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Una piaga spirituale

Dr. Michael LaitmanDomanda: Ogni giorno portiamo il nostro desiderio alla lezione del mattino e soprattutto allo studio dello Zohar. Come possiamo riunirci ed innalzare la nostra domanda, la nostra richiesta al Creatore, durante la lezione, in modo da non concentrarci sul quadro descritto ma per vedere al di sopra di esso?

Risposta: Naturalmente, non ci dovremmo concentrare sulle storie descritte, ma dovremmo arrivare alla lezione con le impressioni che abbiamo raccolto durante il giorno:

• In quale misura ho fatto in modo di superare il mio attaccamento alla mia rigida percezione pensando che dono alle persone e loro donano a me;
• In quale misura ho provato a percepire il Creatore in tutto questo, e a sentire che tutto deriva da Lui;
• In quale misura ho provato a vedere solamente il lato positivo in tutto in modo da potere avanzare spiritualmente, nonostante le diverse sensazioni negative, l’impazienza, le rotture, e la rabbia;
• In quale misura ho provato a dirigere tutto verso l’importanza della connessione con il gruppo per trovare la connessione con il Creatore.

Devo portare tutte le impressioni e le esperienze che ho accumulato agli incontri con il gruppo e durante la lezione devo cercare di concentrare tutti i miei sforzi sull’unione con il Creatore attraverso gli amici, il che significa percepire il corpo spirituale che è tra di noi, tra me e gli amici.

Se non ho accumulato del potenziale negativo, non ho niente da portare alla lezione. Devo arrivare alla lezione come se andassi ad un evento speciale nel quale correggo ciò che non sono riuscito a fare da solo senza la connessione con gli amici, senza aver aperto Il Libro dello Zohar con loro, il che mi avrebbe permesso di ricevere attraverso di esso la Luce che incolla e ci salda insieme.

E’ perché ho provato a farlo senza la connessione fisica con gli amici, senza leggere lo Zohar insieme a loro, non ce l’ho fatta! O avrei potuto farcela un pochino, ma solo per imparare che mi manca ancora la loro partecipazione e così devo andare alle lezioni. Ci vado non perché sono costretto e obbligato a farlo, ma perché desidero ardentemente andarci. Mi sono preparato per questa cosa.

Potrebbe sembrare che parlo di uno stato ideale, ma è a questo che dobbiamo aspirare. Naturalmente se vado alle lezioni in questo modo, mi aspetterò molto; tremerò e avrò paura di perdere questa opportunità. Questo è ciò che dobbiamo conseguire e possiamo farlo solamente come se fosse un virus, infettandoci a vicenda. Se questo sarà lo spirito tra gli amici, un uomo vedrà come tutto funziona per lui e come riuscirà in tutto quello che farà.
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Da una conversazione ad un Pasto al Congresso di Toronto del 08.04.2014

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È necessario nutrire i palestinesi?

Dr. Michael LaitmanDomanda: Anche nel periodo delle ostilità, Israele trasferisce a Gaza molte tonnellate di cibo. Ma non si sa perché, più tonnellate ci sono, più non piacciamo al mondo…

Risposta: In realtà, il mondo non tiene conto di queste consegne. Per dirla più semplice, la Striscia di Gaza riceve denaro dal Qatar, e per questo denaro Israele vende il suo cibo. Quindi in questo caso il problema non è in un “rapporto speciale” per lo Stato ebraico.

Inoltre, abbiamo aperto sul confine di Gaza, un ospedale da campo che serve i palestinesi. C’è anche una sezione per il parto, ecc. Allora, stiamo parlando non solo dell’aiuto ai feriti.

A mio parere, tutto questo è molto giusto. Perché non dobbiamo fornire il cibo e l’acqua ai palestinesi? Per lo più, le acque sotterranee sono poche e inquinate a causa di un uso sbagliato di essa. In generale, credo che dobbiamo fornire aiuti umanitari.

Perché? Perché siamo colpevoli di ciò che sta accadendo. Se avessimo la giusta intenzione, la transizione del mondo sulla via giusta non saremmo rimasti indietro nel “programma” – e non ci sarebbe alcuna operazione militare. Si scopre, che dobbiamo per forza nutrire i palestinesi, senza volontà. E proprio noi, dobbiamo correggere i rapporti già esistenti – dobbiamo unirci tra noi.

Invece per ora dobbiamo fare aiuti umanitari – non la carità dalla nostra parte. Dopo tutto, è colpa nostra se siamo arrivati a questo punto.

Naturalmente, ai nemici bisogna dare una dura resistenza, e io non tradisco la mia gente e il mio paese. Il fatto sta in quel lavoro per il Creatore, che dobbiamo effettuare, ma non lo facciamo. Dopo tutto, siamo responsabili di tutto il mondo. E se ti senti in colpa per i problemi del mondo, per le guerre e le violenze brutali, sarà necessario concordare con gli anti-semiti. Solo non con le loro azioni, non con il loro desiderio di distruggerci, ma per il fatto che essi inviano le loro accuse all’indirizzo giusto. Dopo tutto, solo noi abbiamo la libertà di scelta, e solo noi abbiamo la chiave per la felicità nel mondo.

Quindi Gaza deve essere alimentata. Inoltre, non dobbiamo neanche odiare Hamas – una piccola organizzazione, che ha preso il potere sul popolo miserabile del territorio di Gaza. Perché così noi risvegliamo queste persone ad agire e le trasformiamo in cattive.

Sorge una tale prospettiva rovesciata, se si tiene conto, che siamo noi stessi – la ragione degli eventi in corso.

Domanda: Come ottenere un tale senso di responsabilità? Come farlo crescere nel popolo?

Risposta: Senza addossare tutto il peso in una volta. Poco per volta, lo sentiremo veramente. Non solo sentiremo o non acconsentiremo razionalmente, ma molto di più, sentiremo che in realtà è proprio così.

Si chiama: prendere lo scettro dal Creatore e iniziare ad agire per il bene. In caso contrario, come si può vivere insieme in unione con Lui se non guardiamo il mondo in questo modo?

Dopo tutto, ciò che accade è causato dalla Luce superiore. E se abbiamo una pretesa nei confronti di chiunque altro, tranne su noi stessi, allora questa pretesa è per il Creatore. Chi non accuserà, oltre se stesso, io deporrò la colpa al Creatore…
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Dalla lezione dell’ articolo “Un comandamento” del 22.08.2014

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