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Cosa si vedrà nella prossima fotografia?

Dr. Michael LaitmanDomanda: Come è il lavoro di una persona, che attribuisce tutto al principio, non vi è nessun altro all’infuori di Lui, collegato a un gruppo?

Risposta: Tutto il lavoro è con l’intenzione. Non è importante quello che faccio: vendere cocomeri o fare una lezione da qualche parte. In quel momento ho qualche sorta di intenzione di ciò che voglio realizzare con questa attività. Perchè la Shevirah (rottura del vaso) è stata intenzionale e la sua distruzione è stata intenzionalmente occultata.

I desideri, le attività, gli eventi e le circostanze non sono importanti in sé e per sé. Piuttosto, ciò che è importante è con quale intenzione sono incluso in quella circostanza, in quella immagine del film. Cosa voglio dall’immagine del mondo che ora rivelo in me e cosa faccio con il mio atteggiamento verso lo stato attuale?

Gli stati arrivano da soli; Io non li determino né gli scelgo. E ‘come se passassi da un’immagine all’altra in un film, una dopo l’altra, e la questione è solo in quello che voglio da tutto questo. Qui è tutto il mio lavoro. Non posso cambiare queste immagini, ma la mia intenzione determina ciò che io voglio vedere in quelle foto attraverso le quali devo passare; pace o guerra, gelosia o odio, oppure ogni cosa buona e piacevole.

Tutto questo dipende solo dalla mia intenzione, dal momento che attraverso questa cambio ogni immagine nel film, tutto il film e l’intero quadro della realtà da un capo all’altro. Devo rimandare questa immagine al Creatore in ogni momento, dal momento che tutto ciò che viene a me nella forma del mondo, attraverso questa mi attacco a lui.

Per supportare questo ho un gruppo che opera in tutto il mondo. Voglio che il mondo intero si connetta alla stessa idea e tutti aderiscano al Creatore. Questo è ciò che sto cercando di raggiungere ogni momento.

E non fa alcuna differenza quale azioni sono necessarie per questo. Potrebbe essere che sto lavorando come meccanico in un garage, ma questo non è importante. Ciò che è importante è la mia intenzione attraverso la quale raccolgo e collego tutti i momenti per la correzione.
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(Dalla 1 ° parte della lezione quotidiana di Kabbalah 15.05.14 , Gli scritti di Baal HaSulam)

Lezione quotidiana di Kabbalah – 26.05.2014

Preparazione alla Lezione
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Workshop
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Zohar per Tutti, Introduzione, Articolo 127 “La Notte della Sposa”
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Scritti di Baal HaSulam, “Introduzione alla Saggezza della Kabbalah”
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Scritti di Baal HaSulam, “Il Dono della Torà”
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“La Festa dell’Indipendenza”: Un articolo di ARI Institute pubblicato sulla Rivista Aliya Magazine

ARI InstituteL’articolo di ARI Institute sulla festa dell’Indipendenza in Israele è stato pubblicato dalla rivista Aliya Magazine. Di seguito l’articolo:

“Mentre commemoriamo il giorno dell’Indipendenza per l’ennesima volta, gli ormai soliti slogan (per non dire sproloqui), che reclamano uno stato di Israele forte ed autonomo, riempiono i media. Forse le varie cinciallegre sanno cose che la maggior parte di noi ignora; altrimenti come è possibile spiegare la loro insistenza sul fatto che l’indipendenza è possibile? Ciò vale per tutti i Paesi, non solo per Israele; l’indipendenza è un mito; l’interdipendenza è la realtà della nostra vita.

Oggi un Paese che desidera essere indipendente deve focalizzare l’attenzione sulla società, non sull’economia. L’unico modo in cui un Paese può essere indipendente è facendo sì che le persone che vi abitano si sentano solidali e responsabili le une verso le altre. E qui sta la nostra forza come Nazione ebraica. Siamo i poco fieri proprietari del detto “Ama il tuo prossimo come te stesso”.

E’ un peccato che non ne siamo orgogliosi. Se ne riconoscessimo il valore, lo abbracceremmo quale nostro codice sociale ed i nostri guai terminerebbero. Può sembrare un’affermazione semplicistica, ingenua, ma funziona. La realtà attuale è fatta di connessione e reciproca dipendenza ma non riusciamo ad accettare ciò come nostro stile di vita e, piuttosto, cerchiamo di scavalcare gli uni gli altri nel tentativo di raggiungere la vetta. Ma anche quando la raggiungiamo, sempre che ci riusciamo, non passa un minuto e subito un altro diventa il re del momento.

Nessun’altra creatura si comporta così, solo noi esseri umani. E nessun’altra Nazione mette tanto zelo in questo gioco quanto noi ebrei, soprattutto gli ebrei di Israele. E dato che Israele è sempre al centro dell’attenzione, con nostro gran sgomento, dovremmo almeno cogliere l’occasione per far andare le cose nella giusta direzione. Quali proprietari del succitato detto, è nostra prerogativa farne uso.

Saremo anche una società frammentata e disgregata ma questa è solo la facciata rispetto alle nostre origini comuni. Agli occhi del mondo noi siamo ebrei, indipendentemente dal nostro aspetto e dal nostro comportamento.

Dimostriamo quindi che possiamo elevarci al di sopra della superficialità e mostriamo unione oltre le differenze, senza eliminarle. Possiamo, e forse dovremmo, restare ciò che siamo: religiosi, secolari o non etichettabili. Ma, al di sopra di tutte le disparità, noi dovremmo abbracciare il motto dell’unione. Se solo osassimo, non otterremmo solo l’indipendenza ma elimineremmo il prefisso “anti” dalle parole antisemitismo ed antisraeliano.”