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Il programma ed il programmatore

C’è una specie stampante virtuale dentro di me che scrive l’immagine del mio mondo. In altre parole c’è un programma dentro di me che mi guida e che proietta il mondo per me. In realtà non esiste. Tutto è interno, nei miei sentimenti, ma il programma gli conferisce l’apparenza di qualcosa di esterno.

Domanda: Cosa succede se gli amici decidono di concentrarsi su pensieri per creare una sola realtà e la connessione reciproca?

Risposta: Il programma mi mostra anche il gruppo nel quale lavoro. Mi sembra di essere tra altre persone e di fare decisioni assieme. Gli attributi interni proiettano alcune immagini, ombre di diverse forme, ma in realtà queste non esistono.

Così allo stesso modo, la nostra decisione collettiva e la mia resistenza interiore ad essa sono del tutto determinate dal programma. C’è solo un modo di correggerlo: Se sono a conoscenza del programma e della realtà che è proiettata da esso, e desidero unire tutto assieme, per connettermi. In quel caso, mi innalzo al livello del programmatore e capisco perché ha disposto tutto questo per me.

D’altra parte,ottengo la conoscenza del programma, e inoltre, vedo quali immagini disegna nella mia immaginazione. Così, quando correggo la mia immaginazione attraverso l’uso del programma, controllo queste immagini e le unisco assieme. Quindi attraverso diverse corruzioni e correzioni e, alla fine, scopro la mente del programmatore, il Piano della Creazione. Questo è l’effetto cercato del processo – essere incorporati nello scopo della creazione.

Domanda: Questo vuol dire che il programmatore desidera che noi siamo costantemente in due mondi, quello immaginario e quello reale?

Risposta: E’ essenziale che noi scopriamo il goal della creazione da soli. Per quale motivo? Per trattarlo con rispetto.

Dopo tutto, il mio ego mi tira verso il basso, mi offre il sonno e mi distrae. Se desidero svegliarmi, c’è solo un modo per farlo: usare questo programma, l’ambiente, e tutto quello che è collegato ad esso, ma solo se, contemporaneamente, rispetto il programmatore. Questo è detto portare la soddisfazione al Creatore nella Kabbalah.

Domanda: Allora, come dovrei integrare questi due sistemi?

Risposta: Dovresti semplicemente stare assieme agli amici. Adesso, sembrano degli sconosciuti esterni a me stesso. Più tardi, sentirò che, nonostante questa rappresentazione, essi sono dentro di me. Sono miei, i miei amati, connessi reciprocamente ed incorporati in un unico. Allora, nella connessione tra di loro, inizierò a rivelare la sorgente, il Creatore. Tutto questo sarà come un unico insieme.
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(Dalla 4a. parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 19.03.2013, “Introduzione al Libro dello Zohar”)

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Tutti sono uguali nel gruppo

Domanda: A volte, un gruppo forte riesce a bloccare una persona che è un leader e un organizzatore, come si puo’ cercare di farlo diventare uguale a tutti gli altri. Che cosa dovremmo fare in questo caso?

Risposta: In passato, la gente usava dire: “Se c’è una testa che vuole distinguersi, dovrebbe essere emarginata.”

Il gruppo non può e non deve lasciare che la testa di qualcuno sia sopra gli altri. Tutti sono uguali, in tutto! Il gruppo è tutta la comunità, e non ci dovrebbero essere dubbi qui.

Se vedete che c’è una persona con doti speciali nel vostro gruppo, una persona che ha delle abilità speciali, come lavorare sotto pressione, pazienza, desiderio, e così via datele qualcosa da fare al di fuori del gruppo. Testatelo attraverso questo, e poi portatelo fuori dal gruppo. Lasciatelo impegnarsi in qualcosa di esterno che lo stacchi dal gruppo in modo che non creerà alcun pettegolezzo o problemi nel gruppo. Tuttavia, fintanto che una persona è nel gruppo, non deve distinguersi. E’ anche una specie di test per vedere se ha la forza di volontà di frenare continuamente se stesso in modo che il gruppo sia omogeneo.

Parlate con lui separatamente: “Anche se starai fuori, guarda e impara dagli altri. Questa è la tua missione. Bisogna comportarsi come gli altri, e in nessun caso essere superiore a loro. Questo è l’unico modo per esprimere se stessi. Questo non è il posto giusto per rovesciare il tuo cuore. ” Così, egli allena se stesso.

Domanda: Quando dovrebbe essere portato fuori dal gruppo se non si comporta allo stesso modo di tutti, ma prova comunque a farlo?

Risposta: Il gruppo non deve tollerare tali tentativi. Se riesce a controllare se stesso, lasciatelo nel gruppo, ma fateli sviluppare le sue capacità organizzative. Tuttavia, se non ha capacità organizzative, ma le piace solo far rumore, a poco a poco si abituerà a non distinguersi nel gruppo. Ci sono persone che non possono accettare questo e che pensano, come i bambini: “Come potrei sedermi insieme con gli altri?”

Tali persone dovrebbero essere portate fuori dal gruppo.

Da un discorso sull’educazione integrale 4/4/13

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