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Comunismo: Utopia o realtà, Parte 1

Dr. Michael LaitmanCommento: L’umanità ha sempre aspirato alla felicità e ha voluto costruire una società giusta. Il famoso Kabbalista, Baal HaSulam, nell’articolo “Gli scritti dell’ultima generazione” ha scritto che alla fine otterremo una società che sarà comunista. Il Nuovo Dizionario Filosofico dà una definizione per comunismo e lo vede come un errore umano. Dice che Marx non aveva previsto che avrebbero cercato di realizzare l’utopia comunista nella sua forma più attiva non nelle nazioni capitaliste più sviluppate, ma nelle nazioni economicamente fallite.

Risposta: L’idea è che il concetto di comunismo è più vicino alle società abitate da un povero, bisognoso, semplice, la popolazione dove tutti sono uguali. La mancanza di un’industria sviluppata forza la gente ad essere impegnati nell’ agricoltura e nel mantenimento di se stessi. È possibile ricordare le più antiche società della Terra, dove tutto era condiviso, comunista. Il piccolo ego ha forzato la gente a lavorare insieme, a pensare insieme, e ad accettare insieme le decisioni. Però, se non ci sono precondizioni naturali ed esterne per tali rapporti reciproci è impossibile costruire una comunità.

Ai nostri giorni, l’umanità sta cominciando a rivelare se stessa come una comune generale: che ci piaccia o no, tutti noi dipendiamo l’uno dall’altro. Nessuna persona si sviluppa da sola; piuttosto la natura ci sviluppa. Noi non sappiamo neanche cosa succederà domani. Le forze sono state rilasciate in noi e noi agiamo inconsciamente, rispettando gli istinti che derivano da dentro.

La domanda sorge spontanea: la natura vuole portarci in uno stato di chiusura come in una bolla, dove tutti noi saremo dipendente l’uno dall’altro e che diventerà una comune riluttante?

Immaginate quanto terribile sarebbe trovarsi in una tale comunione con il tuo ego gonfiato! Dopo tutto, quando ci trasferiamo inevitabilmente in una società chiusa nella quale tutta la gente, nel mondo, sente di essere parte di una famiglia, ma dove è impossibile esistere in pace, allora naturalmente proviamo a strappare tutte le connessioni tra di noi a parte. Condizioni come quelle sono specificamente le precondizioni per le guerre, i conflitti, e il terrorismo. Inconsciamente la società sta facendo di tutto per evitare la connessione, che per sua inclinazione non è pronta a sopportare.

Tuttavia, cosa si può fare se vediamo che la natura comunque si sta muovendo verso questo? Divorziamo, ci allontaniamo l’uno dall’altro, consumiamo droghe e antidepressivi, solo perché istintivamente non vogliamo essere interconnessi in modo giusto.

Ogni nazione ha la propria fede. All’ improvviso in Russia, all’inizio del ventesimo secolo c’è stato un aumento di ortodossia. Questa è stata la politica del governo, e non qualcosa che è derivato dal popolo.

Vediamo in quali direzioni critiche le nazioni arabe si stanno sviluppando. Tutto si basa sul fatto che ogni nazione conserva la sua circolarità, impedendo il flusso da un altro flusso. La stessa cosa accade con gli immigrati nei vari paesi. Loro non si dissolvono nella cultura dei popoli che li accolgono; ognuno rimane nel suo settore.

L’umanità agisce inconsciamente nei confronti di un approccio generale forzato. Però non c’è scelta; ci stiamo avvicinando l’uno all’altro comunque, perché la natura ha inserito in noi uno stato di completa dipendenza reciproca. Questa è la legge dello sviluppo a cui non ci si può opporre; è al  di sopra di noi.

Continua…
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Da Kab.TV “Sulla Nostra Vita” 11.05.2015

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