Ammirare gli amici, non gli idoli

All’inizio Abrahamo era un adoratore di idoli e costruiva idoli, ossia, lui venerava i desideri per il denaro, l’onore e la conoscenza, che sono tutti accettati in questo mondo. Tutte le nostre azioni in questo mondo sono definite come creare idoli o venerare degli idoli. Dopotutto noi lavoriamo per il nostro egoismo, che morirà insieme a noi e questo significa che il lavoro non produce risultati, proprio come l’adorazione degli idoli. Non lavorare per un idolo significa lavorare per qualcuno che reagisca al tuo lavoro, qualcuno con il quale tu vivi e ti sviluppi insieme. 1

L’unione non è un obiettivo di per sè ma un mezzo per rivelare la forza superiore. É la stessa rete nella quale catturiamo una grande preda che abbiamo sognato: un leviatano. Se realizziamo l’unione nella decina, allora essa si moltiplica, si allarga, “s’ingrossa”: un pesce diventa sempre più grosso finchè non diventa un leviatano. Un leviatano è l’intero desiderio per il piacere che è stato creato dal Creatore. Arriviamo quindi al momento di mangiare il leviatano e lì riceviamo tutta l’abbondanza che ci sazia. Lo percepiamo nella mente e nel cuore.

Attraverso lo studio della Kabbalah uno si prepara a catturare la più grassa e grossa preda. É un lavoro super egoistico. Un kabbalista non corre dietro al premio Nobel o a miliardi di dollari, che domani perderanno di valore, ed anche se così non fosse, non puoi portarli con te nella tomba. Un kabbalista spera in una vera vincita, che va oltre le possibilità di questo mondo.

La gente che è lontana dalla Kabbalah deride la nostra aspirazione a raggiungere l’unione, considerando questo tipo d’impegno ingenuo e non serio. In realtà, sono Ie loro occupazioni ad essere un gioco da bambini, che non porta nessun beneficio: simili a castelli di sabbia costruiti sulla riva. Prima o poi un’onda arriverà e porterà tutto via con sè. E questo è quel che chiamiamo “una seria occupazione nel nostro mondo”? 2

Se una persona stabilisce una connessione con il Creatore, significa che essa appartiene al Kli (vaso) che è collegata a Lui, ossia il Kli comune di tutta l’umanità. Questo significa che è impossibile essere connessi al Creatore se non associ te stesso all’intera umanità. Uno è connesso con l’altra. 3

Un segnale di avanzamento è quello di vedere che i tuoi amici hanno molto più successo di te. Io credo che stanno sfondando la barriera, stabilendo una connessione interiore l’uno con l’altro, stanno dicendo cose profonde, non parole vuote ma che vengono davvero dal cuore e questa è la loro vita.

Nel contempo, sto ancora guardandoli in maniera scettica e sto sentendo che sono chiuso in una corazza, che non mi permette di sentire così bene come loro, di gioire e addolorarmi insieme a tutti. Sono arrivati ad una svolta nelle loro sensazioni; hanno rotto il guscio; sono emersi da esso, come un verme fuori da un ravanello, ed essi sentono qualcosa al di fuori del loro egoismo.

Da un lato sono pieno d’invidia e dall’altro sono orgoglioso e gioisco del fatto che mi trovo in una tale società e mi posso relazionare con queste grandi persone. Ne deriva che, se non oggi, allora domani anche io raggiungerò questo traguardo.

L’invidia mi sprona a fare sempre del mio meglio. L’invidia è molto sana se è un’invidia positiva. Non voglio che gli amici cadano dal loro livello perchè loro sono la fune che mi viene lanciata perché io sono quello che sta affogando nel fiume. Mi tengo saldo a questa fune e per questo voglio che gli amici siano il più in alto ed i più forti possibili; sono la mia unica speranza.

Incomincio a gioire d’essere dietro a loro. Improvvisamente vedo che il gruppo ed il Creatore rivelato fra gli amici, sono la mia salvezza e non può essere altrimenti. Perciò è un bene che io sia il più piccolo di tutti. Certo voglio crescere ma sono pronto a servire loro ed il Creatore: ho già il giusto approccio verso la forza che mi fa progredire. É un grande successo iniziare a sentirsi in questo modo 4

Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah dell’1/04/2018, Gli scritti del Rabash, “Quali sono le Luci-Mizvot che una persona calpesta con i propri talloni, nel lavoro?”, Articolo n.41, 1990 (versione in inglese)

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