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Colui che dimora, la divinità ed il gruppo

Dr. Michael LaitmanDomanda: Cosa significa “Io dimoro in mezzo alla mia gente” (Re II 4:13) e come ciò è collegato al nostro lavoro rivolto al pubblico?

Risposta: “Io dimoro in mezzo alla mia gente” significa che noi scopriamo il Creatore nella Divinità, in tutti i desideri che si accumulano al livello parlante e che vogliono somigliare al Creatore. Divinità è il collettivo, la comunità, tutta l’umanità che raccoglie in sé la natura dei livelli inanimato, vegetale e animale e che diventa il sostegno, la sostanza di un desiderio, nel quale il Creatore, la Luce Superiore, viene rivelato.

Attualmente noi agiamo come è indicato nel seguente disegno: in alto il Creatore, nel centro il gruppo e sotto la comunità. Noi usciamo al pubblico, assorbiamo le loro mancanze, le trasformiamo in mancanze nostre e le innalziamo al Creatore. La risposta ci arriva dal Creatore, MAD 1 (la Luce) e così abbiamo qualcosa da trasmettere al pubblico, MAD 2 (nel disegno).

Colui che dimora, la divinità ed il gruppo

Comunque, dopo avere lavorato per un po’, raggiungiamo la fase nella quale il gruppo inizia a lavorare con il Creatore che si trova tra il pubblico. Il vaso, la Divinità (Shechina), questo è il pubblico; e la Luce, la parte interiore del pubblico, è colui che vi dimora (Shochen), il Creatore, che si trova nell’umanità.

Innanzitutto io mi correggo rispetto al gruppo e poi lo devo immaginare nella sua forma perfetta, nel mondo dell’infinito, lo devo vedere come la Divinità. Se esso mi sembra frammentata, ciò è solo il grado della mia frammentazione. Quindi lo devo accettare come corretto e devo continuamente cambiare me stesso, per vedere il gruppo in uno stato sempre più avanzato, elevato, spirituale, sacro ai miei occhi, un luogo dove il Creatore si rivela sempre di più. E quando sono in discesa e guardo il gruppo in modo egoistico, allora mi dico che sono io a determinare tutto questo ed esso cambierà per il mio bene; cioè io non sono al suo servizio, piuttosto è il gruppo ad essere al mio servizio.

E quando ci prendiamo cura del pubblico e tramite esso (dentro il centro del gruppo) raggiungiamo il Creatore, allora il pubblico diventa prezioso per noi. Il Creatore è prezioso per noi ed il pubblico è prezioso. Così noi iniziamo a chiarire il rapporto tra la Luce ed il vaso. Per quanto riguarda il vaso, tutto dipende dal tipo di Luce che noi scopriamo in esso ed il modo in cui sentiamo che stiamo arrecando gioia al Creatore.

In questa Luce noi scopriamo l’identità superiore che viene espressa tramite la natura del mondo. Il Creatore non ha altra forma se non quella che noi Gli attribuiamo. Al momento non Gli attribuiamo alcuna forma, quindi Lui per noi on esiste. E nella misura in cui noi riusciremo a darGli una qualche forma di dazione all’interno del vaso, in quella misura Egli sarà rivelato.

Così è detto “Io dimoro in mezzo alla mia gente”. Al livello successivo il gruppo sarà come il nostro “punto nel cuore” e tutto il nostro lavoro consisterà nel vedere l’umanità come la giusta base per la scoperta definitiva della Luce Superiore.

Questo livello arriverà da sé, in base al nostro grado di avanzamento, ma è necessario capire quanto sia importante la divulgazione oggi. Non facciamo semplicemente qualcosa di buono per la comunità; piuttosto noi lavoriamo col nostro vaso spirituale per scoprire il Creatore.

Ai nostri giorni abbiamo bisogno di un gruppo, una persona non è sufficiente per questo lavoro. C’era un tempo in cui bastavano due persone per scoprire questo rapporto lavorando insieme. Ciascuno lavorava fuori da se stesso, all’interno della connessione, e questo era sufficiente, come è scritto: “Il minimo di molti è due”. (Yerushalmi Yoma 13)

Ma ora neppure un gruppo forte ed avanzato di un migliaio di persone è in grado di scoprire la Forza Superiore. L’inizio della Divinità è qui e quindi bisogna dare sempre più risalto al pubblico. E così scopriremo molto in fretta che il pubblico non è solo Israele ma tutta l’umanità.

Il vaso inizierà a reagire. Tutta l’umanità, all’improvviso, inizierà a reagire in tutto il mondo.
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Dalla preparazione alla Lezione quotidiana di Kabbalah del 26.05.2014

Materiale correato:

La correzione inizia con coloro che si sono risvegliati
Fa della tua vita un dialogo con il Creatore

Congresso di Arava 6/8.03.2015

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Le qualità del Sommo Sacerdote, Parte 1

Dr. Michael Laitman“Per diventare un sommo sacerdote, un Cohen doveva possedere cinque qualità.

Quali sono le qualità che un Cohen dovrebbe possedere per svolgere le funzioni del Primo Sacerdote?

1. La Saggezza è la prima e la principale proprietà.

Conducendo i servizi nel Tempio, il Primo Sacerdote rappresentava l’intera nazione. A tal fine, doveva essere grande nella Torà. (“Che sia Luce”, “Levitico,” “Emor”).

“Essere grande nella Torà, “significa utilizzare la Luce Superiore per correggere l’egoismo. Quando uno riceve la Luce di Hochma (Saggezza), non per il proprio bene, ma per il bene delle altre anime, egli si chiama “saggio”.

2. Aspetto piacevole.

Anche se sembra che l’aspetto esteriore non sia una qualità notevole, per rispetto al Creatore e al Tempio era richiesto che il Primo Sacerdote doveva essere di bell’ aspetto. “ (“Che sia Luce”, “Levitico,” “Emor“).

“Bell’ aspetto,” significa che le sue proprietà esterne sono dirette a vantaggio degli altri.

Dal punto di vista spirituale, un uomo è considerato “bello”, quando lui si illumina di luce. Non è il corpo che conta, ma le sue proprietà che sono di reale importanza. La Kabbalah descrive le proprietà di entrambi i desideri corretti e corrotti e i gradi della loro correzione.
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Da Kab.TV “I Misteri del Libro Eterno,” 20.05.2014

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Passare avanti la Luce come in una catena