Rivolgetevi agli amici con un sorriso

Rabash, Shlavei Hasulam (I gradini della scala), “Essi hanno aiutato tutti il proprio amico”: infatti, è un uomo che può aiutare un altro uomo vedendo che il proprio amico è indietro. E’scritto, “Un uomo non libera se stesso dalla prigionia”. Infatti, è l’amico che può sollevare il suo spirito.

Ciò significa che l’amico lo eleva dallo stato in cui si trova in uno da stato di vivacità. Allora, l’uomo incomincia di nuovo ad acquisire forza e fiducia nella vita e nel benessere, e ricomincia come se l’obbiettivo fosse adesso vicino a lui.

Rabash, Lettera 34: Ci si mette al servizio del proprio amico. Non si pensa a se stessi – se si è o no dell’umore giusto – ma si deve prendere parte alla gioia dell’amico. Non si deve essere imbronciati, ma si deve mostrare un viso felice.

Un uomo deve vedere gli amici come se già percepissero l’unione. E se costruisce una cerchia di amici, se cerca la connessione con il gruppo, se vuole farne parte, allora egli acquisirà gioia e forze, sia negative che positive. Tutto gli giungerà con la necessaria forza e nella quantità corretta in modo che possa rivelare il Creatore nell’interconnessione con gli amici.

L’unione con gli amici è una condizione necessaria per ricevere aiuto. Ma non è corretto pensare che gli amici debbano venire da me sa soli. Primo (a) io mi indirizzo verso di loro, e poi riceverò la forza da loro (b):

a- inclusione nel gruppo;
b- ricezione della forza.

 

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(Dalla 4.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 19.02.2012 “Consigli per il Congresso di Arava”)

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