Il Gruppo è la mia casa, la mia famiglia

Domanda: Come dovremmo lavorare interiormente con lo stato in cui mi sembra di avere due opzioni, in cui tu vedi sia il tuo ego o il lavoro giusto? Che cosa si dovrebbe fare in modo da non rimanere nell’ozio?

Risposta: Qui, sentiamo il bisogno di garanzia reciproca, sostegno reciproco, che deve esistere in un gruppo. È come un muro che protegge il gruppo sia dalle influenze esterne che da quelle interne negative di tutti i suoi membri.

Questo muro – lo spirito, l’interezza, è costruito sull’importanza della meta, sulla disponibilità di tutti i membri del gruppo ad annullare se stessi di fronte all’idea del gruppo, come in una famiglia in cui vi è una certa base interna. Può non esserci nulla in essa, ma c’è qualcosa che la equilibra costantemente, le da’ peso, la abbassa a terra, e non la lascia rompere e disintegrare.

Questo è il motivo per cui una famiglia è composta da diverse generazioni: nonni e nonne, genitori e figli. Una volta, tutti abituati a vivere insieme. Le generazioni cambiano gradualmente, ma ci sono sempre tre generazioni che si sostengono a vicenda e che dipendono l’una dall’altra. Ora, naturalmente, tutto si disintegra. Nel gruppo, però, dobbiamo attaccarci a questo.

Nel gruppo dovrebbe esistere una massa sostanziale che lo renda stabile ed equilibrato. Essa non lo trascina verso il basso, ma equilibra semplicemente le diverse eruzioni i diversi disordini. Pertanto, una persona che attraversa diversi stati deve avere la sensazione interiore che il gruppo sia stabile, massiccio e permanente.

Questo è ciò che effettivamente dobbiamo coltivare e stabilire come le nostre fondamenta. Tutto può accadere, ma noi abbiamo le nostre fondamenta.

Il mio lavoro di dirigente è quello di rendere tutti i piccoli gruppi di tutto il mondo un’unica cosa, un fondamento unitario che sosterrà tutti. Poi, i diversi problemi e conflitti che la Luce certamente evocherà in noi ci serviranno solo per crescere.

Potete chiamarla mutua garanzia o con qualsiasi altro nome, ma dobbiamo farlo. Il gruppo è come una casa calda, un’incubatrice. Come si dice: “La mia casa è il mio castello.” Una persona ha bisogno di esistere in un ambiente – la radice, l’anima, il corpo, l’abbigliamento, e tutto.

Dobbiamo stabilire tutto questo. Il gruppo deve parlare di questo, deve pensare a questo. Ci deve essere la sensazione che questa è la mia famiglia, la mia casa, da dove vengo e che non voglio lasciarla! Questo è il modo in cui dovrebbe essere.
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(Dal Congresso di San Pietroburgo, 13.07.2013, Lezione 3)

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