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Come spiegare a una donna che suo marito sta salvando il mondo

Domanda: È possibile dire che quando l’uomo sta studiando il metodo integrale, che sta salvando il mondo?

Risposta: Sta salvando senz’altro il mondo, poiché altrimenti andremmo tutti verso il disastro. Io credo che tutti capiscano questo.

Domanda: Come può l’uomo spiegare alla propria famiglia l’importanza del suo lavoro?

Risposta: Io non credo che un uomo oggi possa influenzare una donna, la propria moglie e spiegarle che quello che sta facendo è importante. Lei non lo accetterà attraverso lui, ma lo percepirà attraverso altri uomini. Se i suoi amici vanno da lei, non quelli con i quali andava a bersi una birra, ma i suoi nuovi amici, se loro parlano a lei o se lei va a una lettura oppure fa un corso per donne o qualcosa del genere, altri la convinceranno, ma dubito che possa farlo suo marito.

Dopo tutto, lei vede attraverso i propri occhi, mentre lui, da parte sua, ha dovuto attraversare cambiamenti molto seri del proprio comportamento, nella sua apertura e comportamento verso di lei. Se lui parla a lei in modo completamento diverso, guardandola negli occhi ed eliminando tutte le trappole che ci sono tra di loro, se lui mette da parte la propria arroganza e tutte le distorsioni e abitudini, allora potrebbe riuscire a farcela, ma per farlo, il marito deve liberarsi della dominazione della società “promiscua”. Questo è senz’altro un grande problema poiché le persone sono schiave degli ambienti.
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(Tratto da “Una conversazione sull’educazione integrale” del 28.05.2012)

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Siamo uniti da un sistema di connessioni?

Nelle notizie (da The Guardian): “Da quando i nostri luoghi d’incontro tacciono, salvo per occupare gli schermi, sembra che abbiamo scambiato la connessione onnipresente con quella reale.

All’inizio l’ho notato in un ristorante. Il posto era stranamente silenzioso, e ad un tavolo un gruppo di persone sembrava immerso nella preghiera. Le loro teste erano chinate, i loro occhi erano corrucciati e le loro mani in grembo. Poi mi resi conto che tutti loro, giovani e adulti, stavano fissando un cellulare. La gente passeggiava per la strada di fuori nello stesso modo, con le braccia inclinate ad angolo retto, il collo piegato e le teste in posizioni potenzialmente paralizzanti. Le madri con bambini lo stavano facendo. Gli studenti in gruppo lo stavano facendo. Erano come zombie al telefono. Non vi era conversazione.

La professoressa del MIT e psicologa Sherry Turkle sostiene che i suoi studenti siano vicini al padroneggiare l’arte di sostenere il contatto visivo con una persona mentre scrivono messaggi a qualcun altro. Un po’ come un organista suona toni diversi con mani e piedi. Per Turkle, queste persone sono “da sole insieme… una tribù di uno.” Chiunque con 3,000 amici su Facebook non la ha. […]

Gli psicologi hanno identificato ciò come “paura di conversazione.” La gente indossa auricolari in quanto “dispositivi d’elusione alla conversazione.” Internet ci collega al mondo intero, ma è un mondo su misura, modificato, cancellato, sterilizzato. […]

Vi è ora un’apparente domanda in forte espansione per le “conversazioni” online con robot e voci artificiali. I cellulari vengono caricati dagli utenti con “fidanzate” personalizzate. Le persone si rivolgono a consulenti informatici d’incontro, affermano di innamorarsi persino delle loro guide GPS on-board. Una foca robot può essere acquistata per sedervi sopra e ascoltare gli anziani parlare, facendo annuire la sua testa e facendola applaudire per simpatia.

Noi abbiamo confuso, dice Turkle, la connessione con la conversazione –“l’illusione della compagnia senza le esigenze della relazione.” L’amicizia umana è ricca, ingarbugliata e complicata. Richiede pazienza e tolleranza, ed anche compromessi. Mentre spingiamo via le persone all’interno di mondi di domande e risposte, connessione e informazione, l’amicizia diviene un surrogato virtuale.

“Tutto ciò che è stato detto, la morte della conversazione, è stato spesso annunciato così come quella nel libro. […]

“Un centinaio di università “online” non possono sostituire un campus “live” più di quanto Facebook possa essere il sostituto per il sesso o Twitter per il dibattito. […]

“Quelli ossessionati da connettività schizzinose ed elusione personale non possono sfuggire alla realtà. […] In fondo, loro bramano ancora l’amicizia. Solo che vogliono una migliore classe di conversazione!”
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