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Da Thrive Global: “Qual è l’autentica fonte della felicità?”

Thrive Global ha pubblicato il mio nuovo articolo: “Qual è l’autentica fonte della felicità?

La Kabbalah è il metodo che insegna come creare una società positivamente connessa di individui felici, in equilibrio con la natura.

Tutti vogliono essere felici. Ci sono miriadi di interpretazioni di cosa sia la felicità, di come essere felici, di quale sia la fonte della felicità, e certamente, se potessimo individuare la vera fonte della felicità, allora potremmo confidare in uno scopo a cui aspirare.

In questa analisi sull’autentica fonte della felicità, osserveremo:

  • se esiste una cosa come la vera fonte della felicità,
  • se la felicità è soggettiva e relativa ad ogni persona o se ci può essere una fonte di felicità comune per tutti,
  • i ruoli che la società e i suoi valori ricoprono riguardo alla nostra felicità,
  • cosa ci impedisce di essere sempre felici,
  • il ruolo svolto dalla natura umana sulla nostra felicità,
  • definire l’autentica fonte della felicità e il tipo di trasformazione necessaria per provarla.

Esiste una vera fonte di felicità?

La felicità è soggettiva e relativa a ciascuna persona o ci può essere una fonte di felicità comune a tutti?

Per trovare risposta a queste domande è importante considerarci come una specie sociale, vedere le nostre vite connesse agli altri e comprendere che la qualità delle nostre connessioni influenza le nostre opinioni e le sensazioni di felicità.

Il fatto che siamo una specie sociale ci differenzia dagli animali. Siamo plasmati e influenzati dall’ambiente circostante in ogni momento della vita. Il luogo dove siamo nati, dove siamo cresciuti, le nostre famiglie, le scuole, gli amici, i colleghi di lavoro, come la nostra cultura e i mezzi di comunicazione che assorbiamo e ci coinvolgono, tutto influenza la definizione di felicità, di come possiamo raggiungerla e di cosa possiamo fare a questo proposito.

Molti studi sulla felicità hanno già confermato che una società positivamente connessa e solidale fornisce ai suoi membri le basi per la felicità. Una base sociale in cui ciascuno tende all’altro -ricevendo tanto quanto è necessario ad ogni individuo e lavorando a beneficio di tutti – è un assetto ottimale per la felicità di ognuno.

Cosa interferisce con la nostra felicità?

Il problema è che dove c’è la società, ci sono i desideri sociali, cioè desiderio di denaro, onore, rispetto, fama, controllo, potere e conoscenza. Il perseguimento individuale di tali desideri a spese degli altri interferisce con la nostra felicità. Per esempio, se una persona vuole diventare ricca, potente o famosa, deve lottare di continuo per superare gli altri, costruendo la ricerca di tali obiettivi sul danneggiare o rovinare il benessere, il potere o la fama degli altri.

Inoltre, la natura umana, che è desiderio di ricevere, funziona in modo tale che quando otteniamo qualcosa, il nostro desiderio per quella fonte di soddisfazione si estingue col riceverla e, al suo posto, si affaccia un nuovo desiderio. Questo modus operandi della natura umana ci rende costantemente insoddisfatti e bramosi.

Questa formula con cui viviamo, ovvero la ricerca della felicità a spese degli altri unita alla costante insoddisfazione insita nella natura umana, è l’antitesi della felicità. Si può concludere quindi che se le fonti della felicità restano quelle della ricerca di piacere individuale a spese degli altri non sperimenteremo mai una forma di felicità duratura e florida. Saremo afflitti dal fatto che i nostri desideri si svuotano continuamente e sopporteremo una crescente insoddisfazione finché finiremo per disperarci nel tentativo di farci strada nella società, con motivazioni competitive e individualistiche.

“Per ogni nazione è un dovere essere fortemente unita all’interno, così tutti gli individui che la compongono sono legati l’uno all’altro da un amore istintivo. Inoltre, ogni individuo dovrebbe sentire che la felicità della nazione è la sua felicità, e la decadenza della nazione è la sua decadenza… Significa che le persone di quella nazione che sentono quell’armonia, sono quelle che fanno la nazione, e la misura della felicità della nazione e la stabilità sono misurate dalle loro qualità”.
– Il kabbalista Yehuda Ashlag, La Nazione.

Oggi l’opinione pubblica venera la rivalità e il successo individuale. In altri termini, se eserciti la concorrenza per avere successo come individuo, sei visto con rispetto. Si tratta di un sintomo intrecciato dei valori individualistici-competitivi con i quali siamo cresciuti, nelle scuole e nelle università, attraverso i film, la musica, i media, gli show televisivi, i dibattiti su Internet con cui ci confrontiamo abitualmente. Pertanto, se cerchiamo un’autentica fonte di felicità, dobbiamo prima supporre che non cambierà nulla se la nostra natura umana egoistica continua ad assorbire l’influenza sociale che alimenta la sua direzione egoistica a spese degli altri.

Anche se definissimo la vera fonte della felicità in modo che possa soddisfare tutti, ossia un’illimitata forma di piacere che ci soddisfa quando ci impegniamo nel dare e ci connettiamo positivamente agli altri, non sperimenteremmo tuttavia una felicità duratura se la società nel suo insieme non riuscirà a dare priorità ai valori di dazione, gentilezza, altruismo e connessione positiva al di sopra dei valori attuali competitivi e individualistici.

Cosa aumenterà la consapevolezza di una vera fonte di felicità?

L’aumento delle disgrazie e dei problemi nella società umana svolgerà il suo ruolo di sensibilizzazione sul perché non riusciamo a raggiungere una forma di felicità autentica e duratura. Nella saggezza della Kabbalah, questo stato è chiamato “il riconoscimento del male”. Ciò significa che i problemi e le crisi si accumuleranno finché non vedremo che per quanto vogliamo avere una vita felice e armoniosa, non ci riusciremo e, inoltre, la situazione peggiorerà. Infine, realizzeremo che la soluzione è un cambiamento radicale dei nostri valori: dai valori competitivi, individualistici ed egoistici, ai valori altruistici di cooperazione e connessione; oltre a questo, le istituzioni educative e i media che inculcano i valori nelle nostre vite, dovranno farsi carico di maggiore responsabilità in tale trasformazione.

La sola presenza della scienza della felicità e della psicologia positiva in un’epoca in cui la depressione è aumentata fino a diventare la malattia più diffusa del mondo, mostra un chiaro esempio di come, appena le sofferenze aumentano, cerchiamo di contrastarle con un antidoto.

In questa stessa epoca gli autori de Il Libro dello Zohar , così come il più noto dei kabbalisti del 20° secolo, Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) affermarono che sarebbe stata rivelata l’autentica saggezza della Kabbalah e sarebbe stata accessibile a tutti, come metodo per guidare la società verso i tipi di connessioni positive che possono rendere tutti felici.

La Kabbalah è il metodo che insegna come creare una società positivamente connessa di individui felici, in equilibrio con la natura. Lo fa guidando gli studenti attraverso un processo di sperimentazione nella connessione con gli altri allo scopo di attirare la forza di connessione insita nella natura, che ha il potere di cambiarci per renderci più premurosi l’uno con l’altro. Quindi, ogni essere umano imparerà a desiderare non solo di realizzare la propria felicità, ma anche quella degli altri. Una società umana armoniosa sarà perciò costruita per garantire la felicità di ogni individuo.