Che cosa preferisci?

Baal HaSulam, “L’introduzione al Libro dello Zohar,” Punto 69: Quando uno aumenta la propria fatica all’ interno della Torà e i suoi segreti, in tale misura, uno fa la virtù dell’ interiorità del mondo – che è Israele –o vola alto oltre l’esteriorità del nostro mondo, che sono le nazioni del Mondo.

Quindi tutto dipende dal preferire l’ interiorità all’esteriorità. Queste due parti sono essenziali nella Torà, nelle nostre azioni, nelle nostre intenzioni, in tutto. Dobbiamo sempre distinguere fra ciò che è più interno e ciò che è più esterno e preferire uno all’altro.

Così una persona si focalizza su se stesso, sull’obiettivo giusto e avanza. Infatti, non c’è nulla che dobbiamo fare ma tutto il tempo preferire l’interiorità all’esteriorità, e chiarificare ciò che è l’ interiorità e che cos’è l’esteriorità, preferendo l’una al di sopra dell’altra.

Una persona è come un dipolo, o come l’ago di una bussola. Preferisco che l’ago costantemente punti sulla spiritualità come risultato mettendosi al di sopra della corporeità. Qualsiasi cosa è più vicina alla dazione, all’interiorità del gruppo all’ interiorità del mondo, per concentrare i miei sforzi, devo sempre essere oltre qualsiasi cosa corporale. Questa chiarificazione è effettivamente l’unica cosa che sono tenuto a fare in qualsiasi momento, e nient’altro tranne quello.

Domanda: Come si può integrare il pensiero della creazione in questa divisione di interiorità ed esteriorità?

Risposta: Come potrebbe il pensiero della creazione adempiersi se non abbiamo il libero arbitrio per preferire l’ interiorità all’esteriorità? Questo è il modo in cui ci realizziamo.

Il pensiero della creazione è di fare bene ai i Suoi esseri creati, di portare l’uomo al livello del Creatore in modo che lui possa essere indipendente e anche assomigliare al Creatore. Questo ha già due opposti: come può essere indipendente e allo stesso momento assomigliare al Creatore? Questo è un paradosso. Allora dobbiamo sempre lavorare nella fede sopra la regione, nella dazione oltre la ricezione.

L’esteriorità è più vicina al mio ego, e alla mia vita; vorrei che l’ amore per me stesso, i miei desideri di ricevere, fossero sempre pieni e che mi sentissi bene. Mi vorrei sentire bene e confortevole in esso, vorrei che tutto fosse piacevole e tranquillo. L’ interiorità è dazione: è la preoccupazione degli altri, adesione alla società e all’insegnante, e tramite loro, adesione al Creatore.

Se non preferisco uno all’altro, come posso scegliere? Come posso formare me stesso? Questo è il mio lavoro. Senza di esso non posso formare me stesso in qualsiasi modo.

Quando una persona vuole acquisire una forma, egli evoca la Luce che Riforma e si fa il lavoro. Però senza la bramosia di una persona non c’è indipendenza e non c’è raggiungimento del Creatore poiché non c’è un vaso, non c’è il desiderio.
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(Dalla Lezione quotidiana di Kabbalah 3.03.2014, Scritti di Baal HaSulam)

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