Una vita germoglia dal grano marcito

Il primo articolo di Rabash riguardo il gruppo comincia con le parole: “Siamo riuniti qui per stabilire una società…” siccome senza la società un uomo non può raggiungere l’obiettivo. Soltanto tramite essa uno può realizzare se stesso e soltanto a causa di essa può crescere.

La crescita spirituale di ognuno non ha niente in comune con la materia di sviluppo quando uno è nutrito dal gruppo e così ci sviluppiamo. Lo sviluppo spirituale avviene dentro il gruppo per l’estensione della connessione e unità fra gli amici, al grado della mia scomparsa nel gruppo, la mia dissoluzione in esso.

Una volta che una persona capisce che questa è la propria crescita spirituale si concentra solamente su questo e può considerare di essere sulla strada giusta.

Prima di allora, rappresenta se stesso come “un seme non piantato”: è immagazzinato da qualche parte, ma niente può crescere da esso, e nessuno sa se qualcosa potrà mai crescere da esso. E questo è il modo per il quale possiamo valutare una persona che appartiene alla nostra organizzazione e che viene a noi, studia al Centro di Educazione di Kabbalah, all’Academia di Kabbalah o intraprende qualsiasi altro corso di Kabbalah.

Uno può stare con noi per lungo tempo, ma soltanto quando comincia a guardare se stesso non soltanto come una parte del gruppo, ma come un seme che deve essere piantato nella terra, o non crescerà mai ~ quando uno comincia a sentire e valutare se stesso in questo modo, la sua preparazione spirituale è cominciata.

La serietà ed efficacia della nostra preparazione dipende dalla capacità del gruppo di assorbire le persone nuove e farle sciogliere letteralmente in esso e farle sentire come nel posto dove ognuno può essere inserito fisicamente, moralmente, materialmente e spiritualmente.

Dobbiamo inserirci nel gruppo come dei semi che in pratica spariscono mentre stanno crescendo e diventano “nulla e nessuno”. Dobbiamo consideraci una materia che origina una nuova entità qualitativa: il gruppo. Questo è ciò che significa la nostra crescita spirituale.

Dobbiamo misurare e valutare noi stessi in rapporto alla nostra crescita spirituale per quanto riguarda il nostro assorbimento nel gruppo. Pertanto, le nostre salite e discese, tutti i tipi di cambiamenti nei nostri capricci, sensazioni, comprensioni, e così via, devono essere percepiti non individualmente ma collettivamente.

Non importa quanto si sa, se uno può sentire spiritualmente, cosa capisce o realizza, o quanto profondamente conosce la materia di studio. Quelli non sono i limiti, ma le false idee di ciò che è la crescita spirituale, perché la crescita spirituale è misurata solo da una qualità e dalla misura della sua abilità a unirsi con gli altri.

E per questo la prima cosa che dobbiamo raggiungere è un livello zero, quando diventeremo come una goccia di sperma o un seme piantato nel terreno che diventa nulla.

In altre parole, tutto il nostro egoismo, la nostra intera vita, tutto ciò che è accaduto prima, non deve affatto essere considerato. Naturalmente, dobbiamo prenderci cura della nostra vita materiale. Sul piano materiale dobbiamo continuare ad essere la persona che eravamo prima, ma la cosa principale per noi è trasformarsi in una goccia di sperma che inizia la vita spirituale, lo sviluppo del feto. Dobbiamo visualizzarci in questo modo.

Soltanto quando uno ha sentito che ha appena raggiunto questo stato, continua ad aspirare ad esso, valutare se stesso soltanto tramite questo prisma, quando questo stato diventa lo scopo dell’uno, il sogno di uno, quando qualsiasi cosa che uno fa e si sforza allo scopo di raggiungere questo risultato, soltanto in quel momento uno si trova sulla strada giusta. Il resto dei presunti successi e dei risultati non sono più importanti di nessuno. Questa ricarica di base e rivalutazione di se stessi è il cambiamento che è più importante di qualsiasi altra cosa. Questo tipo di rivalutazione pone una persona proprio all’inizio della scala spirituale.

Così, quando uno diventa uno zero, cioè quando la prima restrizione (Tzimtzum Aleph) accade, uno disegna una riga, e da questo momento in poi, il proprio apprezzamento per il gruppo e per l’ambiente continua ad incrementarsi. Una persona chiarisce se si pone soltanto all’interno del gruppo o se ne rappresenta la parte attiva che contribuisce pienamente ad esso ed è in grado di inserire i suoi amici e il gruppo intero come un elemento attivo non al di fuori del proprio passato, ma fuori dal proprio momento presente, quando uno lavora per gli altri come una madre per i suoi bambini, li serve e fa tutto ciò che può per l’ulteriore avanzamento.
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(Dal Congresso a San Pietroburgo 7.12.2013 Lezione 4)

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