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C’è un senso della vita, nella vita stessa?

Domanda: Il fatto che la vita abbia un termine le dà un significato speciale? Intendo quel significato che mancherebbe se non ci fosse la paura della morte, la vita eterna?

Risposta: E qual è il punto in questa vita? Che morirò come un animale e tutto finirà?

Commento: C’è una sorta di nitidezza in questo.

La mia risposta: Che tipo di nitidezza? Il tipo marxista?
“Vivi per il bene degli altri, e gli altri facciano altrettanto, e quindi ognuno agisca per il bene di tutti, e nessuno agisca per se stesso!” A cosa serve? Questo non è il senso della vita.
Non ci può essere senso in ciò che finisce. Non ci può essere senso nella vita in se stessa. Questa è una filosofia materialistica e primitiva, che crede che non ci sia nulla d’importante dopo.

Quando non hai la risposta alla domanda, allo ti soddisfi dicendoti questo, dimenticandoti del resto, convincendoti che questo è vero.

Domanda: Se io sono desiderio ricevere piacere, quale altro valore ci può essere oltre al piacere e al divertimento?

Risposta: Il fatto è che ricevere piacere è l’obiettivo della vita materiale. C’è altro oltre a questo? Se una persona non se lo chiede, si limita ad impegnarsi nella ricerca del piacere. Certamente, è meglio provare piacere che sofferenza. Tutti sono d’accordo. Ma questo non è il senso della vita.

La Natura non ci ha creati affinché tranquillamente vivessimo le nostre esistenze, godendoci gli anni a noi allocati. Nel nostro sviluppo, c’è un requisito preparato: “Perché?”
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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 17/05/2020

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