti che si sforzano di camminare sulle orme del mio maestro e di tutti i kabbalisti prima di lui.

Trent’anni dopo, Bnei Baruch, non è più un gruppo. Oggi è un movimento mondiale che si sforza di aiutare il mondo a unirsi nell’amore al di sopra di tutte le differenze.  Grazie ai miei studenti, gli insegnamenti di RABASH vengono appresi e amati in ogni parte del mondo.  Questi studenti stanno  realizzando il sogno del mio maestro.  Quindi, oggi sono sicuro che con l’aiuto del mio maestro e la dedizione dei miei studenti e amici, gli insegnamenti dell’uomo di luce, il cui amore si irradiava da ogni singola parola,  si diffonderanno in ogni luogo e illumineranno le nostre vite.  

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