La vita all’ombra della paura della morte

Dr. Michael LaitmanQuando una persona si avvicina alla vecchiaia, incomincia a dispiacersi che sia arrivato il suo momento, cioè, di essere alla fine della sua vita. Infatti, ci sono delle persone che ci pensano a cominciare dall’infanzia e si rapportano sempre in modo preciso riferendosi a questo momento della morte.

Alla fine, o cadono in depressione o, al contrario, si infiammano di un forte desiderio di farcela e si comprano un posto nell’eternità agli occhi degli altri.

Sperano che questo momento della morte non li raggiungerà personalmente, tranne che in questa vita terrena. Si tratta di grandi persone che lasciano il loro segno nella storia dell’umanità, come Alessandro il Grande, Archimede, famosi scienziati e leader che hanno cambiato la nostra visione del mondo ed il volto della società umana facendo delle scoperte speciali per passarle poi al mondo.

Ci ricordiamo di queste persone e leggiamo le loro biografie. Gli storici trasferiscono questa scienza di generazione in generazione e ci raccontano di loro. Queste grandi persone sono come dei segni lungo tutto l’asse della storia. In sostanza, noi contiamo il tempo della storia non in base agli anni, ma in base a queste persone speciali, dicendo, “Questo è successo nei giorni di Giulio Cesare”, e cose del genere.

Una persona comprende che non è il tempo in se stesso a segnare la società umana, ma lo fanno le persone che hanno giocato dei ruoli particolari in quei tempi della storia E quindi si manifesta dentro la persona il bisogno vitale di entrare egli stesso nell’eternità, nello stesso panteon dove sono raccolte tutte le colonne centrali dell’umanità.

Ci sono delle persone che lavorano tutta la loro vita fin dalla gioventù solo per il bene di farlo e, a dire poi il vero, ci sono delle persone che ce la fanno a lasciare il loro segno nella storia.

Ma se parliamo di persone comuni che non sono dei grandi personaggi, durante la vecchiaia queste persone sentono che presto la loro vita finirà. E anche se attraverso i rimedi della medicina moderna sarà presto possibile allungare la vita umana in modo significativo, non importa di quanto sarà allungata, anche fino a 200 o 300 o anche 500 anni, al di là di tutto, finirà. Ed è così che sarà effettivamente. Vivremo più a lungo di adesso, ma rimarrà lo stesso problema.

L’idea non è il numero degli anni. C’è stato un periodo nelle precedenti generazioni in cui l’età media di una persona non superava i 30 anni, e 200 anni fa, l’età media era di 40 anni. Solamente nelle elite sociali la media di vita spaziava dai 60 ai 70 anni, mentre le masse vivevano una media di 35 anni, 40 al massimo. Vi ricordate come Pushkin scrisse a questo proposito, e cioè che una persona entrava nella vecchiaia con i capelli bianchi a 38 anni di età. In quel periodo, era normale considerare come vecchio un uomo di 40 anni.

Al giorno d’oggi viviamo il doppio del tempo, ma rimane la stessa paura della morte. Dipende dallo sviluppo umano. Più una persona si sviluppa, più la questione della morte lo preoccupa. C’è stato un periodo in cui la vita umana non aveva valore ed era possibile mandare alla morte in un solo giorno un esercito di 100.000 uomini. Ma oggi, la vita di ogni persona ha un grande valore.

Attualmente, invece di un miliardo, ci sono sette miliardi di persone che vivono sulla faccia della Terra. L’umanità sta investendo una grande quantità di energia e di denaro per macchine che siano in grado di combattere al posto delle persone. Il che suggerisce quanto la vita e la morte di ogni persona sia molto importante.

Oggi, è impossibile mandare una persona a combattere come un gladiatore nell’arena per intrattenere la folla come si era abituati a fare nell’antica Roma o anche in America dove, non più di 200 anni fa, c’erano ancora gli schiavi. Allora era possibile picchiare uno schiavo e farci qualunque cosa saltasse in mente al padrone. Ma al giorno d’oggi, la vita di ogni persona ha un valore più elevato.
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Da Kab.TV “Una Nuova Vita” 22.04.2014

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