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C’è aria di cambiamento in Cina

Dalla mia pagina Facebook Michael Laitman 12/08/2018

“Guardando indietro, mi rendo conto che mia moglie mi ha salvato la vita”, ricorda un mio studente cinese veterano di Pechino. “La notte del 4 giugno 1989, sono andato a dormire nei dormitori degli studenti solo perché mia moglie aveva insistito sul fatto che non potevo più passare la notte in Piazza Tienanmen. Nel cuore della notte, mi sono svegliato in preda al panico per i rumori struggenti delle grida e mi sono reso conto che stava succedendo il peggio, ossia l’esercito aveva iniziato a sparare sui manifestanti che volevano migliorare il loro paese”.

“Le lacrime scendevano dai miei occhi come una cascata, mentre mi stavo sforzando di credere a ciò che stava realmente accadendo. Dovevo andare lì e vedere io stesso. Io e mia moglie siamo saliti sulle nostre biciclette e siamo andati in piazza il più velocemente possibile”.

“Mentre ci avvicinavamo a Via Changan, un elicottero militare sorvolava le nostre teste, usando un altoparlante per avvertire i manifestanti di evacuare immediatamente la piazza, altrimenti l’esercito avrebbe caricato la folla. Più mi avvicinavo al punto in cui erano iniziate le rappresaglie, più sangue vedevo per le strade, e pianti orribili mi assordavano le orecchie. Mi sono reso conto che avevamo fallito. Che avevo fallito. Che la nazione aveva fallito”.

“Il mio sogno era finito, mentre la mia nazione perdeva la sua grande opportunità di cambiare in meglio. Il cielo è caduto e la realtà è diventata nera. Questo è stato il punto di rottura e di svolta della mia vita. Quella mattina ho pianto più di quanto avrei pianto nel decennio successivo”.

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Ventisei anni dopo, mi sono trovato in quella piazza che può contenere fino a dieci milioni di persone. Centinaia di migliaia di cinesi mi circondavano. Un numero così grande e inimmaginabile di persone, eppure mi sono sentito solo. Non perché fossi straniero in una cultura straniera, ma perché la presenza del popolo cinese è fondamentalmente diversa da quella dell’uomo occidentale. Eppure, anche questo oggi sta cambiando.

Negli ultimi trent’anni la Cina si è sviluppata ad un ritmo rapidissimo. L’iniziativa cinese “One Belt, One Road” (definizione usata dalla Cina per descrivere la nuova via della seta), incarna l’aspirazione della dominazione globale. Un tentativo ambizioso di collegare il mondo attraverso una rete di strade, ferrovie e porti. Dopo molti anni in cui la Cina è stata in gran parte assorbita dal mondo, ora sta abbattendo le barriere inviando i suoi “agenti” in ogni paese e in ogni ambito.

Questo spiega anche la caparbietà cinese contro la guerra commerciale di Trump e il suo ingresso aggressivo nell’economia globale. Esiste tuttavia una differenza significativa tra le due superpotenze: la Cina ha enormi risorse, l’acciaio ad esempio, ma ancora non sa come usarle al meglio. L’America possiede le principali innovazioni, mentre la Cina è la migliore nel creare copie di alta qualità e repliche “Made in China”.

Gli sviluppi tecnologici ed economici sulla superficie sono solo l’effetto collaterale del desiderio più profondo che guida la nazione cinese. È la volontà del popolo cinese che sta di fatto avanzando verso un livello di sviluppo significativamente nuovo e più elevato.

Dopo migliaia di anni di abbandono e di obbedienza alle antiche filosofie cinesi che hanno mantenuto il popolo cinese in un rapporto equilibrato al suo interno e con la natura, l’ego dormiente del “gigante cinese” si sta risvegliando in tutto il suo splendore. Ora ogni cinese ha un forte desiderio di distinguersi, di arricchirsi ed essere il numero uno su tutti. Provare piacere il più possibile e non accontentarsi più di una ciotola di riso.

In altre parole, lo sviluppo della natura umana, il crescente egoismo che caratterizza tutta l’umanità, non ha scavalcato l’antico regime, ma ha posto fine al suo impero. Così come nel corso del Medioevo in Europa si verificò la rinascita della civiltà occidentale, nel giro di pochi decenni, in Cina, si sta verificando un cambiamento analogo.

Da un punto di vista globale, l’accelerato sviluppo in atto in Cina avverrà ancora più rapidamente in Africa e in Sud America. Il desiderio in continua evoluzione di ricevere piacere, è sia il motore dello sviluppo umano sia ciò che plasma tutto ciò che vediamo in esso: cultura, società, governo, economia, tecnologia, moda e tutto il resto.

Baal HaSulam, il grande kabbalista del XX secolo, scrive con il suo linguaggio scientifico: “Il desiderio di ricevere è tutta la sostanza della Creazione, dall’inizio alla fine. Così, tutte le creature, tutte le loro innumerevoli istanze e condotte che sono apparse e che appariranno, non sono che misure e varie denominazioni del desiderio di ricevere” (Prefazione alla Saggezza della Kabbalah).

L’antica filosofia cinese era ben consapevole del desiderio di ricevere che guida tutti. Ha anche riconosciuto la necessità di renderlo equilibrato, così come di trovare un accordo reciproco fra le persone e nel loro rapporto con la natura. Ma questi principi sono stati applicati solo a livello materiale. Il Confucianesimo è molto terreno e materialista, è morale, collettivo e semplice.

Decenni dopo il disimpegno di massa dalle antiche filosofie che stabilivano il concetto di uomo cinese, ulteriori cambiamenti oggi non permettono più la soppressione del desiderio all’interno della nazione cinese. È un processo necessario, naturale e inevitabile, verso un nuovo sviluppo di livello spirituale.

Sia la Cina che il mondo intero, dall’Oriente all’Occidente, si trovano di fronte a un paradigma di cambiamento. Il mondo occidentale ha già compiuto alcuni passi in avanti e sta sprofondando in una crisi. Le persone si sentono vuote, la depressione è diventata la prima causa di disabilità, i giovani sono disorientati dal mondo virtuale, la droga e la prostituzione sono ovunque, e l’elenco continua. La Cina sta ora percorrendo un sentiero dolce e amaro.

In un futuro non troppo lontano, sia la cultura occidentale che quella orientale dovranno riscoprire l’equilibrio con la natura ad un livello che non conoscevano prima. Il modo per bilanciare il crescente desiderio non è attraverso l’oppressione, ma creando una controforza, il senso di connessione reciproca, completa e armoniosa fra noi.

L’umanità sta per scoprire la forza naturale che lega tutti noi ad un unico organismo umano in tutto il pianeta. Solo questa nuova consapevolezza permetterà ad ogni nazione e ad ogni persona di integrarsi adeguatamente con il resto dell’umanità ed allora si aprirà un nuovo spazio spirituale, insieme alla comprensione di come equilibrare il desiderio umano senza sopprimerlo e di come riempirlo con un nuovo tipo di realizzazione spirituale.

Allora ogni nazione troverà il proprio posto nel mosaico umano e il popolo cinese scoprirà una nuova umanità, connessa e rotonda come Piazza Tienanmen, la più grande piazza cittadina del mondo, chiamata la “Porta della Pace Celeste”.

(Immagine Reuters)