JPost: “Perché creiamo teorie e filosofie su ciò che accade dopo la morte?”

Il Jerusalem Post ha pubblicato il mio nuovo articolo “Perché creiamo teorie e filosofie su ciò che accade dopo la morte?

Perché una persona che è ancora in vita ha bisogno di creare teorie e filosofie sulla morte? È una parte inseparabile della vita, quindi perché ci viene tenuta nascosta?

I livelli dell’immobile, del vegetale e dell’animale della natura non hanno consapevolezza della morte. Si sentono deboli quando sono vicini alla morte, ma solo per il fatto che la loro esistenza sta finendo. Pertanto, non si pongono domande su cosa succeda dopo la morte e in generale neanche riguardo al passato, al presente o al futuro. Queste domande emergono solo negli esseri umani, perché abbiamo un punto speciale al di sopra dell’esistenza corporea e animale.

Non sentiamo la vita mentre siamo gameti nei nostri genitori. Non sappiamo come i nostri genitori si siano incontrati e neppure come abbiano creato quell’iniziale cellula vivente da cui ci siamo sviluppati. Ci manca anche la sensazione di come il nostro corpo gradualmente si decomponga, dopo che qualcosa ne ha causato la morte, e di ciò che ne rimanga dopo.

Quello che soprattutto non riusciamo a capire è che, al contrario di animali e piante, sentiamo di esistere in qualcosa di più alto e più grande del nostro corpo. Non possiamo individuare questa sensazione, ma in generale la chiamiamo “vita”. Esiste l’esistenza, il vivere per la sopravvivenza e la riproduzione, ed esiste la vita, vivere per qualcosa di più grande.

Trascorriamo gran parte della nostra vita a contemplare, esaminare e ricercare ciò che è la vita e come possiamo riempire la nostra esistenza. Questo desiderio aggiuntivo al di sopra della nostra volontà di sopravvivenza significa molto per noi. Siamo pronti a sacrificarci e a soffrire per questo.

Lo sviluppo dell’umanità ci sta portando gradualmente verso un desiderio sempre più grande di comprendere la vita al di sopra delle nostre semplici necessità di sopravvivenza. Ciò che è particolarmente evidente nella nostra era è che, mentre viviamo nell’abbondanza per soddisfare le necessità della vita, più che in qualsiasi altro periodo storico, si risveglia l’eterna domanda sul significato e lo scopo della vita, più che in qualsiasi altra epoca.

Tuttavia, la risposta a questa domanda è inafferrabile.

La miriade di teorie, di fantasie e metodi che abbiamo sviluppato, sia religiosi che laici, sono tutte speculazioni infondate.

Perché?

Perché la forma delle nostre vite attuali è sigillata nella nostra innata natura corporea/materiale, cioè un desiderio di ricevere gioia e piacere. Ci sentiamo e ci identifichiamo in questo desiderio e non abbiamo la capacità di immaginare qualcosa al di fuori di esso.

Le nostre sensazioni, i pensieri, i desideri e le fantasie sono tutti finalizzati al soddisfacimento del nostro desiderio di godere.

Ma è questo il nostro unico desiderio?

Se avessimo solo il desiderio di godere, saremmo simili agli animali, bloccati unicamente da una spinta istintiva a soddisfarci al massimo in ogni momento della nostra vita.

Tuttavia, abbiamo un punto molto piccolo, una scintilla che proviene da un livello superiore rispetto alla nostra esistenza animale. A causa di questo punto che si risveglia in noi, ci poniamo le seguenti domande: “Qual è il significato della vita?” e “Per che cosa viviamo?”

Questo punto risveglia in noi anche sensazioni negative come insoddisfazione, vuoto, depressione, impotenza e disperazione; sensazioni che la generazione attuale percepisce più di ogni altra nel passato. Abbiamo organizzato le nostre vite per renderci liberi dalle preoccupazioni di provvedere alle nostre necessità e, proprio per questo, la domanda sul significato della vita è sorta in noi e ha fatto emergere altre domande più potenti. Ecco perché stanno emergendo molti problemi nuovi nella società umana.

Pensiamo che nell’umanità esistano tutti i tipi di desideri per il denaro, l’onore e la conoscenza, per tutte le cose oltre il livello dei desideri per cibo, sesso e famiglia. Tuttavia, abbiamo solo una domanda sul significato e sullo scopo della vita, che richiede una risposta.

Ci sono diversi livelli della sensazione e della consapevolezza che questa domanda comporta nelle diverse persone ed influenza fortemente la nostra vita quotidiana.

Le diverse filosofie, culture, costumi e credenze di ogni nazione sono alla fine tutte risposte alla domanda sul significato e sullo scopo della vita. Nei nostri bisogni di base per il cibo, il sesso e la famiglia, siamo tutti essenzialmente uguali. Tuttavia, nel momento in cui sorgono i nostri desideri sociali per denaro, onore e conoscenza, le nostre vite vengono modellate dall’intensità con la quale la domanda sul significato e sullo scopo della vita emerga in noi e su come rispondiamo ad essa. Differiamo in maniera molto precisa nel modo in cui rispondiamo a questa domanda.

Ci muoviamo in direzioni diverse cercando di rispondere alla domanda sul significato e sullo scopo della vita. Tuttavia, in mancanza di una risposta vera, che ci dia una soddisfazione duratura, continuiamo a sentirci delusi, vuoti e disperati. Di conseguenza, oggigiorno assistiamo a una riduzione del nostro sviluppo mentale ed emotivo. Nelle epoche passate, abbiamo avuto un grande rispetto per le filosofie, le scienze e le arti. Oggi, tuttavia, la società si sta orientando verso un maggior comfort e una maggior convenienza e valuta le tecnologie che possono servire come mezzi per raggiungere tali obiettivi.

Nonostante tutte queste comodità e distrazioni, rimane vero il fatto che se non troveremo una risposta soddisfacente alla domanda sul significato e sullo scopo della vita, allora soffriremo sempre di più… mentre le giovani generazioni si concentrano sulle tecnologie, che comunque non dureranno in eterno. Con sempre meno sforzi per costruire famiglie e dare alla luce bambini, non vogliono trasformarsi in “bestie ordinarie” che vivono in una mandria, perché la domanda sul significato della vita vive e respira in loro.

Fino ad ora, le giovani generazioni stanno rispondendo passivamente: “Noi non ci stiamo al vostro gioco. Se volete vivere e avere successo, così sia. Ma questo non fa per noi.” Il prossimo stadio dopo questa generazione sarà più acuto, e la sua risposta, molto più arrabbiata.

Più la risposta alla domanda sul significato della vita ci sfuggirà, più vedremo l’ascesa e la caduta di tutti i tipi di distorsioni che cercano di apparire al suo posto. La legalizzazione e la promozione delle droghe pesanti aumenteranno per cercare di calmarci. Nuove tecnologie emergeranno continuamente per rendere le nostre vite più facili, per farci sentire soddisfatti, seduti nelle nostre case tutto il giorno. Ma tali sforzi non serviranno a nulla.

Infatti, se impostiamo il nostro cuore per rispondere ad un quesito ormai molto famoso, sono sicuro che tutte le altre domande e i dubbi svaniranno all’orizzonte e vi volgerete verso di loro per ritrovarli svaniti nel nulla. Questa domanda indignata è una domanda che il mondo intero si pone, e cioè: “Qual è il significato della vita?” In altre parole, questi anni numerati della nostra vita che ci sono costati così tanto e le numerose pene e tormenti che soffriamo per viverli al meglio, chi è che se li gode? O ancora più precisamente, di cosa mi posso deliziare? È vero che gli storici si sono stancati di contemplarla e soprattutto nella nostra generazione. Nessuno vuole nemmeno prenderla in considerazione. Eppure la domanda si presenta amaramente e con veemenza, come sempre. A volte si presenta senza invito, sfiora le nostre menti e ci butta giù, prima che ritroviamo il famoso stratagemma di fluire senza consapevolezza nelle correnti della vita come sempre.
Yehuda Ashlag, Introduzione allo Studio delle Dieci Sefirot.

Secoli fa, Il Libro dello Zohar, così come il celebre kabbalista del XX secolo, Yehuda Ashlag (Baal HaSulam), predisse che, a partire dalla fine del XX secolo, la domanda sul significato della vita si sarebbe intensificata in tutta l’umanità, obbligando sempre più persone a mettersi alla ricerca della vera risposta. Coloro che nel frattempo rimangono insoddisfatti di ciò che la nostra cultura crea per soddisfare questa domanda e che continuano a esplorare approcci, metodi e ambienti diversi senza alcun risultato, dovrebbero alla fine trovarsi a indagare nella saggezza della Kabbalah.

La saggezza della Kabbalah è il metodo per percepire e sentire la realtà eterna mentre si vive ancora in questa vita terrena. Raggiungere una tale percezione alla fine risponde a domande del tipo “Cosa succede quando muoio?” E “Qual è il significato della vita?” Perché così facendo, accediamo alla nostra vita spirituale che continua a vivere dopo la morte dei nostri corpi fisici. Impegnandoci nel metodo, subiamo cambiamenti significativi che rivelano una percezione completamente diversa della realtà, scopriamo una soddisfazione duratura, una connessione più profonda con gli altri e con la forza che genera tutta la realtà e raggiungiamo un senso di completezza e armonia con il mondo che ci circonda. Questa meravigliosa saggezza è aperta a tutti e aspetta chiunque abbia un sincero desiderio di trovare la ragione principale del perché siamo apparsi qui, in questo pianeta.

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