La pace si ottiene quando i forti ascoltano i deboli

Notizie (dal MIT News): “Per contribuire a promuovere la pace in Medio Oriente, molte organizzazioni hanno stabilito “campi di pace” o simili programmi di risoluzione dei conflitti che portano israeliani e palestinesi insieme per promuovere una maggiore comprensione del gruppo avversario.

“Una caratteristica comune di tali programmi è la possibilità per i membri di ogni gruppo di condividere le storie della loro vita con i membri dell’altro gruppo. Ora, un nuovo studio di neuroscienziati del MIT mostra che i benefici di questo scambio sono molto maggiori quando i membri del gruppo meno potente condivide le loro storie con il gruppo storicamente dominante rispetto a quando avviene il contrario.

Rebecca Saxe, autore senior dello studio, afferma che: “La scoperta, pubblicata online sul Journal of Experimental Social Psychology, sostiene l’idea che per il gruppo con meno potere, il più grande ostacolo alla riconciliazione è la convinzione che le loro preoccupazioni siano state ignorate.

“A ciascun partecipante è stato assegnato il compito di scrivere le difficoltà della vita nella loro società, o di leggere e riassumere un saggio scritto da un membro del gruppo avversario. Tutte le interazioni si sono svolte attraverso video e chat basate su testo. Ogni partecipante è stato accoppiato con qualcuno che, all’insaputa del soggetto, era in realtà un assistente di ricerca.

“In un questionario somministrato prima e dopo l’interazione, l’atteggiamento verso il gruppo opposto è migliorato più tra i membri del gruppo senza potere che hanno raccontato le loro storie, che tra i membri del gruppo dominante che hanno letto le storie degli altri.

“Quando i membri del gruppo meno potente hanno semplicemente scritto le loro storie senza avere qualcuno del gruppo avversario che le leggesse, questo non ha incentivato i loro atteggiamenti verso l’altro gruppo – rafforzando l’importanza di essere ascoltati.

“Per il gruppo dominante, i ricercatori ritengono che ascoltare le storie del gruppo avversario sia positivo, perché i membri del gruppo al potere spesso hanno paura di essere incolpati del conflitto. Pertanto, afferma Saxe: “L’ascolto da’ a loro l’opportunità di agire virtuosamente e moralmente e dimostrare che sono in realtà persone buone”.

Il mio commento: Solo il dialogo sotto forma di una tavola rotonda (sadna) aiuterà a portare le persone insieme e poi collegarle, fino al punto di una completa inclusione di tutti nel mondo, e così conseguirà una piena integrazione, e in essa la sensazione di entrare nella dimensione successiva, il nostro stato successivo, destinato all’evoluzione.
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