Un doppio processore, il gruppo ed io

Domanda: Durante il workshop, come si fa a ricordare la necessità del lavoro interiore? Mi sento come se fossi un computer con due processori e uno di loro si dimentica dell’obiettivo, il lavoro, tutto il tempo. L’altro mi ricorda questo tutto il tempo e mi ricorda l’intero processo che ho attraversato.

Risposta: Non possiamo ricordare l’obiettivo costantemente, il lavoro, e scollegarci da esso tutto il tempo. Questo distacco è necessario per esistere, ma non dobbiamo essere in accordo con esso. E poi sarà utile per la nostra correzione, com’è detto: “Ogni cosa si trova al di fuori.” In altre parole, non si accetta di essere separati.

Siamo separati in modo da poterci connettere di nuovo sul livello successivo. Inoltre, non riesco a tenermi su tale livello alto, tranne solo che per mezzo dell’ambiente.

Qualsiasi circuito elettrico funziona in base a questo principio; ogni elemento trasmette la sua energia all’esterno e prende nuova energia in sé, trasmette poi nuovamente verso l’esterno, e la riceve di nuovo dentro. E’ come una bobina e un cavo che continuamente si scambiano l’energia nei circuiti fra loro; ecco come funzionano reciprocamente.

Non riesco a mantenermi in un buono stato; ho bisogno di un lavoro comune con il gruppo. Ecco come ci alterniamo nel nostro lavoro. Inoltre, ognuno dei miei amici passa attraverso i propri stati. E poi all’interno di questo sistema, il Creatore dispone il tasso con il quale gli stati si alternano in ognuno di noi e tutti insieme.

Dobbiamo sentire che noi non esistiamo in isolamento; anzi, noi apparteniamo ad un unico sistema con due processori, che lavorano alternativamente, qualche volta questo e qualche volta quello. Abbiamo bisogno di mettere in comune la nostra energia in modo da poter caricare se stessi ed essere nutriti con l’energia del lavoro reciproco. Nel gruppo, tutti gli stati che avete attraversato spariscono, tutti i livelli precedenti, tutta la vostra storia. Tutto succede solo dentro il gruppo, all’interno del Kli collettivo, finché in esso raggiungiamo la forma dell’infinito. Solo allora, in un’azione chiamata la fine della correzione, scopriremo tutto quello che abbiamo attraversato.

Tutto questo si trova all’interno del gruppo. Il primo stato spirituale comincia in relazione al gruppo, nella mia abilità a connettermi con esso. E’ così la mia prima e più piccola scoperta dell’inclinazione al male ha occupato un posto, e così via, fino all’ultima inclinazione al male, il grande ego sulla cima della scala di livelli. Pertanto, tutti i risultati del lavoro sono inghiottiti dal gruppo. Il gruppo è Malchut dell’infinito.

Il progresso spirituale viene misurato unicamente e solo in contrasto all’inclinazione maligna che cresce costantemente: cresce con qualsiasi tasso e con qualsiasi potere, da questo il rifiuto di connessione cresce in noi. Il rifiuto e l’oscurità diventano sempre più grandi, più forti, ma noi interpretiamo, capiamo, sentiamo, e riceviamo uno stimolo a lavorare con loro allo scopo di connetterci con il gruppo a fronte di questo buio. Siamo interessati a questo rifiuto; altrimenti, non accetteremmo i nostri “segnali di lavoro.” Il nostro avanzamento viene misurato con questo.

Nel frattempo, noi giudichiamo solo secondo i nostri sentimenti senza una misurazione oggettiva, ma dopo di questo, misureremo i nostri propri stati.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 18.02.2014)

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