Siamo degli Schiavi?

Dr. Michael LaitmanDomanda: L’Hagada di Pesach, la storia dell’uscita dall’Egitto inizia con le parole “Eravamo Schiavi in Egitto…”

Risposta: Siamo ancora degli schiavi ma non ne siamo consapevoli. Pensiamo di vivere in un paese libero, nella “Terra di Israele”, ma questa non è la “Terra di Israele”. Non è nemmeno ancora l’Egitto. “Egitto” significa che abbiamo compreso l’autorità che il Faraone ha su di noi. Ma invece noi pensiamo in un modo differente.

Guardate cosa sta succedendo! Che tipo di gioco il nostro ego gioca con il popolo di Israele! Siamo sommersi da una serie interminabile di litigi e liti… Siamo completamente immersi in tutti i tipi di problemi. Il nostro governo e l’intero paese sono divisi in innumerevoli frammenti. Siamo quasi al punto di una guerra civile!

Siamo molto lontani da Pesach! Siamo ancora nella più buia e profonda schiavitù Egiziana dei “setti anni di carestia”. Non riusciamo a comprendere che è il nostro ego a comandarci, a giocare con noi, e ad opporci gli uni agli altri.

Pesach riguarda la decisione di fuggire dalla schiavitù, per uscire da potere dell’egoismo, dallo stato in cui ci “divoriamo” gli uni con gli altri, come è detto, “E i bambini di Israele si lamentarono per la fatica…”

Domanda: Siamo degli schiavi oggi?

Risposta: No,non lo siamo visto che uno “schiavo” indica colui che sente e realizza di essere uno schiavo della propria natura malvagia. Ammettiamo di odiare il nostro vicino e che siamo obbligati a litigare e combattere gli uni gli altri. Non sappiamo da dove venga questo desiderio, proviene dall’interiorità e nemmeno ce ne accorgiamo, o nemmeno sentiamo che la forza che ci governa è di origine esterna. Pensiamo sempre di essere noi ad aver scelto un certo comportamento.

Molte persone fanno cose cattive, ma non lo considerano sbagliate. Comunque, ci sono persone che ammettono; “ sono stufo della mia malvagità! Non so cosa fare con questo mio corpo, con la mia natura, i miei nervi, i miei umori… Guardo gli altri e desidero distruggerli. Non amo mia moglie e nemmeno la mia famiglia. Voglio scappare da questo mondo. Lasciar che bruci del tutto. Non ho alcuna idea di dove scappare via da questa vita! Non mi importerebbe vivere su di un’isola deserta”

La saggezza della Kabbalah spiega che la natura umana è stata creata malvagia appositamente di modo che noi possiamo giungere alla realizzazione della sua cattiveria. Prima di tutto noi non sentiamo di essere malvagi. Pensiamo che il comportamento cattivo sia naturale per gli esseri umani. Poi, impariamo gradualmente a fare le dovute differenze dentro di noi tra noi stessi e la nostra natura e realizziamo che siamo composti di due poteri – “noi” ed il nostro opposto, l’inclinazione maligna che è chiamato “il Faraone”.

A questo punto, noi consideriamo il Faraone come l’inclinazione maligna che abita al nostro interno e pensiamo: “Dovrei forse evitare il suo potere? Proviamo a trattare tutti bene. Non importa in che cosa finiscano questi tentativi, quel che conta è che sto cercando di imparare a controllare me stesso!” Il Faraone attiva costantemente la mia “visione duale” che è preposta a separare “noi” da “lui”. Questo ci fa trattare male gli altri.

Alla fine, arriveremo a capire che il Faraone è un potere cattivo ed ostile che ci ha preso per farci capire di essere estraneo a noi e per portarci al desiderio di scappare da lui. Non abbiamo la capacità di combatterlo, ma siamo in grado di separarci da lui. Questo distacco dal potere malvagio è detto “la fuga dall’Egitto”. Il male rimane intatto; siamo noi che smettiamo di associarci con lui.

Il male è ancora dentro di noi, da qualche parte negli strati più profondi, ma non gli permettiamo di “saltar” fuori; lo sopprimiamo e ci stacchiamo da esso. Il distacco dal male innalzandoci sopra è detto “l’uscita dall’Egitto, una fuga dal potere del Faraone”. A questo punto, raggiungiamo la redenzione. Non siamo ancora un popolo libero in una terra libera. Non siamo ancora passati dalla schiavitù alla libertà. Siamo solo fuggiti dalla schiavitù, ma non abbiamo ancora ottenuto la libertà.

A questo punto, abbiamo disperatamente bisogno di staccarci dal Faraone. Questo stato è chiamato “Pesach”. Iniziamo a correggere le proprietà che sono associate all’Egitto ed al Faraone. Non abbiamo un’altra natura. Tutto quello che abbiamo è l’inclinazione al male che dobbiamo correggere per trasformarla in benevolenza. Per poter ottenere questo stato dopo l’uscita dall’Egitto, abbiamo bisogno di un potere speciale che ci permetta di chiarire la nostra auto-correzione. Questo periodo è detto “contare all’indiero i giorni dell’Omer”.

In Egitto c’era un sacco di pane per noi. Durante la prima settimana di uscita dall’Egitto abbiamo mangiato il “pane frugale” detto “matza”. Poi siamo tornati al pane normale. Questo periodo è chiamato “conto alla rovescia dei giorni dell’ Omer”. “Omer” è un mazzo di spighe.

Controlliamo i nostri desideri maligni, tutte e 49. Questi desideri sono chiamati “Sefirot”. Sette sefirot o sette parti del nostro desiderio sono dette “Hesed, Gevura, Tifferet, Netzah, Hod, Yesod e Malchut” Ognuno di loro si divide in 7 parti. Ecco perché abbiamo 7×7 = 49 differenti desideri che siamo pronti a correggere.

Abbiamo “abbandonato” questi desideri nel momento del nostro esodo dall’Egitto, ovvero, abbiamo smesso di usarli. Ora, iniziamo di nuovo a fare dei test. Controlliamo ciascun desiderio e valutiamo se l’abbiamo usato per colpire qualcuno, calunniare, combattere, e così via. Dovremmo trovare un modo per usare gli stessi desideri per dar beneficio agli altri.

Dovremmo passare dall’inclinazione maligna a quella buona in ciascuno dei nostri desideri. Dobbiamo fare un “inventario” delle nostre malvagità”. Dobbiamo trovare un modo per usare i nostri desideri per scopi benevoli.

Al momento non ci stiamo ancora staccando dal nostro stato precedente. Durante la notte del Pesach, scappiamo e ci nascondiamo da tutti i desideri. Li controlliamo e cerchiamo di capire come appaiono adesso. Li contempliamo dal nuovo livello che è già “fuori dall’Egitto” e distante dal potere del Faraone.

Guardiamo i nostri desideri e ci spaventiamo del fatto che prima li avevamo. Comunque li abbiamo già distanziati da noi; non li consideriamo più nostri. Ci identifichiamo con quel punto che è uscito dall’Egitto e che è fuori da qualsiasi desiderio egoistico.

A questo punto, da una nuova “altezza” controlliamo ciascun desiderio, uno per uno, tutti e 49. Questo processo è detto i “49 giorni dell’Omer” visto che dal nuovo livello che abbiamo raggiunto, abbiamo iniziato a contare ed a mettere alla prova tutti i nostri desideri per vedere se siamo capaci di cambiarli ed usarli per buoni propositi invece che per propositi malvagi come facevamo prima.

Questo è possibile grazie al Faraone che ci rivela la nostra malvagità. Ora, possiamo gradualmente mutare il male in bene. Il conto dei 49 giorni dell’Omer è la preparazione per il cinquantesimo giorno che è chiamato “Shavuot” – Il Dono della Torà.

Da una parte è chiamato “Shavuot” perchè abbiamo contato tutti I nostril desideri e abbiamo fatto un “inventario” dall’altra parte è detto “la Dazione della Torà” visto che riceveremo la Luce che Riforma. Il Creatore ha detto: “Ho creato l’inclinazione al male e la Torà come spezia”.

A questo punto, vediamo chiaramente il male visto che abbiamo fatto un inventario dei nostri desideri. Ora abbiamo bisogno di una Luce speciale, una forza specifica, chiamata “la Torà” che ci aiuterà ad usare i nostri desideri uno dopo l’altro e tutti assieme per lo scopo della dazione e della benevolenza verso gli altri visto che la legge principale della Torà è “Ama il tuo prossimo come te stesso”. E questo è il livello che raggiungeremo alla fine.
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Da Kab.TV “Una Nuova Vita” 24.03.2015

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