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I Giorni di Penitenza dell’Umanità

Questa settimana iniziano i Dieci Giorni della Penitenza. In questi giorni, tradizionalmente, gli Ebrei si pentono per i loro misfatti durante l’anno passato e chiedono perdono sia l’uno all’altro che al Creatore del mondo. Guardando all’anno passato, però, sembra che il mondo intero abbia bisogno di un processo di pentimento. Anziché pregare che le tragedie finiscano, dobbiamo capire che siamo noi che le abbiamo causate, quindi se smettiamo di fare ciò che è sbagliato, anche le tragedie finiranno. 

Pentimento non significa rimorso. Significa, innanzitutto, una riflessione su ciò che abbiamo sbagliato e un impegno a cambiarlo da qui in avanti.

Quando ero bambino potevo fare quasi tutto quello che volevo.  I miei genitori e le persone che mi circondavano perdonavano la mia disobbedienza, attribuendola alla mia età.  Man mano che crescevo, la gente gradualmente ha cambiato atteggiamento nei miei confronti; sono diventati più severi  e rigidi, a volte mi hanno anche punito e non capivo il perché.  Quando ho chiesto a mia madre, lei mi ha spiegato che non ero più un bambino, e dato che stavo crescendo dovevo comportarmi da grande.  E quando non lo facevo mi rimproveravano. 

Ora, siamo tutti quanti in questo stato.  Noi, la razza umana, non siamo più bambini. Siamo cresciuti, siamo diventati estremamente potenti, eppure rimaniamo dispettosi come quando eravamo bambini.  Di conseguenza, tutti intorno a noi, l’intera realtà, ci stanno rimproverando. Proprio come gli adulti mi rimproveravano quando non dimostravo un livello di maturità che si aspettavano da me, la natura ci punisce quando il nostro comportamento è infantile in confronto a come dovremmo comportarci.  

La differenza tra un bambino e un adulto sta nel rapporto con gli altri. Un bambino vede solo se stesso; un adulto vede la collettività e se stesso come parte positiva e contribuente della collettività. Un bambino è contento quando ottiene ciò che vuole, un adulto è contento quando contribuisce al collettivo, alla comunità, e trova ricompensa e soddisfazione nella gioia degli altri. 

La natura ci spinge in questa direzione: diventare più attenti e amorevoli. I disastri naturali dell’ultimo anno (e degli anni precedenti) non sono punizioni della natura; sono le conseguenze della nostra sconsideratezza verso gli altri e verso la natura. Se cambiamo la nostra mentalità, essi finiranno, dato che è la nostra mentalità egocentrica che li causa. 

I Dieci Giorni di Penitenza ci ricordano di riflettere su come trattiamo gli altri. E’ un’opportunità di riconoscere il male che stiamo causando attraverso il nostro narcisismo e di fare uno sforzo comune di riformare noi stessi, a beneficio di tutti.

Rivolgi il tuo cuore ai bambini

La società dovrebbe realizzarsi tramite la generazione più giovaneDovrebbe dargli il buon esempio, recitare davanti a loro.

Diciamo che siamo viziati, ci trascuriamo a  vicenda.  Ma dobbiamo giocare alla famiglia corretta, con le relazioni giuste tra di noi, e mostrare ai bambini quanto li amiamo in alcuni casi, e in altri quanto li disapproviamo.  Tutto questo deve avvenire in maniera molto  delicata, perché noi stessi dobbiamo ancora essere educati.

I mass media e ogni istituzione educativa dovrebbero includere questo metodo.  Tali programmi educativi  dovrebbero essere espressamente implementati nelle scuole, negli asili e nei luoghi di lavoro.  Il nostro problema più importante è nell’educare la prossima generazione, la prossima umanità.  Se lo facciamo nella maniera corretta, educheremo correttamente i nostri figli e nipoti, e anche loro lo faranno a loro volta.

Il problema con l’educazione di massa emerge ora per la prima volta. Vediamo che siamo arrivati alla fine del percorso, i nostri figli si stanno allontanando completamente da noi.

Ciononostante, siamo in grado di educarli correttamente.  Ma per farlo dobbiamo  mobilitare totalmente tutte le nostre risorse e capire che l’educazione è la cosa più importante.  Se lo facciamo, allora grazie ai nostri figli, riusciremo, alla fine, a correggere anche noi stessi.  La Torah dice: “Restituisci il cuore dei padri ai figli, e il cuore dei figli ai padri.” E’ così che i figli ci obbligheranno a correggerci.

Correggendo noi stessi per il loro bene, correggeremo anche loro, e otterremo lo stato corretto, normale e buono di tutta l’umanità.  Allora l’intera natura splenderà in maniera diversa, poiché l’individuo entrerà in armonia, in equilibrio, con essa.

Credo che lo stato in cui ci troviamo oggi, droga, depressione, suicidio e, principalmente la generazione più giovane, che si disconnette completamente e non vuole assolutamente avere a che fare con noi, ci obbligherà a ricostruire. Non una crisi, ma proprio questo.

Di conseguenza, l’individuo inizierà a capire che non è  nessuno, è solo,  odiato e respinto   persino dai propri figli.  Questo  provocherà grande dolore e ci obbligherà a rivolgere il nostro cuore a loro, proprio come dice la Torah.

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Da “Primo piano” di KabTV 19/08/09

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