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Workshop Mondiale – 01.07.2012

Workshop Mondiale
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Egitto: Abbondanza e vuoto

Domanda: La Torà descrive l’Egitto come una nazione di abbondanza per il nostro ego. Dove è oggi questo “Egitto” e tutta la sua abbondanza?

Risposta: Infatti, i figli di Israele hanno pianto nel deserto per il cibo ricco che avevano mangiato in Egitto. La terra era come un vaso traboccante. Dopo tutto, Nilo è un nome per la Luce di Hochma, che riempie pienamente il desiderio egoista.

In questa maniera l’Egitto ha offerto abbondanza materiale, e inoltre ha premiato i figli di Israele, le persone lungo il percorso spirituale, con la Terra di Goshen, il più ricco dei suoi territori dove si poteva vivere in prosperità. Non è una coincidenza che si siano moltiplicati in Egitto, poiché lì il desiderio egoista vive benedetto e s’ingrassa.

Ma il problema è che un giorno “un nuovo re” si eleva dall’ Egitto e all’improvviso io scopro che l’egoismo regna in me e il suo potere è il mio giogo. Ed è allora che i figli di Israele urlarono dal loro lavoro: “Porta via quest’abbondanza, io non la voglio, per me, questa non è vita. Cosa ricavo da tutte queste fortune se sto affondando nella disperazione e l’impotenza e non so per quale motivo vivo”. Uno potrebbe pensare, dimenticatene e godi. Ma no, io non posso. E non è che io non ci provi: semplicemente non posso, ed è così.

E questo è “il nuovo re d’ Egitto” che oggi regna in me e che mi mostra che la mia vita è negativa. In questo modo il Faraone porta i figli di Israele più vicino al Creatore. Loro stessi non possono fare un singolo passo, ma il Faraone causa che si sentano vuoti, che si disperino della vita con tutte le sue fortune. Costruiscono le città di Piton e Ramses; in altre parole, cercano di avere successo lavorando su un desiderio egoista: una nuova macchina, una vacanza esotica, e così via. Ma il risultato è un maggiore senso di vacuità. Non dà niente ai “figli di Israele” dentro di me.

Se un centinaio di anni fa si dava a una persona comune ciò che adesso hanno i poveri, in quel momento poteva sembrare una ricchezza. Hai un posto per vivere e dormire, hai un tavolo e una sedia, hai del pane e alcuni alimenti nel frigorifero, non stai morendo di fame, e in qualche maniera puoi alimentarti. Tuttavia, il desiderio egoista è cresciuto e adesso non ha più soddisfazione dalle cose materiali. Invece, finisce in “Egitto”, in bisogno spirituale. Non è una coincidenza se nelle prosperose nazioni scandinave ci sia un così alto tasso di suicidi, mentre in Africa, le persone muoiono di fame ma non cercano di uccidere sé stesse.

Perciò, l’Egitto è l’abbondanza sulla quale regna un crescente sentimento di vacuità. Questo è esattamente ciò che sta accadendo nel nostro mondo. In essenza, il mondo si sta spostando verso l’esodo dall’Egitto, poiché non ha più bisogno del Faraone che porta sfortuna, con il quale è impossibile lottare, uno che ti porta alla disperazione e all’impotenza. Apparentemente tutto è in abbondanza, ma ci sentiamo impotenti davanti ai problemi moderni. Come risultato, le persone sono pronte per uscire dall’ Egitto, anche se non comprendono da dove stanno uscendo e dove stanno andando.

Nella stessa maniera, le persone di Israele non erano consapevoli di quello che stava accadendo e gridavano a Mosè: “Dove ci stai trascinando? Che cosa stai complottando contro il Faraone? Perché ci costringi a scappare attraverso questa sfortuna? Loro non volevano scappare per niente, ma Mosè e Aronne, cioè i Cohen hanno disposto questo per loro dall’alto.

(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 11.06.2012, “L’Arvut”, La Garanzia Mutua)

Materiale correlato:

Laitman blog: Rinunciare all’ egoismo
Laitman blog: All’Egitto come un gruppo, dall’Egitto come una nazione

Lezione quotidiana di Kabbalah – 01.07.2012

Preparazione alla Lezione
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KFS, Matan Torà (Il Dono Della Torà), Pagina 247, Punto 13, 14, 15
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Il Libro dello Zohar, Bereshit Bet (Genesi 2), Lezione 129
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Baal HaSulam, TES, Parte 2, Histaklut Pnimit, Punto 56, Lezione 19
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KFS, Introduzione al Libro dello Zohar, Pagina 117, Punto 15, Lezione 6
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Gli Workshop: dibattiti non solo verbali ma un’ascesa verso l’unione

Domanda: Come lavoro con il gruppo al fine di chiarire correttamente tutto ciò che mi sta succedendo?

Risposta: In primo luogo, cerca di connetterti con gli amici. Lascia i chiarimenti per ora; non hai gli strumenti giusti per chiarire le cose. Prima è necessario acquisire i mezzi, un vaso spirituale con il quale potrai chiarire ciò che ti sta succedendo. Al momento la vostra attitudine verso la vita è distorta.

Oggi è necessario costruire un nuovo vaso nel gruppo dal momento del chiarimento e in realtà tutto dipende dalle relazioni reciproche che una persona ha con l’ambiente.

Domanda: Stiamo cercando di fare questo nei workshop. Come possiamo chiarire correttamente le domande che lei ci presenta?

Risposta: Devi desiderare di connetterti sulla base delle mie domande. La domanda stessa non è tanto importante quanto tutto ciò che lei dirà nelle discussioni. Le parole sono necessarie affinché noi ci elevassimo al di sopra di loro e pensare costantemente su come collegarci con gli amici. Non importa quali sciocchezze può dirmi l’amico, io mi elevo al di sopra di esse perché voglio connettermi con lui. Devo vedere gli amici come i più grandi della nostra generazione e d’altra parte, io mi elevo dando loro la mia parte della dazione generale.

Il lavoro si svolge su due livelli: sotto — l’odio e la grossolanità, e sopra — l’amore e la purezza. Se queste due cose esistono, c’è già un certo tipo di vaso. Se si raggiunge un tale grande divario tra la grossolanità e la purezza allora la luce, il Creatore, si rivela.

Fino ad allora, si lavora costantemente nei workshop, in connessione e nello studio al fine di ottenere questo divario, che per noi è la meta chiamata “Monte Sinai.”

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(Dalla terza parte della Lezione quotidiana di Kabbalah  dell’ 8.06.2012, “L’Essenza della  Sagezza della Kabbalah“)

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