Racconti Brevi: Scalando il Monte Sinai

Dr. Michael LaitmanAvendo attraversato tutti la fase della vita in Egitto e l’esodo dall’Egitto, il popolo d’Israele ha raggiunto uno stato chiamato, il Monte Sinai. Essi cominciano a capire che stanno affrontando delle montagne enormi di male, la parola “Sinai” deriva dalla parola ebraica “odio” (odio reciproco), la repulsione profonda che sentono le persone, l’una verso l’altra che è molto più grande di quello che si è sentito in Egitto.

Mentre in Egitto o nell’ antica Babilonia non lo capirono e non erano pienamente consapevoli di questo; ora il male si rivela a loro al suo massimo.

Di conseguenza la gente si sente perplessa, impotente, e non può nemmeno immaginare che cosa dovrebbe fare. Però Mosè allevia la loro mente, promettendogli di organizzare e fissare la connessione tra loro e il Creatore. Questo è il suo ruolo poiché egli è il legame tra il popolo di Israele e la Forza Superiore. La gente non poteva fare nulla senza il suo aiuto e la sua guida, senza la sua connessione con il Creatore.

Egli si arrampica sul Monte Sinai mentre la gente non sente questa connessione ed è pronta a ritornare in Egitto. La cosa principale per loro è sentire di avere qualcosa, qualcosa di tenero! L’odio spaventa la gente semplice.

Immagina di vivere in un condominio nel quale tutti ti odiano profondamente. Hai paura di uscire dal tuo appartamento, di aprire una finestra, senti la corrente di odio enorme da tutti i lati, non puoi dormire, e stai perdendo il tuo appetito. Questa situazione è terribile! Questo è esattamente ciò che sentono le persone ai piedi del Monte Sinai. La natura vera del loro ego si rivela e vedono che non possono superarla in ogni caso poiché la connessione con il Creatore che li ha aiutati non molto tempo fa è andata via.

Però Mosè gli promette di salire a questo livello di connessione, per stabilire il contatto fra loro, e li porta fuori da quest’odio. Solo lui può salire sopra la montagna dell’ego, ma è solo un piccolo attributo in noi.

Nel momento in cui si stacca dal popolo, essi perdono la speranza di connettersi al Creatore e l’unica speranza che vedono è nella creazione del vitello d’oro, il quale credono può unirli. Non c’è nient’altro a cui possono aggrapparsi.

Sono pronti a impiegare i loro gioielli in oro e donarli in modo che qualcosa li unirà. Perché rispetto all’odio profondo che sentono, il piccolo ego che s’incarna nel vitello d’oro egoisticamente li collega almeno in una certa misura.

Quando egli scende dal Monte Sinai, Mosè si avvicina alle persone che vogliono connettersi al Creatore tramite lui e stabilire un contatto fra loro, ma vede una volta ancora che si inchinano al loro ego (il vitello d’oro). Poi rompe due tavole del patto ricevuto sul Monte Sinai, poiché ora questo non è adatto alle persone giacché sono cadute a un livello diverso.

Mosè sale sul monte, vale a dire ancora una volta l’ego, e quando si connette con il livello superiore di amore e dazione sopra di esso, riceve una seconda istruzione dal Creatore. Quando scende da questo livello spirituale, egli porta la gente al piano per l’unità: la rivelazione del Creatore tramite loro avvicinandoli nell’unità interna tra di loro.

Il piano include tutte le leggi principali della Torà, e la più importante è “ama il tuo prossimo come te stesso,” e la gente è pronta a tenerla e ad unirsi.

Il giorno in cui Mosè scende la seconda volta dal Monte Sinai, si chiama Yom Kippur (il Giorno dell’Espiazione). Egli porta alla gente le due tavole, il che significa le dieci condizioni in contrasto con le dieci piaghe d’Egitto. Per soddisfare queste condizioni a livello spirituale, raggiungono un livello di unità fra loro, in cui il Creatore si rivela e si fondono in completa unità con Lui. Questo è lo scopo della loro correzione.

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Da Kab.TV “Racconti Brevi” 22.10.2014

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