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Lezione quotidiana di Kabbalah – 31.03.2013

Preparazione alla Lezione
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Scritti di Rabash, Articolo 16 “Ma i più  afflittono loro”
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Zohar per Tutti, Pasqua “Beshalach”
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Scritti di Rabash, Articolo 19 “Vieni a Faraone”
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Scritti di Baal HaSulam, Igrot, Lettera 57
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Scritti di Rabash, Articolo 13
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Preparazione alla Lezione
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Esilio e redenzione (Galut ve geula)
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Domande e Risposte con Rav
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“Perché questa notte è diversa da tutte le altre notti?”

Domanda: La notte del Seder di Pasqua è una notte speciale per il popolo di Israele. Si pensa che durante questa notte questo popolo sia nato e abbia iniziato il suo nuovo cammino. In che modo quindi questa notte dell’esodo dall’Egitto è così unica?

Risposta: La persona comincia a sentire che si trova nell’esilio egiziano, in condizioni di schiavitù dal suo ego, che si chiama Faraone, e che è necessario allontanarsi dal suo dominio, fuggire, ma non ne è capace. Comincia a urlare interiormente, non è più disposto a sopportare una vita come questa. Investe uno sforzo per quanto riguarda il gruppo, l’ambiente, l’insegnante, e i libri. Sente davvero di essere in prigione, nell’oscurità.

Poco a poco sprofonda in uno stato che si chiama “l’oscurità dell’Egitto,” la notte dell’esodo dall’Egitto. Questa notte è assolutamente buia, non gli viene lasciata nessuna speranza, nessuna possibilità nella vita. Non sente di essere pronto a continuare a vivere nel suo ego, dal momento che odia tutti, e non è in grado di relazionarsi bene con nessuno.

Egli si sforza di amare gli amici, di amare l’altro come se stesso, ma vede il contrario, diventa sempre peggio. Il Faraone in lui, il suo ego, diventa più forte e più brutale. Così, alla fine, la persona è distrutta, perché vede che non ha alcuna possibilità di lasciare questa servitù.

Egli passa attraverso stati interiori molto difficili, che in ultima analisi sono ammassati insieme: tutti i suoi tentativi di fuga dal suo ego, di salire sopra di esso, tutte le vittorie dell’ego gli mostrano come fortemente questo Faraone lo tiene dall’interno. Egli si trova veramente nel bel mezzo della lotta tra due forze: da un lato, la persona spinge dal momento che desidera essere libera, e dall’altra parte, l’ego pende sulle sue gambe e non lo lascia fuggire.

Queste due forze, infine, raggiungono la vetta della lotta tra loro, e la persona che si trova tra di loro, si sente nel buio più assoluto. Questo stato è chiamato la notte dell’esodo, le tenebre dell’Egitto. E così all’improvviso sente il richiamo da questo buio: “Devi lasciare! Sei pronto a fare questo! Puoi alzarti e fuggire dal tuo ego, qui ed ora, a mezzanotte, cioè, dallo stato più scuro. Non portare nulla con te nel nuovo stato, ad eccezione di quelle cose di cui hai realmente bisogno per la dazione, per il raggiungimento dell’unione, della connessione e dell’amore “.

In questo caso la persona è pronta a partire e fuggire dal suo ego, vuole elevarsi al di sopra di esso. Questo si chiama la sua nascita spirituale.
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(Da Kab.TV, “Scritti dei Kabbalisti: La Notte del Seder di Pasqua” del 04.03.2013)

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Al cuore non si comanda

Domanda: Vogliamo cambiare la nostra intenzione. Questo significa cambiare i nostri pensieri?

Risposta: Stai distinguendo il pensioro dal desiderio ma nella spiritualità vale il contrario, colleghiamo questi due. Ciò accade per via del fatto che il pensiero è in realtà un risultato del desiderio. In questo mondo la mente opera sui desideri, il cervello influenza il cuore, ma sono separati. Nella spiritualità il desiderio è il cuore e l’intenzione è la mente e questi sono mutulmente collegati.

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(Dalla quarta parte della Lezione quodidiana di Kabbalah del 21.03.2013, “Introduzione al Libro dello Zohar”)

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