Il più grande portale di informazione online “Newsmax“ ha pubblicato il mio nuovo articolo “Comprendere le elezioni di medio termine da una prospettiva globale“

“L’unica cosa di cui mi pento è che ne ho uccisi solo due [poliziotti] … vorrei averne uccisi di più …” aveva detto l’immigrato clandestino Luis Bracamontes con un sorriso diabolico sul volto. Poi il titolo di testa “Chi altro faranno entrare i democratici?” finiva il video postato dal presidente Trump sul suo profilo Twitter.
Negli Stati Uniti, la crisi dell’immigrazione sta intensificando la polarizzazione sociale, alimenta il fuoco del dibattito pubblico e divide l’America in due campi ben distinti: O sei “a favore degli immigrati” o sei “a favore dell’America”. In termini politici, o appartieni al fronte di Trump oppure a qualsiasi altro fronte.
Ma come hanno fatto gli immigrati ad accentrare tutta l’attenzione su di sé? Perché questo particolare problema è riuscito a dividere gli Stati Uniti così profondamente?
Ciò che sta accadendo nella più grande superpotenza del mondo è parte inseparabile di un processo che sta avvenendo in tutto il mondo. Per capirlo meglio, salpiamo verso l’Europa, dove la crisi dell’immigrazione è ad uno stadio molto più avanzato.
Quando una famiglia tedesca manda i propri figli in una scuola mista insieme ai figli di immigrati, e quando i bar, i trasporti pubblici e i cinema sono affollati di persone di culture straniere, essi si chiedono: è questo il risultato desiderato dall’Unione europea? È questo ciò che ci aspettavamo dal progetto del mercato comune europeo?
La risposta che arriva – da parte di molte famiglie ed individui, che si trovino in Germania, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Portogallo oppure in altri paesi dell’UE – è sempre più spesso “no”. Gli europei stanno sviluppando una reazione ostile alla nuova realtà a cui si stanno svegliando ogni giorno.
Inoltre, la politica di frontiere aperte sancita da Angela Merkel e altri leader dell’UE ha portato sciami di immigrati musulmani che richiedono nuove strategie nei paesi europei. Questioni come indossare il burka per le donne, permettere l’alcol e il maiale nelle feste e la separazione tra uomini e donne sono improvvisamente diventate parte della vita europea.
Circa 30 anni dopo la creazione dell’Unione Europea, gli europei cominciano a sentirsi disillusi e minacciati. La loro lunga storia, la loro gloriosa cultura, il loro patrimonio comune, sembrano tutti perdere il loro status e scivolargli via tra le dita. Da qui il crescente bisogno di proteggere la loro identità unica, il loro “io” europeo.
In termini politici, il risultato è l’isolazionismo, il nazionalismo e la trazione della politica di destra in varie forme e dimensioni. Pertanto, non c’è da meravigliarsi se l’Europa guarda con ansia alle elezioni di medio termine degli Stati Uniti, cercando di decifrare se il Trumpismo è una moda passeggera o solo l’inizio della prossima era politica.
La risposta a questo richiede una visione più ampia: la società umana si sta sviluppando in tutto il mondo verso una connessione integrale e questo avviene attraverso un movimento ciclico di “contrazione” ed “espansione”, simile al processo della respirazione.
La fine del XX secolo e l’inizio del XXI hanno determinato un processo senza precedenti di “espansione”; esso viene espresso nella globalizzazione del commercio, nell’apertura dei confini, in Internet che ha trasformato il mondo in un piccolo villaggio globale, nella creazione di nuove istituzioni internazionali e in altri intricati legami e dipendenze che si intrecciano in tutto il mondo.
Negli ultimi anni, tuttavia, stiamo assistendo a un crescente processo di “contrazione”: la Brexit britannica, la crescente forza e rilevanza di vari movimenti di destra e la rapida ascesa di Trump, che sta motivando e ispirando altri leader nel mondo. Solo pochi giorni fa, il leader populista brasiliano Jair Bolsonaro si è guadagnato il soprannome di “Il Trump dei Tropici”.
Espansione e contrazione, connessione e separazione, cosmopolitismo e nazionalismo, sono cicli naturali. Sono due processi contrapposti che completano lo sviluppo umano. Come due gambe per camminare.
Ciò che è importante capire è che l’esigenza di ogni persona e di ogni nazione di avere un senso proprio di identità non scomparirà dal mondo. Eppure, l’interdipendenza globale che è stata tessuta aumenterà in maniera esponenziale e non saremo in grado di evitarla. Pertanto, la società umana si sta muovendo verso un inevitabile e fondamentale cambiamento che va ben oltre la politica.
Il buon futuro dell’umanità comporta uno sviluppo fondamentale nella percezione umana: ogni singola persona o nazione manterrà la propria identità senza sopprimerla in alcun modo e, tuttavia, nella sua realizzazione si deve agire per il bene comune. È una fase evolutiva che richiede uno sviluppo al di là della natura egoistica dell’uomo. Pertanto, prima di discutere l’integrazione delle nazioni, l’apertura delle frontiere, la creazione di mercati comuni e accordi globali, dobbiamo coltivare un livello superiore di connessione umana.
La Russia comunista ci ha già dimostrato nel secolo scorso che anche con un regime aggressivo è impossibile legare insieme gli esseri umani e costringerli ad una vita di cooperazione. Il kabbalista “Baal HaSulam” lo descrive nel suo articolo “La Pace”: “… chiunque può vedere come una grande società come lo stato della Russia, con centinaia di milioni di abitanti, più grande di tutta quanta l’Europa e che ha già accettato di condurre una vita comunitaria … Eppure, andate a vedere cosa ne è stato di loro: invece di aumentare e superare le conquiste dei paesi capitalisti, sono affondati sempre più in basso “.
Ritorniamo alle elezioni di medio termine degli Stati Uniti: che il fronte di Trump sia rafforzato o indebolito, il movimento di contrazione continuerà per natura fino a raggiungere il suo scopo evolutivo. È ciò che il nostro tempo richiede, al fine di bilanciare lo sviluppo umano.
L’umanità – e non solo l’America – deve rendersi conto che la corretta integrazione tra le culture e l’apertura benefica dei confini avverrà solo quando saliremo verso un nuovo livello di consapevolezza umana. La natura ci sta insegnando un’importante lezione ogni giorno che passa: solo coltivando la connessione umana – al di sopra di tutte le nostre differenze e senza eliminarle – possiamo costruire una solida base per una sana riorganizzazione della società umana.
Allora, ogni persona e ogni nazione potrà mantenere la sua unicità e persino sfruttarla a beneficio del mondo.
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