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Yeshivat Haverim Mondiale – 26.02.2012

Yeshivat Haverim Mondiale
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Non aspettiamo a diventare vecchi

Domanda: Diciamo che un uomo e una donna in un gruppo iniziano a discutere sul futuro integrale, la maniera nella quale immaginano questo disegno integrale…

Risposta: Per far sì che non si mettano a fantasticare su un disegno ideale il cui cardine sia la prosperità materiale che non potrebbero assicurare per se stessi, è meglio che procedano dal principio sintetizzato in un detto russo “L’amore fa un castello da una capanna”. “Costruiamo il nostro piccolo ‘castello’”.

Domanda: Ma “L’amore fa un castello da una capanna” è una nozione puramente psicologica.

Risposta: Proprio cosi. È non c’è nient’altro che sia necessario. Vedranno che possono soddisfare loro stessi con un minimo e allo stesso tempo essere completamente felici. Non continueranno a distruggersi inseguendo il fantasma dell’abbondanza e saranno invece capaci di costruire la loro felicità immediatamente. Ma per questo hanno bisogno di essere intelligenti. Per ottenere questo è necessario educare le persone e seguire seriamente la loro crescita, tirali verso un livello molto serio.

Abitualmente molte coppie arrivano a questo punto, solo che accade in età molto avanzata. Emerge tra di loro uno stato di reciproca comprensione, concessioni e permeabilità uno nell’altro. Conoscono le loro debolezze e abitudini; comprendono che ci sono delle cose che non si possono cambiare in una persona, e quindi non cercano di farlo; iniziano ad amare le debolezze dell’altro. Ma tutto questo succede con l’età, cioè attraverso il cammino delle sofferenze, perché passano le decadi prima che questo accada (se non è che divorzino prima).

Dobbiamo educare le persone su questo.
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(Tratto da un “Discorso sull’educazione integrale” n.6, 14.12.2011)

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Lezione virtuale – Fondamenti della Società Integrale – 26.02.2012

Lezione virtuale, “Fondamenti della Società Integrale”
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A garanzia gli uni degli altri

Domanda: Se un uomo di cui mi sono fatto garante viene espulso dal Congresso, significa che anch’io vengo espulso con lui?

Risposta: Naturalmente.

Ti dirò solamente una cosa: se tutti noi ci impegneremo, nessuno violerà le regole del congresso. Se la forza del gruppo risiede in mezzo a noi, se veramente ci uniamo tra di noi, nessuno rimarrà in disparte. Infatti, noi creeremo la forza spirituale che attirerà gli uomini come una calamita, ed essi non saranno in grado di pensare in modo diverso.

Siamo tutti garanti gli uni degli altri, e produciamo questa forza generale. A questo punto viene richiesto un serio approccio: silenzio, nessuna parola inutile. Ed in questo modo ci manterremo nell’unione.
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(Dalla 4.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 21.02.2012, Regole del Congresso di Arava)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 26.02.2012

KFS, Pagina 286, Articolo “Lo Scopo della Società”
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Rivolgetevi agli amici con un sorriso

Rabash, Shlavei Hasulam (I gradini della scala), “Essi hanno aiutato tutti il proprio amico”: infatti, è un uomo che può aiutare un altro uomo vedendo che il proprio amico è indietro. E’scritto, “Un uomo non libera se stesso dalla prigionia”. Infatti, è l’amico che può sollevare il suo spirito.

Ciò significa che l’amico lo eleva dallo stato in cui si trova in uno da stato di vivacità. Allora, l’uomo incomincia di nuovo ad acquisire forza e fiducia nella vita e nel benessere, e ricomincia come se l’obbiettivo fosse adesso vicino a lui.

Rabash, Lettera 34: Ci si mette al servizio del proprio amico. Non si pensa a se stessi – se si è o no dell’umore giusto – ma si deve prendere parte alla gioia dell’amico. Non si deve essere imbronciati, ma si deve mostrare un viso felice.

Un uomo deve vedere gli amici come se già percepissero l’unione. E se costruisce una cerchia di amici, se cerca la connessione con il gruppo, se vuole farne parte, allora egli acquisirà gioia e forze, sia negative che positive. Tutto gli giungerà con la necessaria forza e nella quantità corretta in modo che possa rivelare il Creatore nell’interconnessione con gli amici.

L’unione con gli amici è una condizione necessaria per ricevere aiuto. Ma non è corretto pensare che gli amici debbano venire da me sa soli. Primo (a) io mi indirizzo verso di loro, e poi riceverò la forza da loro (b):

a- inclusione nel gruppo;
b- ricezione della forza.

 

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(Dalla 4.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 19.02.2012 “Consigli per il Congresso di Arava”)

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