Giustificando il principio dell’approccio scientifico

Domanda: Com’è la richiesta di giustificare tutto ciò che succede riguardo all’approccio scientifico abituale della Kabbalah?

Risposta: Si riferisce a come dobbiamo vedere giustamente la realtà. Questo è ciò che ci viene insegnato. Uno scienziato potrebbe provare a cambiare i suoi attrezzi: i prodotti chimici, se si tratta di un esperimento di chimica, o microscopi o telescopi, ma in questo caso gli è detto che se vuole arrivare alla causa iniziale del fenomeno, lui può farlo soltanto tramite un’equivalenza di forma.

Questo modo è l’ unico per cominciare a lavorare con le due forze della natura: la forza di ricezione e la forza di dazione, l’universale più e meno. Queste due forze sono la base di tutta la creazione. E’ possibile scoprirle soltanto tramite l’equivalenza e l’equilibrio tra le due, il quale si raggiunge attraverso l’equivalenza graduale fra loro.

Scopriremo che queste due forze si incontrano e si contraddicono l’una l’altra dentro di noi. Qualsiasi cosa sentiamo ora, la nostra esistenza e l’esistenza del mondo intero, è il risultato di queste due forze che si uniscono e non possono raggiungere uno stato di equilibrio fra loro. Però questo squilibrio è rivelato in una gamma che possiamo scoprire. Se ora possiamo bilanciare queste due forze, diventiamo la linea di mezzo che le attraversa e le include dentro di noi. Poi possiamo vedere lo stato vero.

Tramite questa corretta connessione e l’integrazione fra le due, portandole all’equivalenza della forma, che serve da adattatore nel mezzo, noi stabiliamo il punto della nostra esistenza nella quale la realtà si apre a questo punto davanti a noi, a questo livello, su questa scala, nella linea mediana. Così scopriamo l’immagine della realtà vera. Questa è chiamata la saggezza della Kabbalah: l’equilibrio sulla linea di mezzo in ogni punto della nostra esistenza.

Questo tipo di scienziato si chiama Kabbalista. Colui che raggiunge l’equilibrio delle forze e che le controlla, verificandole e studiandole e lavorando con loro tramite la sua ricerca, il suo sforzo, il suo lavoro con gli strumenti più interni, con i suoi desideri, non con equipaggiamenti esterni, ma con i suoi vasi interiori.

Si scopre che non ha bisogno della fisica, della chimica, o di tutte le altre scienze esterne, poiché cambia la natura dalla sua base. Non ha bisogno di tutti i metodi superficiali allo scopo di gestire la sua vita e controllare qualche fenomeno. Questo è così goffo ed inutile rispetto al suo stato attuale.

Giustificare ogni stato significa raggiungere la radice della creazione in ogni stato, su ogni livello. Quando queste due forze sono in equilibrio, vedo come la forza di dazione si veste della forza di ricezione secondo la legge di equivalenza di forma fra loro. Poi vedo che succede nella forza di dazione, nell’ essere creato come egli si identifica ed è aderito alla forza superiore di dazione, al Creatore. Poi giustifico la creazione, come l’essere creato raggiunge il livello del Creatore, che significa lo stato di assoluta bontà e benevolenza.

Intanto, finché non ho raggiunto una correzione nella quale sento e scopro il Creatore come il buono e benevolente, i miei stati sono chiamati gli stati di lavoro. Devo anche giustificarli, significa provare e raggiungere la giustificazione. Non posso dire che il Creatore è buono e benevolo e allo stesso momento gridare di dolore. E soltanto “dalle Tue azioni Ti riconosceremo.” Non capisco qual è il buono e il benevolo se non l’ho raggiunto. Il buono e benevolo è diverso in ogni stato.
[123575]

(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah  del 19.12.2013, Shamati #15 “Che cos’è Altre Dèi nel Lavoro”)

Materiale correlato:

Il microscopio spirituale
Il ruolo speciale degli egoisti zelanti

Discussioni | Condividi commenti | Fai una domanda




Laitman.it commenti RSS Feed

Post Precedente: