Cosa rimane di una persona dopo la morte?

Domanda: Perché le persone non vivono un maggior numero di anni o un tempo illimitato? Perché cambiare corpo?

Risposta: Se anche vivessimo mille anni, avremmo comunque fretta di fare qualcosa, perché la vita avrebbe un limite. Al contrario se vivessimo un tempo illimitato, non sentiremmo di essere soggetti ad alcuna forza, ai limiti del tempo.

Supponiamo di esistere come un organismo che semplicemente esiste, senza inizio e senza fine. Non possiamo neanche immaginare un simile stato, perché tutto è calcolato: esistenza – assenza – esistenza – assenza; cioè ogni secondo qualcosa nasce e qualcosa muore. La morte è un bene, perché la morte ci spinge a comprendere la vita.

Domanda: Cosa resta di una persona che ha vissuto un certo numero di anni?

Risposta: Le informazioni sensoriali stanno nel cuore e nella mente. La misura in cui una persona è avanzata rispetto alle altre, l’entità del riavvicinamento tra sé e gli altri per portare tutti più vicino al Creatore. Questo è ciò che resta di una persona.

Solo questo resta da un punto di vista qualitativo, poiché la connessione è lo scopo della creazione.

Lo scopo della creazione è connettere l’umanità in un tutt’uno. Non in un singolo pezzo di carne ma in un unico desiderio, che consiste di molti desideri diversi ma che sono tutti rivolti in modo tale da aiutare la connessione degli uni con gli altri.

Domanda: Cioè sono tutti connessi nel desiderio di rivelare il Creatore?

Risposta:

Domanda: Dunque se una persona fa questo durante la sua vita, allora i suoi sforzi, esperienze e sentimenti restano e proseguono?

Risposta: Tutto questo rimane.

Domanda: Anche se una persona sta già facendo questo ma non ha raggiunto l’obiettivo, perché quella persona deve morire e rinascere in un altro corpo?

Risposta: Non dipende dalla persona ma piuttosto dalla condizione generale dell’umanità.

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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 14/01/2019

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