49 cancelli sul percorso per la redenzione

Dr. Michael LaitmanPrima dell’Esodo dall’Egitto una persona attraversa “49 cancelli d’impurità.” Cioè, non crede più in nulla; non aspetta per qualsiasi cosa; vede che lui non ha quasi nessuna connessione con la forza superiore e che è impossibile cambiare qualcosa nella sua vita. Dove si trova questa forza superiore, che è “Non c’è nulla tranne Lui”? Tutto sta sotto il controllo del Faraone ed è impossibile fare qualcosa contro l’ego che lo controlla.

Una persona non capisce e non crede nel “buono che fa il bene.” Solo un filo sottile rimane che lo connette alla spiritualità; è così fragile che non crede che qualcosa verrà da esso. La disperazione è così grande, e il filo che lo sostiene è la pazienza che è oltre l’intelletto e la logica.

Questa situazione si accumula gradualmente, e se la persona veramente raggiunge i 49 cancelli d’impurità, poi il potere superiore agisce contro di loro, richiedendo acquisizione di redenzione per lui.

Qui va detto che “ogni azione lascia un’impressione,” tempo dopo tempo, un po’ di più e ancora di più, e così contiamo i 400 anni durante il periodo in cui una persona accumula chiarimenti, sforzi, anche le debolezze, e più carenze, che riesce a fare da solo o con l’aiuto del Creatore.

La nostra intera lotta per lasciare l’Egitto è sotto il controllo del Creatore. Non c’è nessuno tranne Lui e Lui è buono che fa il bene. E la Klipa (la forza egoistica) nega la provvidenza superiore di Non c’è nessuno tranne Lui in ogni modo possibile.

La servitù, l’esilio (in ebraico, Galut) differisce dalla redenzione (Geula) sostanzialmente a causa della lettera “Aleph,” la quale è il Signore del Mondo. Uno si deve concentrare su questo punto costantemente e non su qualcos’altro. Specificamente è necessario per affinare costantemente il nostro chiarimento, lottare contro la nostra natura, contro il faraone, perché non c’è nessuno tranne Lui, il buono che fa il bene.

Non chiediamo a qualcuno di cambiare qualcosa; non ci appelliamo al nostro destino. Invece ci giriamo solo verso il Creatore con le nostre richieste. Questo è ciò che significa, non c’è nessun altro all’infuori di Lui, perché tutto ciò che succede lo connettiamo solo a Lui. Solo Lui fa ogni azione, la preparazione in modo che da dentro la lotta contro tutti i disturbi nei quali Egli stesso ci ha avvolto, scopriremo Lui e ci gireremo verso di Lui.

Esilio significa che non siamo ancora pronti, ma bramiamo molto di scoprire la fonte di tutto ciò che sta succedendo, come detto, “Io e non un messaggero.” Questo è un momento molto importante. Questo è il nostro unico lavoro, e spetta a noi essere pronti per questo.

È molto importante rimanere in questo punto come una nave o un aeroplano che dobbiamo costantemente far navigare per rimanere sulla strada giusta nonostante il vento e i vari disturbi. Questo è possibile solo con un buon equipaggio.

Tutto è costruito in modo che una persona non è preparata a mantenere la sua posizione da solo. I problemi cadono su di lui, e poi si ha pietà di lui e gli viene data un’altra opportunità. Però questa possibilità è specificamente per costruire l’equipaggio giusto per se stesso in modo che insieme con loro egli manterrà la sua direzione.

Si deve sempre ricordare che tutti i disturbi vengono dal Creatore e non dal faraone o dal suo esercito e che non ci sono casi e nessun messaggero. Invece tutto viene direttamente dal Creatore. Il nostro compito è di scoprire il Creatore invece di tutte le fonti di potere e altre azioni. Attraverso questo, la nostra servitù, i colpi, e tutti gli eventi del racconto dell’esodo dall’Egitto sono rivelati. Tutto questo è una lotta per localizzare il Creatore attraverso tutti i disturbi che si trovano fra il Creatore e noi.

All’inizio non c’è connessione fra il Creatore e noi perché siamo opposti. E i disturbi vengono precisamente in modo che li useremo per costruire una connessione con il Creatore. Così vediamo che il Faraone ci porta più vicino al Creatore; l’inclinazione del male è un aiuto contro di noi (Genesi 2:18) e lo trasformiamo in una connessione con il Creatore.

Se costantemente lavoriamo in questo modo e proviamo a costruire una connessione, poi gradualmente ci alziamo ad una connessione ancora più forte, come i pioli di una scala, e cadiamo anche in più grandi disturbi, in un ancora più grande mancanza di connessione. E di nuovo proviamo a costruire Pitom e Ramses e di nuovo cadiamo, perdendo la connessione, piangendo, e diventando confusi, negando qualsiasi controllo da parte del Creatore.

Come risultato dei nostri sforzi si attraversano i 49 cancelli d’impurità. Se raggiungiamo il cancello 49, significa che abbiamo fatto una moltitudine di correzioni nella nostra connessione con il Creatore. Però questo ci è nascosto. Per una frazione di un secondo scopriremo qualcosa e poi cadremo immediatamente. In questo modo dobbiamo scoprire tutti i disturbi che sono contrari al fatto che non vi è nessun altro tranne Lui.

E la scoperta viene fatta secondo il principio di “Io e non un messaggero” se siamo pronti a rappresentare la forza superiore malgrado tutti i disturbi. L’esilio ci è dato in modo che possiamo sentire il Creatore, localizzarlo all’interno “dal nulla.” In questo modo raggiungiamo la redenzione.

Allora è impossibile dimenticare che tutto il lavoro verso la redenzione è di determinare che non c’è null’altro tranne Lui di fronte a tutti i disturbi che di certo vengono dal Creatore.

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Dalla prima parte della Lezione Quotidiana di Kabbalah 01.04.2014, Shamati 190

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