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Medium: “Cosa succede quando moriamo?”

Il più importante portale di informazione online, Medium, ha pubblicato il mio ultimo articolo “Cosa succede quando moriamo?”

Dove andiamo subito dopo la morte? Cosa succede alla nostra mente, al nostro spirito e alla nostra anima quando moriamo? Voliamo in cielo per l’eternità o cadiamo all’inferno per l’eternità? Ci reincarniamo in questo mondo come altre persone, o anche come animali, piante o rocce? Continuiamo a vivere la vita che conduciamo all’infinito? Scompariamo semplicemente nel nulla?

Insegnamenti diversi offrono risposte diverse a queste domande. La scienza spiega come il corpo si decompone quando moriamo. In generale, la discussione su questo argomento si divide in due categorie principali:

1. Ci sono persone che hanno avuto esperienze di premorte e sono sopravvissute per descrivere ciò che hanno visto e sentito;

2. Le credenze religiose, le filosofie e altre teorie che offrono concetti sull’aldilà, sulla reincarnazione e sulla coscienza.

Questo articolo prova ad indagare sulla domanda “Cosa succede quando si muore?” dal punto di vista della saggezza della Kabbalah, e offre un approccio fondamentalmente diverso alla discussione attuale. Analizzeremo la versione della Kabbalah:

  • Che cosa è comune a tutte le esperienze di premorte e cosa possiamo imparare da loro?
  • Cos’è l’anima? Abbiamo già un’anima, ne riceviamo una quando moriamo o possiamo riceverne una durante la nostra esistenza?
  • Cosa succede alla nostra esistenza fisica quando moriamo?

Cosa possiamo imparare dalle esperienze di premorte?

Le persone che sono sopravvissute alla morte clinica hanno riferito una serie di sensazioni, come un nulla simile al sonno, una pacifica sensazione di fluttuare in cielo o in uno scenario tranquillo come un giardino, una luce brillante o un tunnel diretto verso una luce brillante, vedere e parlare con i propri cari defunti e anche esperienze extracorporee in cui potevano vedere cosa stava accadendo nella stanza in cui erano stati dichiarati clinicamente morti.

Cosa hanno in comune tutte queste sensazioni?

Sono tutte sensazioni di liberazione dal corpo fisico. Nelle esperienze di premorte, il corpo fisico non è più un ostacolo. Le persone si sentono come se appartenessero a qualcosa di diverso da quello che hanno identificato come il loro corpo. La mente continua a lavorare e ad elaborare le informazioni corporee, seppure in modo diverso.

Le esperienze di premorte esprimono un confine tra la nostra vita materiale e la morte. È un confine in cui finisce il contatto con le informazioni che abbiamo ricevuto attraverso i nostri sensi corporei, mentali e fisici.

In tali stati, il nostro desiderio diminuisce e la sua scomparsa equivale alla scomparsa della persona. In altre parole, la sensazione di vita che sperimentiamo nei nostri desideri individuali (cibo, sesso, famiglia) e desideri sociali (denaro, onore, controllo, conoscenza) svaniscono completamente e noi accettiamo il loro ritiro e cessiamo di ricevere, sentire, vivere e godere.

La sensazione di libertà dal corpo materiale segna il passaggio ad un nuovo stato. Questo nuovo stato, tuttavia, non è ancora la morte, né la spiritualità, né l’eternità.

Secondo la Kabbalah, questo stato è puramente psicologico. Qualsiasi cosa percepiamo in tali stati è limitato e minuscolo rispetto alle sensazioni di eternità e pienezza che, come afferma la Kabbalah, possiamo raggiungere molto più vividamente mentre siamo ancora vivi in questo mondo.

Come? Raggiungendo la nostra anima.

Cos’è l’anima? Fa parte del nostro corpo? La morte del corpo segna la nascita dell’anima o possiamo raggiungere la nostra anima mentre siamo vivi?

Secondo la Kabbalah, l’anima non è qualcosa in cui entriamo dopo la morte del corpo. Invece, è qualcosa che dobbiamo ottenere, una chiara percezione e sensazione, mentre siamo vivi. Se non raggiungiamo la nostra anima mentre siamo vivi, allora non ne abbiamo una.

L’anima è un desiderio al di sopra dei nostri desideri egoistici e corporei. Cioè, al di sopra dei nostri desideri di cibo, sesso, famiglia, denaro, onore, controllo e conoscenza, c’è un piccolo desiderio che s’interroga sul significato e lo scopo dietro a tutto ciò che sperimentiamo: il significato della vita. Nella Kabbalah questo desiderio è un piccolo punto chiamato “il punto nel cuore” che noi abbiamo l’opportunità di sviluppare. Il pieno sviluppo di questo punto è considerato il raggiungimento dell’anima.

Raggiungere l’anima è come percepire una vita aggiuntiva a quella attuale, una vita che ci è stata nascosta. Quando raggiungiamo il contatto con l’anima, questa diventa il centro della nostra vita. Rivalutiamo la nostra vita attuale e iniziamo a relazionarci ad essa ad un livello completamente diverso. La morte del corpo fisico diventa allora come cambiare la camicia. In altre parole, quando il nostro corpo fisico muore, continuiamo a reincarnarci in un nuovo corpo fino a raggiungere la piena estensione dell’anima, la quale viene descritta nella Kabbalah come “I 125 livelli di realizzazione spirituale”.

Se non raggiungiamo la spiritualità, tutto ciò che rimane è una Reshimò (una “reminiscenza” o “registrazione”). È un gene informativo spirituale, simile al DNA. Questa Reshimò si riveste in un nuovo corpo fino a far emergere in noi la domanda: “Qual è il significato della vita?” Questa domanda infine ci spinge a cercare la risposta: trovare un metodo e un ambiente per lo sviluppo dell’anima.

Cosa succede alla nostra esistenza corporea quando moriamo?

Quando moriamo, perdiamo la consapevolezza di tutto ciò che abbiamo percepito nelle nostre vite fisiche. Tuttavia, ciò significa che perdiamo tutto? No. Il tutto viene trasmesso sotto forma di caratteristiche della personalità. Questo spiega perché, ad ogni nuova generazione, i bambini siano più adatti ad affrontare la vita rispetto agli adulti. Ad esempio, i bambini di oggi sono istintivamente più competenti con le ultime tecnologie e prodotti, mentre la vecchia generazione li trova più complicati.

In ogni generazione successiva, la volontà di ricevere subisce un aggiornamento. Se la volontà di ricevere non riesce a portare una persona allo sviluppo spirituale, passa ad un nuovo stadio, ad un’altra opportunità. Tutti i problemi, i dolori e le conoscenze si accumulano gradualmente da una generazione all’altra, dirigendo la persona verso la necessità dello sviluppo spirituale.

Questo è ciò per cui è stata creata la saggezza della Kabbalah. Attraverso la saggezza della Kabbalah, possiamo ottenere l’accesso all’eterno ed intero sistema dell’anima, scoprire il suo potere interiore e diventare la sua parte attiva, rivelando la spiritualità come una chiara percezione e sensazione, e questo è lo scopo del nostro sviluppo.

I tempi attuali segnano un momento molto significativo nello sviluppo dell’umanità verso questo scopo, quello che i kabbalisti descrivevano come il momento in cui l’umanità in massa avrebbe iniziato a destarsi con domande sul significato e lo scopo della propria vita, e in cui la Kabbalah sarebbe stata rivelata e aperta a tutti per permetterci di realizzare questa opportunità durante la nostra esistenza e ottenere la vita eterna.

New Life n.1014 – Com’è la nostra esistenza oggi e come dovremmo augurarci che fosse domani – 1’ Parte


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Il Dott. Michael Laitman in una conversazione con Oren Levi e Yael Leshed-Harel

Riepilogo

Se potessimo sapere in anticipo quello che la natura “vuole” da noi e come ci governa, allora capiremmo alla perfezione tutto ciò che ci accade nel presente e ciò che è auspicabile ci succeda nel futuro. La nostra situazione attuale proviene dalla forza superiore, che sviluppa l’ecologia, la famiglia, il paese e più in generale tutto il mondo. Sentiamo la pressione perché esigiamo dagli altri cose che non si concretizzano. Siamo senza equilibrio tanto internamente quanto esternamente. Nel mondo ideale nessuno farà pressione su nessuno ed impareremo a vivere le nostre vite in simbiosi con la natura.

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Dalla trasmissione di Kabtv “New Life n.1014 – Com’è la nostra esistenza oggi e come dovremmo augurarci che fosse domani – 1’ Parte”, 29/05/2018