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“E Mirjàm fu chiusa fuori dal campo…”

Dalla Torah, (Numeri 12:15 12:16) “E Mirjàm fu chiusa fuori dal campo per sette giorni, ed il popolo non partì, finché Mirjàm non rientrò nel campo. Indi il popolo si mosse da Hhasseròt, e s’accampò nel deserto di Paràn.”

Domanda: Mirjàm è una figura molto forte nella Torah. Cosa rappresenta?

Risposta: Mosè ed Aronne sono i due lati del movimento verso il Creatore. Mirjàm è la parte più bassa, Malchut che connette Mosè ed Aronne.

Essa rappresenta la successione di profetesse che sono venute dall’antica Babilonia (Sara, Rebecca, Lea e Rachele) e raffigura una loro imagine collettiva. Ora accompagna l’intero campo del popolo di Israele, ovvero l’intero movimento di una persona verso il Creatore. Quando questa qualità non è più necessaria, lei muore.

Se è scritto nella Torah che una persona nell’accampamento è ammalata, significa che sta passando una correzione spirituale e che è necessario aspettare che la correzione sia finita. E’ impossibile avanzare senza questo. Non puoi muoverti in avanti visto che hai le qualità dell’ammalato. Mirjàm rappresenta la qualità comune, il desiderio comune. Naturalmente visto che si è ammalata di lebbra, deve essere corretta. Solo in seguito è possibile avanzare.

Non è mai successo che i malati fossero lasciati nel deserto. Il movimento in avanti è basato sul fatto che riveli continuamente delle qualità egoistiche, le correggi e vai avanti.

Domanda: Perchè Mosè prega per le persone, per Mirjàm, tutto il tempo?

Risposta: Egli compie sempre quello che desidera il Creatore.

Il fatto è che Mosè è il punto più alto nell’anima che attira la persona per completare la correzione, per l’adesione con il Creatore. Mosè, nella sua qualità, sta sempre soddisfacendo il desiderio interiore del Creatore.

Vedi come giocano! Il Creatore minaccia sempre il popolo e Mosè lo protegge visto che Mosè ed il Creatore sono una sola cosa, e tutto il resto sono quelle qualità che vanno corrette.

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Dalla trasmissione di KabTV “I Segreti del Libro Eterno”, 25/03/2015

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Il punto di contatto con la verità

Come arriviamo ad una vera preghiera che nasce da un desiderio genuino? È scritto: “Una persona è dove sono i suoi pensieri. Perciò, devo cominciare ad esaminare dove sono i miei pensieri: limitare me stesso, il mio desiderio, ad un solo punto e con questo connettermi al Creatore. Poi comincio a sentire differenti stati che mi attraversano e in ognuno di essi devo acquisire nuovamente l’adesione con il Creatore.

Può darsi che, fino ad un certo punto, io non sappia esattamente come fare questa restrizione, ma continuo a provarci, come un bambino che vuole crescere. Questo è il modo in cui costruisco il mio Partzuf spirituale e osservo tutti i disturbi che il Creatore mi manda da tutte le parti, quelli che mi spaventano, che mi confondono e agitano il mio cuore e la mia mente. Ma ritorno continuamente al punto di adesione. Non mi viene chiesto altro, è così che costruisco il mio progetto spirituale.

Se, al di sopra di tutti i disturbi, mi annullo e torno a connettermi al Creatore, allora ogni disturbo nel mio cuore e nella mia mente viene corretto e incluso nella santità. Questo è il motivo per cui rimarrò sempre nel desiderio genuino e nella vera preghiera, cercando costantemente di tornare all’adesione e accorgendomi che non posso farlo senza l’aiuto del Creatore. Rivelerò continuamente i problemi e applicherò il mio sforzo nel chiedere l’adesione con il Creatore.

Il mio primo punto di adesione deve essere autentico. Non ne faccio parte, c’è solo il mio obiettivo di aderire al Creatore. E poi comincio a studiare il Creatore, dalle Sue azioni su di me posso conoscere il Suo atteggiamento, il carattere, il comportamento e capire cosa Lui vuole dirmi. Questo, in sostanza, è ciò che viene chiamato la scienza della Kabbalah.

I libri della Torah sono santi perché sono stati scritti da coloro che erano in santità, nel mondo spirituale, cioè, in dazione e nel conseguimento della forza superiore, in amore fraterno, al tempo in cui questi libri furono scritti. Se una persona sta scrivendo in virtù della sensazione di conseguimento del Creatore, “Il buono che fa il bene,” dal desiderio di fare del bene a tutti, dallo stato di amore verso il prossimo come per se stessi, allora i suoi scritti sono detti santi, e contengono la qualità della dazione, Bina.

Tuttavia, la persona che legge questo libro potrebbe non avere intenzioni buone e corrette. Dopotutto, siamo nati egoisti e partiamo da un bilancio negativo, desiderando di raggiungere la ricompensa o almeno di evitare la punizione. Una persona pensa che la Torah sia un rimedio meraviglioso per tutti i problemi e, il suo studio, la farà sentire meglio in questo mondo.

Pertanto, essa studia per il proprio miglioramento in questo mondo e forse nell’altro mondo, a causa del timore della punizione e del desiderio di ricevere la ricompensa. In questo caso, ciò che è importante per lei è il numero delle Mitzvot che ha osservato e il numero dei libri che ha studiato.

La grandezza del Creatore vuol dire che in qualsiasi stato possa sopraggiungere, qualsiasi problema o disgrazia mi colpisca, prima di tutto penso a Lui. Nemmeno alla mia adesione con Lui, ma solo a Lui, a dargli piacere.

Come si può controllare se una persona si preoccupa veramente della sua incapacità di dare al Creatore o se pensa di se stessa: “Perché non ho ancora raggiunto la dazione?” L’unico modo per verificarlo è vedere se è pronta ad aiutare gli altri ad arrivare alla dazione per il Creatore, allora sta veramente puntando alla dazione.

Uscire dall’Egitto ogni giorno

Prima di tutto, bisogna aderire al Creatore e poi sentire tutti i disturbi attraverso questo punto di adesione; devo aumentare l’adesione con il Creatore grazie ai disturbi, senza sprofondare sempre più nei problemi della vita. Devo abbandonare tutte le paure e i problemi, e aderire a: “Non esiste nulla tranne Lui.” Divento incluso nel Creatore, in questa unica realtà esistente, come un punto, come se fosse l’inizio della creazione.

“Sappi che prima della creazione c’era solo la Luce superiore che riempiva tutto…” E poi, in questa Luce superiore si è formato un punto nero opposto alla Luce nel suo desiderio di ricevere piacere. Ma esso si annulla completamente davanti alla Luce e io voglio fare lo stesso! E dopo che avrò raggiunto il punto di adesione con la Luce, cioè, dopo che vedrò solo il Creatore in tutto ciò che mi accade, potrò aprire la mia mente e il mio cuore, i pensieri e i desideri, fino a quando sarò capace di rivolgerli al Creatore.

Non ho nulla di mio, divento un singolo punto. E tutti i miei sentimenti non appartengono a me, ma sono inviati dal Creatore, in modo che mi legherò ancora di più a Lui. Allora, il mio punto di adesione comincia ad espandersi al di sopra di tutti i disturbi, e la mia area di adesione con il Creatore continuerà a crescere. Così, questi non sono disturbi ma “aiuti al contrario,” perché sono contro di me ma mi aiutano ad aumentare sempre più l’adesione. Non sempre riesco a ricondurre tutto al Creatore, anche se capisco che deve essere così. I miei problemi e le mie paure possono essere così grandi che non sarò in grado di rimanere in adesione con il Creatore. Il segno dell’adesione è la gioia che viene da “Non esiste nulla tranne Lui, il buono che fa il bene.” Quando sono in adesione con Lui, mi sento nella perfezione, perché anche chi aderisce con perfezione è perfetto.

Se non c’è gioia, allora sono in esilio, non sono in adesione con “Non esiste nulla tranne Lui.”
Sono seduto al lavoro e mi sento in esilio, sto sprecando tempo inutilmente. Qualcuno ha inventato tutti questi compiti e io devo sprecare la mia vita così. Non c’è via d’uscita, devo continuare, ma con l’intenzione che mentre lo faccio aderisco al Creatore, annullando me stesso davanti a Lui. E tutto ciò è dovuto al lavoro e ai disturbi, il cosiddetto mondo immaginario che mi dà l’opportunità di aumentare la mia adesione. E se raggiungo l’adesione, smetto di sentire questo mondo, esso sparisce. Nascondendo lo schermo diventa rivelatore; invece di separarsi, diventa unito.

Trasformo l’esilio in redenzione semplicemente attribuendo tutto al Creatore, ed è sufficiente. Tutta la differenza tra Egitto e Israele è che lo stesso desiderio rivelato in Egitto cambia la sua intenzione in dazione; passa attraverso il deserto e diventa la terra di Israele. Così, ogni giorno, dobbiamo vedere che usciamo dall’Egitto.

Ogni giorno devo cercare di raggiungere l’adesione con il Creatore e poi scopro che sono in esilio. Pertanto, il mio lavoro quotidiano è aderire al Creatore al di sopra della separazione e cambiare la mia natura maligna in buona, l’angelo della morte nell’angelo della vita.

Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 7/03/2018Gli scritti di Rabash – La vera preghiera è su una mancanza”

L’unica vera Kabbalah

Domanda: Perché non collaborate con organizzazioni simili alla vostra?

Risposta: Non conosco altre organizzazioni che si impegnano veramente nello studio dell’autentica saggezza della Kabbalah. E’ naturale che ci siano individui che si spacciano per kabbalisti, ma in realtà sono sia religiosi che psicologhi. Ci sono anche quelli che usano la Kabbalah per diventare ricchi.

Per lo studio della vera Kabbalah, solo la nostra organizzazione ed io personalmente ci impegniamo in questo. Non sto cercando di vantarmi mentre lo dico. Sto solo cercando di spiegare che seguo il metodo di Baal HaSulam e di Rabash e che considero questo metodo l’unica vera saggezza della Kabbalah.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa del 24/09/2017

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