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Baal HaSulam, Lettera 12: Ma è sciocco pensare che il Creatore sia obbligato a benedire esattamente il posto dove l’azione avrà luogo.  Al contrario, abitualmente l’azione avviene in un posto e la benedizione in un altro, in un posto dove la persona non fa niente, perché nemmeno lo sapeva e non poteva fare niente.

Noi ci esercitiamo in un posto e il risultato è rivelato in un altro posto, per cui noi non comprendiamo dove vada a finire tutto il nostro lavoro. Infatti, noi non sappiamo che tipo di lavoro stiamo facendo. Le nostre azioni sono buone o cattive? Conducono verso il traguardo oppure no? Chi le porta avanti, noi o il Creatore? Noi non comprendiamo questo perché ci troviamo in uno stato molto confuso.

Perché siamo in occultamento? Noi non sappiamo esattamente ciò che dovremmo fare con questo, non sappiamo se agiamo correttamente oppure no…Perché c’è questa nebbia, la confusione, la mancanza di comprensione, la mancanza di orientamento, o la mancanza di responsabilità reca qualche risultato in base al principio: “Ho lavorato ma non ho trovato” Perché è chiamato sforzo? Non sarebbe meglio se trovassimo scritto ciò che dovremmo fare?

No, non avviene in questa maniera. Anche se non possiamo essere d’accordo con quest’approccio, esso è descritto in spazi senza fine negli scritti Kabbalistici, in migliaia di estratti.

Il nostro lavoro è sottratto dai risultati, ed è veramente duro accettarlo. Io devo lavorare come un “muto”, come una bestia, come un folle. Mi viene offerta una bugia: abbracciarmi con gli amici, mentre io non lo voglio, di parlare dell’amore mentre io non lo sento…In breve, io devo fare quello che non comprendo.

È necessario questo dualismo in modo che possiamo elevarci da questo mondo a quello spirituale. Il mondo spirituale è opposto a questo mondo, non è familiare ed è impercettibile. Quindi, attraverso queste azioni incomprensibili acquisiamo i vasi che ci guidano verso il posto che ancora non abbiamo raggiunto.

Abbiamo bisogno degli ordini dall’Alto per soddisfare queste azioni. Vogliamo entrare nella dimensione che non va insieme ai nostri attributi in nessun modo, e, infatti, non c’è niente che ci porti in quella direzione. Noi dobbiamo agire “automaticamente”. I Kabbalisti lo dicono e noi lo facciamo.

Se una persona capisce che non c’è scelta, se vuole veramente salire ad un livello più alto, allora è consapevole del fatto che questo è un livello totalmente diverso e non è per niente un’addizione aggiuntiva.

I non sarò più intelligente né capirò di più, non riceverò più benedizioni terrene. Io agisco assumendo che questo mondo è esausto e finito. Non c’è niente che io possa aggiungere qui.

Io mi sto preparando per aggiungere qualche cosa a me stesso: un grado spirituale. Perciò, io devo essere equipaggiato con i vasi, le Luci, i discernimenti, e le Reshimot (geni di informazione) – con tutto ciò che appartiene al mondo spirituale.
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(Tratto dalla lezione n.7 del Congresso di Arava, 25.02.2012)

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