O verso la Terra o verso il Cielo…

Dr. Michael LaitmanLa Torà, “Levitico,” 25:14 – 25:15: Quando vendete qualcosa al vostro prossimo o quando acquistate qualcosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello.

Regolerai l’acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l’ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di raccolto.

Domanda: Dice “voi non vi fate torto a vicenda…”Qual è il significato di fare torto”?

Risposta: Prima di tutto un uomo fa torto a se stesso. Se potessimo sentire in ogni azione che facciamo che tutto è temporaneo e che non vediamo le nostre azioni e le nostre relazioni come elementi eterni, se ci rendessimo conto in che misura le azioni e le relazioni sono condizionate e fragili, tutto sarebbe molto più facile e più semplice.

Ma ogni volta ci attacchiamo al nostro desiderio, alle nostre opinioni, ai nostri insignificanti umori passeggeri, e crediamo che si tratti della cosa principale poiché questo è ciò che mi mette in moto in un certo momento e che mi riempie, e questo è il mio piccolo mondo.

Ma se, allo stesso tempo, riuscissi ad includere il mondo intero dentro di me, una sfera più grande e mi comportassi di conseguenza, nonostante il fatto che sono sotto il dominio del mio piccolo desiderio, avrei un certo rapporto con il livello superiore e allora potrei certamente percepire e accordarmi in un modo completamente diverso.

Un uomo non ha niente di suo. Il mio stato migliore è quando sento che il mio corpo non è mio, per non parlare delle cose esterne.

Io ho solamente un punto interiore che adoro. Ciò significa che voglio attaccarlo al Creatore dalla mia posizione personale, aderire alla mia terra, al mio piccolo spazio che è la combinazione di tutte le mie qualità interiori, la combinazione della linea di destra e di sinistra.

E’ la mia parte, una minuscola cellula nel corpo complessivo, e connettendomi ad esso ritorno alla mia origine, al mio posto. Questo è lo stato perfetto in assoluto, la fine di tutte le correzioni.

Tuttavia, per arrivarci devo percepire il corpo in generale nel suo complesso. Solamente allora, riuscirò a trovare il mio spazio rispetto a tutti gli altri punti, a tutti gli altri minuscoli quadratini come me, che sono fatti ad immagine del Creatore. Di fatto questa immagine non esiste, ma noi la mettiamo insieme raggruppando i nostri desideri corretti in un’immagine, una forma che ha volume, e adattandoci gli uni agli altri.

Se riuscissimo a comprendere che questo è lo scopo e l’obbiettivo dell’esistenza di una persona nel mondo, compiremmo tutte le nostre azioni con una diversa intenzione. Perciò, da una parte, tutte le nostre azioni avrebbero un peso totalmente diverso mentre, dall’altra parte, le concentreremmo sul conseguimento dello stato spirituale e perderebbero il loro significato temporaneo ed acquisirebbero un significato eterno.

Abbandoneremmo l’insignificante vantaggio momentaneo per il bene di una causa eterna e più grande e ci comporteremmo in un modo totalmente diverso usando ogni momento non per afferrare velocemente qualcosa, ma per compiere un altro passo verso il nostro punto eterno di connessione con il Creatore.

Domanda: Allo stesso tempo, i concetti come la casa, il mio lavoro, il mio territorio, e “è necessario trasferire ai figli”…scompariranno…

Risposta: Ci sono delle leggi per tutto questo, le leggi della Torà, che spiegano ogni azione che io compio: come mi dovrei lavare, vestire, camminare e comunicare con le persone e con gli animali, con tutto e con tutti.

E questo perché io non devo essere compatibile con cosa voglio o con cosa immagino al momento, ma con l’eterno stato perfetto che dovrei raggiungere. Sebbene non lo conosca veramente al momento e non lo veda e non lo capisca, questa è la ragione per cui mi sono state date le istruzioni della Torà, di modo che io possa avanzare lungo il giusto cammino che è stato predeterminato, anche se non capisco le cose.

E’ come volare in un aereo in base a cosa mostrano gli strumenti senza vedere nulla al di là di questo. Io mi concentro sullo scopo in base agli strumenti, in contrasto a ciò che sento nello stato attuale, il che significa che ci sono stati dati due stati che guidano una persona: uno stato temporaneo ed uno stato eterno, ed essi sono considerati come l’adempimento delle leggi della Torà.

Il problema è che io divento totalmente devoto allo stato temporaneo e credo che sia la parte principale. Sprofondo in esso di testa e mi ci perdo. Semplicemente mi risucchia.

Per uscirne ho bisogno di poteri speciali che arrivano dall’alto, che gradualmente mi tirano fuori un pochino e mi permettono di decidere. Io sono nel mezzo, sul punto decisivo: ritornare in direzione della terra o avanzare verso il paradiso?
[155608]

Da Kab.TV “I Segreti del Libro Eterno” 13.08.2014

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