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Workshop di Unità – 03.02.2013

Workshop di Unità
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Non con la saggezza, non con la forza, solamente con la pazienza

Baal HaSulam, “Introduzione allo Studio delle Dieci Sefirot”, paragrafo 141: Non mi puoi trovare in nessun posto se non nella Torà. Perciò tieniti stretto alla Torà e cercaMi lì, e la Luce che è in essa ti correggerà e tu Mi troverai”, come è scritto, “Coloro che Mi cercano, Mi troveranno”.

Questo è quello che cerchiamo di fare, ci sforziamo di connetterci come un solo uomo con un solo cuore, conseguendo il sostegno reciproco e “ama il tuo prossimo come te stesso”, mostrando di essere pronti a questa connessione durante lo studio. E allora, in ogni momento, riveleremo quanto siamo incapaci di farlo, e poi tenteremo ancora, nonostante tutto, a pensare all’unione e alla connessione.

Speriamo che il nostro studio e la nostra connessione ci aiuteranno a rivelare il Creatore al fine di donare a Lui piacere. Questa diventa la nostra preghiera durante lo studio, un’azione di correzione, e ci porta più vicini al traguardo. Se gli amici provano a connettersi nel modo giusto, elevano il loro punto nel cuore al di sopra del loro ego, si liberano dal suo controllo, e si connettono con questo punto, il che avviene durante la lezione, che ci parla di questi stati, allora in tutto questo attireremo la Luce che Corregge. E questo sarà effettivamente il nostro sforzo.

Ci saranno sempre dei disturbi, ancora e ancora. Perciò, ci dobbiamo rendere più forti a vicenda, e proprio allora, quando arriva la disperazione e dei grossi ostacoli che si presentano sul nostro cammino, un uomo si sente disperato davanti ad essi, non sa cosa fare, vuole scappare, si stanca e cede, si lascia andare oppure fa l’opposto, si arrabbia e non sopporta questo stato. Ma proprio questi stati sono i più vantaggiosi per aggiungere una goccia in più di lavoro, un altro grammo di sforzo, con il quale attiriamo la Luce su di noi.

Colui che non si dispera e non cede è colui che ce la fa. In questo caso, né la saggezza, né la forza saranno di aiuto, solamente la pazienza. Il tempo sistemerà ogni cosa.

“Il Tempo” sta a indicare i numerosi sforzi che un uomo compie in ogni momento, anche i più piccoli. Questi sforzi si accumulano, si connettono e, alla fine, portano la soluzione.
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(Dalla 1.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 07.01.2013 “Introduzione allo Studio delle Dieci Sefirot”)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 03.02.2013

Preparazione alla Lezione
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Scritti di Baal HaSulam, Lettera 11
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Zohar per Tutti, Parashat “Shlah Leha”, Lezione 18
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TES, Parte 9, Domanda 144, Lezione 29
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KFS, “Discorso per il completamento dello Zohar” (Rav Yehuda Ashlag)
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Riassunto della Lezione quotidiana di Kabbalah
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Disperazione fiducia: Le parti della preghiera

Tutto il nostro lavoro, nel suo complesso ed ogni singola parte, ogni stato, è diviso in due parti: ciò che un uomo fa da solo e ciò che gli viene fatto in base al suo desiderio. Devo sapere che lo scopo della Creazione è il conseguimento della qualità della dazione, l’equivalenza della forma con il Creatore, usando tutte le mie forze.

Io non so cosa siano tutti i desideri, tutti i 125 livelli, poiché è ancora tutto nascosto ai miei occhi. Ma il mio scopo è di fare tutto ciò che è in mio potere, usare tutto ciò che ho, come un bambino che con tutta la sua forza cerca di conseguire lo scopo desiderato.

Questo il modo in cui mi devo comportare in ogni momento, aspirando a raggiungere la forza della dazione. Dopo averci provato a farlo da solo con il gruppo, preparandomi e annullandomi, chiedendo agli amici di aiutarmi, “procurati un Rav e fatti un amico”, dopo tutte queste azioni, mi convinco di essere assolutamente disperato. Il mio maestro, il Rabash, diceva. “Adesso vedi che sei uno straccio proprio come me”.

Alla fine, un uomo non ha alcuna speranza di cambiare nulla per il meglio e di correggersi con le sue sole forze. Egli deve essere convinto di questo dalla sua stessa esperienza. Infatti, sebbene abbia sentito molte volte che non si può correggere e che è la Luce a doverlo fare, nel frattempo queste parole sono per lui senza significato.

Per chiedere alla Luce la correzione, l’uomo deve prima provarci da solo, al meglio che può. Infatti, a meno che non disperiamo delle nostre stesse forze, tutte le nostre richieste saranno solamente una bugia. Siamo semplicemente pigri e non vogliamo essere stancati. Dopo aver fatto tutto ciò che era in nostro potere e dopo esserci convinti che lo scopo è irraggiungibile allora, grazie agli sforzi compiuti, acquisiamo il forte desiderio di conseguire veramente la qualità della dazione.

Poiché abbiamo fatto tutti questi sforzi e non abbiamo raggiunto niente, non abbiamo più speranza nelle nostre forze e nelle nostre capacità. Perciò, adesso ci sono due componenti: il desiderio di conseguire lo scopo, una chiara intenzione, poiché abbiamo fatto del nostro meglio e non abbiamo raggiunto nulla; e, avendo acquisito un grande desiderio, stiamo semplicemente “esplodendo” con il desiderio di conseguire lo scopo.

Questi sono due concetti opposti, come spesso accade nella spiritualità. Se vengono collegati in un unico concetto, nel puro desiderio di conseguire la qualità della dazione e niente altro che questo, la preghiera scoppierà fuori da dentro di noi.

Succede semplicemente perché questo è il modo in cui siamo fatti. Tutti questi livelli sono già dentro di noi, tutti i Reshimot (i geni spirituali). Non abbiamo bisogno di attirarli o di costruirli, nel momento in cui provo a conseguire la dazione, dentro di me si crea il giusto desiderio, che alla fine eleva la preghiera.

Elevo MAN, che è composto dal Reshimot di Hitlabshut e dal Reshimot di Aviut, dal grande desiderio di conseguire lo scopo e la disperazione dal conseguirlo con le mie sole forze. Inoltre io ho anche fiducia che il Creatore lo possa fare per me, che Lui deve e che lo farà! Infatti, vedo che in base alla sequenza degli eventi che vivo, tutto è disposto come se questa fosse la sola cosa che Egli vuole e che Egli sta solo aspettando la mia giusta richiesta, cioè il desiderio correttamente formato, la vera preghiera, MAN.

MAN significa Mei Nukvin (acque femminili), che indica le due qualità basilari che sono connesse correttamente. Poi, in risposta a questo bisogno della dazione, alla delusione nelle mie forze e alla speranza per la correzione, la Luce Superiore arriva e mi porta la qualità della dazione, ed in questo Reshimo mi viene rivelato il primo quadro spirituale. Il potere della Luce che è rivestita nel Reshimo lo corregge, lo connette e lo costruisce, e mi ritrovo già nella qualità della dazione.

E’ il mio primo livello spirituale nel quale la rete generale e le connessioni tra tutti risultano chiare. Io vedo che la Luce lavora dietro le quinte, la forza della dazione che deve evocare la forza della ricezione, e gli stati che sono opposti ad essa, in questo modo sentirò il livello della mia mancanza, e domanderò di colmarla. Poi, attraverserò gli stessi stati che ho vissuto adesso al primo livello, ancora e ancora.
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(Dalla 1.a parte della Lezione Quotidiana di Kabblah del 16.01.2013, Gli Scritti del Rabash)

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