Uno stato corretto

Domanda: Lei ha detto che dobbiamo costantemente ritornare allo stato corretto e tenerlo a mente. Qual è questo stato?

Risposta: Il punto è che quando una persona raggiunge la connessione integrale con altre persone in un gruppo che non è troppo grande, egli ricorda questo, lui ha un’impressione chiamata Reshimo, (reminiscenza). Questa impressione è emotiva e viene memorizzata in lui come un ricordo, ma è una memoria attiva.

Questo significa che con l’aiuto di qualsiasi stato che le assomiglia noi possiamo sempre soddisfare le Reshimot e cominciare a sperimentarlo di nuovo, per viverlo e percepirsi immediatamente in esso con facilità, mancanza di restrizioni, il calore, la sicurezza e l’uscita da qualsiasi crisi, ecc.

Quando una persona comincia a uscire da sé stessa e a connettersi con gli altri, vede che tutti i problemi che sentiva prima, erano sentiti perché aveva una diversa percezione della realtà, “per sé stesso” e non “da sé stesso.”

Quindi la cosa principale è lasciare un’impressione molto accurata di reciproca collaborazione con il mondo intorno a lui, con l’ambiente, e insegnare ad una persona l’abitudine di come fosse possibile ritornare dai diversi stati a questo stato di base. Dopo noi torneremo ad esso su livelli diversi, più alti, nonostante le possibili interruzioni, con l’aiuto di ambienti diversi, in ogni ambiente.

Domanda: Quante volte una persona può avere un ritorno allo stato corretto durante il giorno?

Risposta: Deve essere costantemente in esso. Io cerco di trasformare qualsiasi stato in cui sono in uno stato corretto.

Domanda: Come può essere intensificato, come può essere rafforzato e più potente?

Risposta: E’ possibile intensificarlo tramite la resistenza che provo nel volerci tornare. Alla fine, quando supero la resistenza che sento, diventa un coefficiente di intensità. Dalle mie esperienze di cooperazione, l’opposizione a questi stati “a me” e “da me” saranno di conseguenza più chiari, più lontani e più forti.

Domanda: Quando descrivi questo fenomeno io lo vedo come un processo individualistico, ma noi diciamo sempre che esso è un processo di gruppo.

Risposta: È un processo di gruppo, ma noi stiamo parlando di uno sforzo individuale nell’ambito del processo di gruppo. Più tardi, quando il processo si stabilizzerà come un processo di gruppo, tutti cominceranno a sentire un’associazione unita. Questo è lo stato in cui gli individui diventano un tutt’uno, proprio come tante gocce si uniscono in uno in cui nessuna divisione si fa sentire, ma piuttosto è la sensazione di una grande goccia unificata.

Ma stiamo dicendo che questi Stati sono in continua evoluzione — i gruppi si disperdono e si riconnettono. Non stiamo parlando di un gruppo o del fatto che l’umanità è diventata un gruppo tale. Quindi, qui la cosa principale diventa il singolo componente del mio lavoro con tutto l’ambiente.
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(Tratto da una conversazione sull’educazione integrale, 27.02.2012)

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