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Il criterio per una divulgazione di successo

DomDr. Michael Laitmananda: C’è un criterio universale per un giusto risultato della nostra divulgazione?

Risposta: Come si può determinare il risultato della nostra divulgazione e non essere smentiti? C’è un solo criterio: efficace unità pratica in cui il Creatore si rivela.

Questo perché l’obiettivo finale di tutto ciò che facciamo è la scoperta del Creatore dentro di noi, quella forza comune naturale che ci connette. Finalmente cominciamo a sentire come questo mondo in realtà sparisce e rimaniamo sentendo solo due forze: la ricezione e la dazione, le quali cooperano tra loro, e con questo sistema ci troviamo in piena sintonia.

Nella creazione non c’è null’altro che l’Olam Ein Sof (il mondo dell’infinito). Tutto il resto è già una sensazione immaginaria che ci distrugge.

Allora dobbiamo provare con tutta la nostra forza a misurare la nostra unità: quanto dall’alto del nostro ego, quanto non è mirato verso la ricezione per se stessi, quanto si trova fuori da ognuno di noi, al centro tra noi, e può essere effettivamente simile al Creatore nel suo carattere.

E allora questo cambiamento avrà già la sua pratica realizzazione netta nei dati fisici: “livelli”, “Aviut” (lo spessore del desiderio), “machsom”, “Ohr Hozer” (la luce ritornante). Poi sarà più semplice e facile per noi.

Sarò in grado di vedere secondo i nostri amici e secondo me stesso in quale maniera possiamo dare, come è necessario attirare questo dall’uno all’altro, come ognuno di noi deve agire. In questo modo possiamo misurare la forza di volontà di un altro.
[140507]

Dal Congresso di Sochi “Giorno Uno” 13.07.2014, Lezione 1

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Una farfalla sul Monte Sinai

Dr. Michael LaitmanDomanda: La disintegrazione della società che vediamo ora in Israele e in tutto il mondo ci fa ricordare della nascita di una farfalla. In primo luogo vi è il bruco, che vive per un po’, mangia le piante, ed è felice.

Però ad certo un punto il bruco raggiunge la fine e non può riempire più se stesso. Poi diventa crisalide ed entra in uno stato di oscurità chiudendosi dentro un bozzolo dove il suo corpo comincia a disintegrarsi.

Il bruco cessa di essere quello che era prima. Gli scienziati hanno scoperto che il gene che più tardi diventerà una creatura completamente diversa è già dentro il bruco. Dopo un periodo di caos e disintegrazione, una farfalla bella emerge all’ improvviso dal bozzolo; una creatura alata che è molto più sviluppata.

Può essere che siamo ora nel periodo del bruco e pertanto vediamo come tutto intorno a noi è fuori equilibrio e sta cadendo a pezzi?

Risposta: Potrebbe essere che ora siamo nel periodo del bozzolo, ma per diventare una bella farfalla, dobbiamo cambiare. Possiamo raggiungere questi cambiamenti sia in un modo piacevole, facile, e con un percorso breve attraverso la connessione fra noi, o tramite la guerra e i problemi terribili che ci forzano ad unirci. Questo significa che siamo in grado di attraversare questo processo passivamente o attivamente.

Commento: Allora alla fine ci connetteremo con o senza la guerra.

Risposta: Sì, ma c’è una differenza enorme. Dopo tutto, non sarà solo un’altra guerra, ma una guerra nucleare.

Domanda: E se non ci connettiamo?

Risposta: Non può essere. È già nei nostri geni, come il bruco deve alla fine diventare una bella farfalla. Anche noi abbiamo il gene secondo il quale dobbiamo portare il mondo intero alla correzione ed è già impresso nei geni della società umana, nel nostro programma interno. Dobbiamo solo realizzarlo.

Abbiamo due possibilità, le quali sono buone o cattive. La possibilità cattiva è tramite le guerre e la sofferenza e la possibilità buona è raggiungendo il compimento della saggezza della Kabbalah da noi stessi, raggiungendo la forza di connessione, e da essa trarne la forza, la Luce che Riforma noi stessi. Si dice: “Ho creato l’inclinazione al male, ho creato la Torà come spezia, poiché la Luce in essa riforma.”

Domanda: Lei parla della Torà, quindi si tratta di religione?

Risposta: No. La Torà è la luce, la forza che scopriamo dentro il cerchio, il quale ci salda insieme. La forza che riforma si chiama Torà. Non è affatto un concetto religioso. Non è un libro o una pergamena che ha parole scritte su di essa, ma una forza interiore.

L’inclinazione egoistica non ci fa connettere, mentre la Torà è la Luce Superiore, che significa correggere l’inclinazione del male, il quale è sentito solo da coloro che sentono che devono connettersi con gli altri e non possono farlo. E’ come se tutta la nostra intera nazione fosse seduta in un grande cerchio di otto milioni di persone e tutte pensassero solo al fatto che non possono unirsi. Di fatto, se non vi è alcuna pressione esterna, la società rimane separata e indipendente.

La nostra missione è di muoversi dallo stato uno allo stato due. Lo stato uno è il nostro stato attuale di insicurezza e di nessun futuro a causa della mancanza di connessioni tra noi, a causa della nostra natura egoistica.

Ci sono due modi per ottenere lo stato due. Il modo giusto è il percorso di cui ci parlano i Kabbalisti. Dicono che se vogliamo avanzare dobbiamo connetterci. Se ci sediamo in cerchi e cominciamo a discutere la questione di come essere “come un uomo in un solo cuore,” scopriremo quanto siamo contro questa idea. Questa resistenza che sentiamo verso la connessione si chiama l’inclinazione al male.

L’inclinazione al male non si rivela a una persona nella sua vita comune, quando disprezza tutti, ma solo quando lui desidera connettersi agli altri. Solo in quel momento vede che non vuole questa connessione ed è respinto da essa, anche se capisce che deve raggiungere l’unità malgrado la sua repulsione naturale.

Lo abbiamo sentito durante l’ultima operazione militare “roccia duratura”, poiché potevamo unirci solo sotto la pressione esterna. Nel momento in cui la pressione è sparita, improvvisamente siamo tornati al nostro stato iniziale e abbiamo cominciato a litigare e lottare. Che possiamo fare? Dopo tutto dobbiamo connetterci!

In realtà, la cosa che manca in questo momento è il riconoscimento che abbiamo bisogno di connessione. Abbiamo bisogno di diffonderlo vastamente e di spiegare che il nostro futuro dipende dall’unità della nazione e che altrimenti siamo di fronte al disastro.

Se scopriamo che non possiamo unirci, anche se vogliamo, abbiamo bisogno della Torah come un mezzo per raggiungere l’unità. Significa che siamo ai piedi del Monte Sinai il quale è la montagna dell’odio. Vogliamo raggiungere l’unità, ma non possiamo poiché una montagna alta di odio reciproco ci separa.

Dopo saremo in grado di ricevere la Torà, la quale è la rivelazione della forza di connessione che dovrebbe venire e connetterci. Significa che la luce della Torà riforma. E’ la forza di unità, una forza di luce e amore. Quando si rivela, all’ improvviso cominciamo a sentire la vicinanza, la dipendenza, e una connessione reciproca tra di noi.

Domanda: Dove possiamo trovare questa forza?

Risposta: La forza è nascosta in natura. Anche ora, è fra noi, ma lo scopriamo solo nella misura in cui impariamo a connetterci. L’intera Torà è questo. Così ogni volta i Kabbalisti si connettono in un gruppo, scoprono il Creatore, la forza superiore di connessione.

Domanda: Questo cerchio è adatto anche per le persone che non sono religiose?

Risposta: Il cerchio è adatto a tutti, non solo le persone che non sono religiose, ma anche per le donne e le persone di tutte le nazioni. Dopo tutto, la nazione d’Israele deve essere una luce per tutte le nazioni, insegnare a tutti la saggezza della connessione, e rivelare a tutti che il Creatore è la natura superiore. Durante l’ultima guerra, erano in realtà le donne e le madri che hanno espresso la richiesta di unità della nazione…
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Dal programma “Una Nuova Vita” 02.09.2014

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