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Il male dell’Ego ai raggi X dell’Odio

Esaminiamo l’amore rispetto all’odio che si risveglia in un uomo verso la fonte del male: se egli è capace di amare la fonte della sua sofferenza nonostante abbia delle sensazioni negative. In questo modo, egli si deve isolare dal male, dal luogo in cui egli percepisce la sofferenza, come se non fosse la sua natura.

Si tratta di un punto molto delicato. Nella natura egoistica ordinaria io odio colui che mi procura della sofferenza, la fonte del male. E’ come se delle volte confortassimo un bambino che si fa del male picchiandosi la testa contro il tavolo, dicendogli di colpire il tavolo. E’ una risposta naturale, istintiva dell’animale.

Ma il lavoro spirituale è stato previsto per la correzione dell’uomo, e tutte le correzioni sono possibili solamente se sento che qualcuno mi fa stare male e mi rendo conto che ciò che mi arriva è solamente amore e bene. Quindi, tutti i segni di sofferenza mi dovrebbero fare concentrare non sulla fonte di queste sensazioni negative ma sulla fonte del male dentro di me, nel luogo in cui percepisco questo male, sulla mia inclinazione al male. E’ qui che sento la sofferenza, i cattivi rapporti, e questo è ciò che devo staccare da me stesso, per realizzare il Masach (schermo), la restrizione, in modo che alla fine il male si trasformerà nella sua forma opposta.

E’ come se ci fosse un tavolo davanti a me con un pasto di cinque portate e ogni piatto fosse terribile, puzzasse, e sembrasse marcio. Non è che il cibo è soltanto un po’ salato o troppo piccante, ma che è proprio velenoso. Io, invece, devo correggere i miei vasi della percezione in modo da riuscire ad amare questo cibo, il che all’inizio sembrava impossibile. Nella stessa maniera, anche noi raggiungiamo l’amore in cima alla correzione dei nostri vasi nei quali sentiamo l’odio.
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(Dalla Preparazione alla Lezione quotidiana di Kabbalah del 03.04.2013)

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“Uno dovrebbe sempre vendere le travi della sua casa”

Uno dovrebbe vendere sempre le travi della sua casa e mettere le scarpe ai piedi” (Shabbat, 129).

Domanda: In senso spirituale, che cosa significa “vendere le travi della sua casa”?

Risposta: “Le travi della sua casa” sono tutti i pensieri, i desideri, e tutto il mio atteggiamento verso la vita, che mi obbligano a preoccuparmi di me e mi impediscono di unirmi agli amici. Per costruire un’immagine generale, un unico sistema, devo vendere questa “casa” che mi è tanto cara.

Ma neppure questo basta. Devo comprare delle scarpe da mettere ai piedi, il che significa che ho bisogno di una forza difensiva che mi tiene nei suoi settori. Non è sufficiente annullare la mia opinione e abbassare la testa davanti al gruppo, che è chiamato “vendere le travi della sua casa.” Ho anche bisogno di ricevere le forze che mi permettono di restare attaccato agli amici al di sopra di tutti i pensieri che sono evocati in me.

Questo significa che non è sufficiente annullare me stesso, ma che ho bisogno di una forza supplementare che mi leghi al gruppo. Questo è chiamato un “patto” o “scarpe ai suoi piedi (raglan),” in modo da non “spiare” (in ebraico, meragel, ha la stessa radice della parola piedi) a beneficio del mio ego.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 07.04.2013, Scritti di Rabash)

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