Purificare i nostri desideri

Dr. Michael LaitmanLa Torà, “Levitico” (Metzora), 14:1 – 14:4: Ed il Signore parlò a Mosé, e disse: Questo è il rituale a cui dovrà sottoporsi un lebbroso nel giorno in cui dovrà purificarsi.

Egli sia condotto davanti al sacerdote, ed il sacerdote uscirà dall’ accampamento e lo esaminerà. Se il sacerdote vede che la piaga del lebbroso è stata guarita, il sacerdote ordinerà di prendere due uccelletti vivi, legno di cedro, un nastro di lana e dell’issopo che dovranno essere portati per colui che deve essere purificato.

Domanda: Dopo che Mosè porta il suo popolo al Creatore, ogni capitolo inizia con queste parole “ed il Signore parlò a Mosè, e disse”. Come mai?

Risposta: Questo perché il livello di Mosè è un livello intermedio attraverso il quale ogni persona scopre il Creatore. E’ il solo modo in cui si può raggiungere una connessione con la forza superiore, con il Creatore (Keter), che è rappresentato dalla qualità di Mosè, che è la qualità totale di Bina, la totale dazione. Dopo il livello della dazione, il livello successivo ancora più sublime è l’amore.

Domanda: Leggiamo che il lebbroso (tzara’ath) fu portato dal sacerdote. Qual è il significato di “il sacerdote gli corra incontro fuori dall’ accampamento”?

Risposta: Un sacerdote e Mosè sono lo stesso livello che ha dei sotto-livelli- Mosè è la suprema qualità in Bina.

Quando una persona si eleva al livello di un Cohen, di un sacerdote, (Bina) questa persona deve esaminare tutti i suoi desideri, le sue intenzioni, ed i suoi obbiettivi e controllare se dopo i giorni della purificazione gli è rimasta della lebbra.

Un difetto è un desiderio o un pensiero che funziona solamente per se stesso. Nel momento in cui un tale pensiero viene rivelato, indica che una persona non è ancora pura. Perciò, ci dovrebbero essere altri sette giorni di correzione. Se non scopriamo una mancanza una persona è considerata pura, il che significa che si trova effettivamente al livello di Bina, nella qualità della dazione, ma non l’ha ancora realizzata!

Come si prepara per il proprio appagamento? Deve prendere tutti i suoi desideri e non restringerli semplicemente per ciò che concerne il riempimento egoistico, ma deve agire contro l’intenzione per se stesso che aveva prima. Deve concentrare la sua intenzione sul beneficio degli altri.

L’inizio della realizzazione del desiderio per il bene degli altri si chiama “Eid”, il sacrificio, e deriva dalla parola Ebraica “approssimazione”.

Di solito un certo desiderio degli stati della natura inanimata, vegetativa, animata ed umana sono utilizzati per la correzione. La Torà ce ne parla allegoricamente e spiega che “due uccelletti vivi, del legno di cedro, un nastro di lana e dell’issopo che dovranno essere portati per colui che deve essere purificato”. Gli uccelletti sono il desiderio al livello animato di una persona, il legno di cedro ed il nastro di lana sono i desideri al livello vegetativo.

Si tratta di speciali qualità interiori che esistono nel nostro mondo nella loro forma corporale e non sono perciò descritti nel linguaggio delle radici ma nel linguaggio dei rami del nostro mondo.

Però, quando i Kabbalisti leggono la Torà, essi comprendono a quali desideri ed intenzioni si riferisce e cosa può usare una persona per iniziare il lavoro per il bene del gruppo e attraverso di esso per il bene della forza superiore, per il Creatore.

Il gruppo ed il Creatore sono la stessa cosa, ma il lavoro per il gruppo è il lavoro fatto per qualcuno che posso vedere e sentire. Quando faccio così, scopro un livello che è totalmente diverso da tutto il resto in cui lavoro semplicemente per la dazione, nemmeno per qualcuno o qualcosa, ma lo faccio per qualcosa che è al di fuori di me, per il Creatore.

Inizio a scoprire una qualità completamente nuova del mondo spirituale, che mi circonda ed io ci sono dentro.

Domanda: In altre parole, si tratta come di un fatto lampante, come quando io ti vedo, per esempio, e ti voglio appagare.

Risposta: No. Se tu vuoi appagarmi, devi prima scoprire cosa voglio. Devi essere incorporato nei miei desideri ed iniziare a creare qualcosa attraverso la quale riuscirai ad appagarmi. Quando mi appagherai, troverai la forza superiore in questa azione.

Allo stesso tempo, non avrai bisogno di una mia risposta, non nella forma di un sorriso o di una parola gentile, poiché se ci fosse una risposta sarebbe già un appagamento egoistico. Io non devo neanche saperlo.

Questo è il lavoro di un Kabbalista di cui nessuno sa. Perciò, la saggezza della Kabbalah è chiamata la saggezza nascosta. La precisa azione di un Kabbalista non è espressa fisicamente ma nelle sensazioni, nel migliorare la situazione e l’atmosfera del mondo, nell’avvicinare le persone tra di loro.
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Da Kab.TV “I Segreti del Libro Eterno” 25.02.2014

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