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E’ il momento di risvegliare la mancanza ed accorciare il tempo

In apertura della lezione quotidiana di Kabbalah del 24/01/2018

In merito al tema “dai disturbi all’ascesa”, la parola “disturbi” è imprecisa, perché, se affermiamo che “Non esiste nulla tranne Lui”, e che c’è quindi solo una forza, non due o tre, ma solo una forza che agisce nella realtà, allora tutto arriva dal Creatore ed Egli è buono e benevolente.

Perciò, sia le influenze negative che quelle positive, da un estremo all’altro, hanno origine da una singola forza: “Il bene che fa del bene”. Solo nella persona, quell’influsso si divide in due parti: dove essa si sente bene quando è influenzata in un certo modo e male quando si trova in altre condizioni. Questo semplicemente indica la mancanza di correzione di una persona, ossia che essa non ha equivalenza di forma con il Creatore; è nell’equivalenza della forma che la persona ha bisogno di sentire come è buono tutto ciò che proviene dal Creatore e che il Creatore stesso è benevolo. Se la persona non si sente, in ogni momento, come se si trovasse in un oceano di bene che fa del bene, almeno nella misura di un embrione nell’utero della madre; se non sente che da tutte le parti, in tutti i propri discernimenti, si trova in un posto dove solo bene, misericordia ed amore la ricoprono, allora è segno che ha dei problemi con la correzione dei propri vasi.

Chiunque potrebbe dire: “Sì, ho un problema con la correzione dei vasi, ma che posso farci? Non ne sento la mancanza. Non posso correggere ciò di cui non sento la necessità”.

Perciò qui abbiamo bisogno di ottenere la mancanza per la correzione. Tuttavia, incominciamo almeno con lo stabilire che siamo noi, che ci troviamo in un oceano di bene, benevolenza, Luce, dazione e amore, che non lo percepiamo, il che indica la nostra mancanza di correzione.

Ora quindi, come possiamo risvegliarci? Come possiamo evitare di restare nello stato in cui eravamo prima di questo ragionamento? Inoltre, adesso, dopo questa analisi, ci sentiamo un po’ male ed un po’ bene ma questo non ci preoccupa, né ci scuote o obbliga ad agire e a sforzarci fin da subito. Non ce n’è la mancanza. A livello intellettivo, potremmo anche dire tutte le cose nella maniera giusta, ma non è comunque abbastanza. E’ necessario che l’emozione e la carenza ci smuovano dal nostro stato attuale.

La mancanza può venire dall’alto. Questa è considerata essere la via della sofferenza. Tuttavia la mancanza può anche provenire da una persona che entri in una connessione corretta con l’ambiente ed attraverso invidia, desiderio ed onore forzi se stessa ad uscire da questo mondo e ad entrare nel mondo spirituale.

Se la persona non lo fa attraverso gli stratagemmi di cui i grandi kabbalisti scrivono, allora non progredisce lungo il cammino di Achishena (“Io lo accelererò”). Ma viene gradualmente avvicinata lungo il cammino di Beito (“Nel tempo dovuto”), ma ciò è graduale, ossia dipende dal tempo ed è anche dipendente dall’attitudine della persona verso l’intero sistema generale.

Perciò tutto dipende dal nostro atteggiamento nei confronti della situazione: come possiamo, persino in uno stato dove non sentiamo nulla, dove nulla ci smuove, dove nulla ha senso, e dove semplicemente non abbiamo interesse, quando la maggior parte del tempo siamo scollegati dalla spiritualità, uno stato dove in qualche modo sappiamo che sta succedendo e siamo pronti solamente ad abbandonarci nel flusso delle cose, come possiamo dunque in tali situazioni radunare tutti i mezzi a nostra disposizione allo scopo di crearci, nel gruppo, un sistema di allarme che ci risvegli e che ci influenzi? Persino se tutti noi ci addormenteremo, in qualsiasi caso, facciamo sì che ci sia qualcosa che ci spinga e che ci tiri verso lo scopo della Creazione!

Questo è considerato come l’accelerare il tempo. E’ chiamato “Israele che santifica i tempi”. Chiunque sia “Yashar Kel” (“diretto verso Dio”) davvero accorcia il tempo e tutto dipende dall’accorciare il tempo, perché certamente Gmar Tikkun (la fine della correzione) è presente, persino adesso, ma lo raggiungeremo oppure no, sarà adesso o in chissà quanti passaggi, incarnazioni o anni?

La cosa principale è che il nostro lavoro non avviene attraverso grandi ascese e grandi discese ma riguarda l’indifferenza, è una guerra all’indifferenza. Quel deserto ci consuma.

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Dalla lezione quotidiana di Kabbalah del 24/01/2018

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Una preghiera all’indirizzo giusto

La preghiera è la mia ultima azione in relazione al Creatore. Come risposta alla preghiera, Lui darà vita ad una correzione. Ecco perchè tutto finisce con una preghiera. Prima, dobbiamo prepararci, cercare veramente cosa si sta chiedendo, in che modo, e per chi.

Le preghiere includono le richieste che le creature innalzano al Creatore. Certo, questo non avviene tutto in una volta sola, non viene espresso da nessuna parola o frase, ma si basa sui chiarimenti, l’uno dopo l’altro, e sulle richieste di aiuto, fino a che si arriva alla preghiera perfetta.

Il Creatore è il pieno HaVaYaH che esiste nel mondo dell’infinito e che contiene assolutamente tutto. Per questo, se vogliamo prendere qualcosa da lì, dobbiamo fare una richiesta ben precisa, così come si fa su un computer: su che indirizzo andare, che password digitare o che comando usare, ecc.

Questa richiesta poi, passa attraverso tutti gli stadi ed entra in Malchut nel mondo dell’infinito, dove ci sono possibilità illimitate. Tutti i Kelim e tutte le Luci sono lì dall’inizio, come è scritto, « La fine dell’azione risiede nel pensiero iniziale ». Quello è lo stato corretto che esiste in tutto il suo splendore.

Se lavoriamo correttamente, ci uniamo a questo sistema. Basandoci sulla nostra richiesta, troviamo lo spazio giusto dentro di esso ed estrapoliamo quello di cui abbiamo bisogno da questa “memoria” dove desiderio e Luce già esistono in unione. Questo ci influenza e ci spinge verso lo stato che abbiamo richiesto nella nostra preghiera.

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Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 25/01/2018Gli Scritti di Baal HaSulam – Lettera 56”

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