In crisi l’industria farmaceutica

Opinione (Smitha Mundasad, da BBC News): “Mezzo secolo fa, nel periodo d’oro dell’industria farmaceutica, ci erano concesse innumerevoli pillole per abbassare la pressione del sangue, controlli sanguigni per il livello degli zuccheri e di sbarazzarci delle infezioni. Ma oggi introdurre un nuovo farmaco nel mercato costa circa 1 miliardo di dollari, un processo che può durare quindici anni.

L’industria si scontra con molteplici crisi visto che i budget vengono spremuti ed una dura sfida scientifica incombe.

Gli accademici e i gruppi di pazienti si preocupano del fatto che non avremo i farmaci necessari per trattare le future malattie.

L’anno scorso, la direttrice generale della World Health Organization, Margaret Chan, ha avvisato che il mondo sta entrando in una ‘era post-antibiotico.’

Ha sollevato molta preoccupazione poiché molte infezioni comuni potrebbero non avere più una cura e potrebbero ancora una volta ‘uccidere senza sosta.

I problemi principali, ha dichiarato la dottoressa Chan, includono la crescente resistenza agli antibiotici.

E con l’invecchiamento della popolazione, molti di noi combatteranno contro condizioni neurologiche come l’Alzheimer e il Parkinson, laddove persino i nuovi farmaci sono carenti. […]

Il professore Paul Workman, dell’Istituto di Ricerca sul Cancro, ha indicato un’altra questione pressante: “Con i problemi della crisi finanziaria si è sviluppato una specie di vuoto che molti di noi descrivono come ‘la valle della morte.

Questa è la valle tra la ricerca di base e l’innovazione da una parte, e tra il beneficio del paziente e il successo commerciale dall’altra, con questo abisso nel mezzo nel quale vi è una mancanza di fondi e molti blocchi.

Egli fa notare che le industrie non fanno tutto da sole, spesso creano partnership fra le compagnie più piccole e quelle più grandi negli stadi successivi. . .

Ciò che tutti questi nuovi modelli di sviluppo dei farmaci hanno in comune, a quanto pare, è la collaborazione – forse presentando un cambiamento culturale ad un’industria che molte persone credono abbia avuto la competizione al centro del suo lavoro.

Tuttavia, dice il prof. Vallance, anche se c’è bisogno di maggiore collaborazione nelle prime fasi dello sviluppo di farmaci per alcune delle patologie più complesse, ciò si trasformerà in competizioni nelle fasi successive.

‘Ci sarà una concorrenza tenace per ottenere i migliori farmaci per primi, per assicurarsi di aver condotto la giusta sperimentazione e per mostrare che si possiede la cura migliore.’”

Il mio commento: Medicina e industria farmaceutica appaiono come le più grandi organizzazioni commerciali, in contrasto al Giuramento d’Ippocrate. Che cosa ci si può aspettare da loro!? Le persone non si fidano più dei medici, i quali prescrivono farmaci redditizi alle loro organizzazioni ma non di aiuto ai pazienti. Dentro ogni cosa, l’egoismo lavora contro di noi!
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