Il linguaggio per comunicare con il Creatore

Baal HaSulam, “La Pace,” Chiarimento della Frase della Mishna: “Tutto è nel Deposito, e una Forza si Diffonde In Tutto Ciò Che Vive”: Tutto è nel deposito, ed una forza si diffonde in tutto ciò che vive. Il deposito è aperto ed il guardiano vende con pagamento rinviato; il libro è aperto e la mano scrive. E tutti coloro che desiderano prendere a prestito possono venire e prendere a prestito, e gli esattori ritornano regolarmente, giorno per giorno, e riscuotono da una persona intenzionalmente oppure no. Ed essi hanno ciò su cui fidarsi, ed il giudizio è vero, e tutto è pronto per il banchetto.

Domanda: La frase “ed il giudizio è vero” si riferisce alla prova dell’anima?

Risposta: Naturalmente. Ci avviciniamo attraverso le qualità di Din (giudizio) e della misericordia, attraverso le sensazioni dell’ “amarezza” e della “dolcezza”. Ci insegnano e ci sviluppano in modo che saremo in grado di percepire il Creatore. Egli è Colui che ci mostra l’atteggiamento dell’ “amarezza” e della “dolcezza”, che significa che Egli parla il “linguaggio” che possiamo capire.

Nello stesso modo, i genitori devono spiegare le cose ai loro figli in modi diversi, sia che a loro piacciano oppure no.

Sebbene non riguardi il “linguaggio” attuale del piacere e della sofferenza, è grazie ad essi che raggiungo una più intima adesione tra le due parti che apparentemente si trovano dietro di me.

C’è qualcosa nel Creatore, ed Egli vuole creare qualcosa di simile nell’essere creato. Allora Egli crea in Se Stesso e nell’essere creato un sistema di comunicazione che è il Suo “linguaggio”, che usa i termini della ricezione e della dazione.

E tutto questo avviene affinché, in qualche modo, riusciremo a funzionare la reciproca intima connessione tra le nostre parti iniziali. Esse non si possono connettere senza uno speciale “adattatore”, senza un “linguaggio” di piaceri e sofferenze, “amarezza” e “dolcezza”, verità e menzogna, dazione e ricezione.

Poi, a questo punto, non ci sarà più ricezione o dazione, ma qualcosa di più profondo e più interiore che non possiamo descrivere a parole.
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(Dalla 4.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 08.03.2013, “La Pace”)

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