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Sintonizzarci bene alla giusta frequenza

Che cos’è il mio “io”? Io esisto, sento, vivo, e percepisco la realtà…Ma non so che cosa sia l'”io”. Io so solamente che è il modo in cui percepisco me stesso: c’è l'”io” e c’è l’ambiente. Da dove arriva questa sensazione? Arriva dal mio desiderio di ricevere. Io sento, in un modo o nell’altro, tutti i generi di piaceri e di mancanze, e sono parte delle mie percezioni, sensazioni, cognizioni e della mia capacità di comprendere.

Nell’insieme, i miei vasi formano il desiderio di ricevere. In una certa misura questi vasi sono pieni e in una certa misura sono vuoti. Il desiderio, che è diviso nei cinque livelli di sviluppo (inanimato, vegetale, animato, parlante e la radice), forma la sensazione del mio corpo specifico, della mia vita, del mio “io” e del mio ambiente. In definitiva devo conseguire l’essenza del mio desiderio con qualunque cosa vi si trovi dentro. Che cos’è il desiderio? Che cosa significa percepirlo?

Io ci sono dentro, e mi irradia la sensazione di se stesso e della realtà esteriore. La sensazione dell’io è il mio corpo. La sensazione della vita esteriore è formata da molti uomini e dall’intero universo. Tutto questo è delineato e presentato dentro il mio desiderio.

Queste cose dovrebbero essere chiarite alla luce del libero arbitrio: come le posso usare? Che direzione dovrei dare loro? Posso fare quello che voglio con queste sensazioni? O le posso usare solamente se prendo una certa direzione? Devo trovare la giusta “frequenza”, il giusto raggio di frequenze nelle quali potrò vedere il quadro completo e la strada per raggiungere lo scopo? In questo caso, tutte le altre strade sono chiuse. Non fanno per me.

A questo punto è necessario ricorrere ad un approccio molto delicato, un approccio che mi renderà capace di vedere il quadro nella giusta luce. Tutti gli altri percorsi mi forniscono dei quadri d’insieme falsi e distorti, e pagherò caro il prezzo di questa falsità. Il punto principale qui è di capire cosa dovrei fare e dove dovrei andare. Per riuscirci, mi devo sintonizzare sul raggio di frequenze più favorevole, scegliere la giusta inclinazione per vedere la mia realtà interiore ed esteriore. Questo approccio mi porta così alla sola azione possibile che dovrei compiere: quella della libera scelta.

Tutto il resto è irrilevante. Anche se non so nient’altro, non fa differenza. Il punto principale è che lo so. Tutta la mia vita ed il mio futuro dipendono da questo. Mettendo in pratica questo “sottile” principio, posso anche cambiare tutto il resto, in modo incisivo. Dovrei occuparmi di cosa è importante e non di tutto il resto, perché così non farei che confondere le cose.

Dunque, il libero arbitrio dovrebbe proteggermi dalle azioni false e dannose che richiedono un grande sforzo per correggerle. Devo raggiungere l’essenza nel modo più breve possibile e metterla in pratica.

A questo proposito Baal HaSulam spiega che ogni stato in cui mi trovo è diviso in quattro parti. Se conosco me stesso, mi trovo allora sotto il loro controllo. Queste parti o fattori sono:

  • La fonte;
  • Il principio fisso della causa ed effetto;
  • Il principio interiore della causa ed effetto;
  • Il principio della causa ed effetto delle cose esteriori;

La fonte è la natura che non cambia, l’essenza, che ho ricevuto ancora prima di arrivare a percepirmi qui e adesso. Un uomo potrebbe farsi delle domande a questo proposito come, perché, e a che scopo, ma non cambierebbe la realtà. Noi siamo quello che siamo e andiamo avanti percorrendo una strada a senso unico, dal principio alla fine. La strada che abbiamo attraversato è il passato, e non ha alcun senso protestare del passato. Tutto quello che dobbiamo fare è scoprire come rendere migliore il futuro.

Come per il principio della causa ed effetto, anche qui, come dice Baal HaSulam, non c’è niente che possiamo fare. Naturalmente, il grano crescerà da un seme di grano, ed il riso germoglierà da un seme di riso. Questi cambiamenti sono aggiunti alla fonte, la rivestono. Oltre alle iniziali informazioni che si trovano nei Reshimo, nelle “particelle informative” che contengono tutto, c’è anche il resto dello sviluppo, il secondo fattore che è anch’esso predeterminato. E questo significa che un uomo dovrebbe cercare il libero arbitrio nei fattori terzo e quarto.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 18.12.2011 “Il libero arbitrio”)

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La fine di un’illusione o il cambio di un paradigma

Tutto quello che riveliamo oggi nel nostro mondo si presenta sotto la forma corrotta della connessione che esiste tra di noi. In realtà non ci sono macchine, case o i livelli della natura, inanimata, vegetale ed animata, non ci sono uomini: non esiste niente di tutto questo.

Ci sono solo le cinque fasi dentro l’anima e le sue connessioni con le altre anime, e queste connessioni sono corrotte. Queste connessioni distorte danno al mondo la forma corrotta che vediamo, e poiché il mondo non può esistere in questa forma (poiché in definitiva è corretto), viene definito come un mondo artificiale, che per il momento esiste nelle qualità non corrette.

Non appena incominciamo a correggerlo, vediamo immediatamente un mondo ed uno stato corretto invece di un mondo e di uno stato non corretto, fino a quando non diventa il mondo dell’Infinito dove non ci sono limiti alla diffusione della Luce e tutto è corretto.

Alla fine o siamo dentro l’unica struttura dell’anima collettiva, o ci siamo come se fossimo divisi in una moltitudine di pezzi interconnessi. Quando questa struttura è unita, la chiamiamo infinito, completezza, questo è l’Infinito. E quando si presenta come se fossimo divisi in una moltitudine di pezzi e non viene percepita come un insieme, questa struttura la chiamiamo “mondo”, un certo livello di occultamento dell’Infinito. In sostanza vediamo sempre lo stesso Infinito, ma con una minore nitidezza e in una forma che è peggiore. Questi sono i mondi, i mondi dell’occultamento, ma vediamo sempre e solamente la connessione tra di noi.

Nel nostro mondo costruiamo delle cose diverse apparentemente artificiali: case, macchine e così via, e tutte queste cose sono anch’esse forme di connessione tra di noi. Al fine di aggiustare la separazione, la distanza, e la spaccatura tra di noi, dobbiamo costruire delle diverse connessioni artificiali. Invece di correggerci, siamo assorbiti con tutto ciò che riguarda l’esteriorità, e questa è la ragione per cui, da una parte, il nostro mondo si presenta sempre più corrotto e, dall’altra, straripa di cose che non servono.

Se avessimo l’intenzione di correggerci, non avremmo bisogno di tutta questa tecnologia, ma dobbiamo vivere in questo mondo nel modo in cui è organizzato per rivelare il fine, la spaccatura, la crisi e la mancanza di scopo che vi è e quindi prendere la direzione della correzione interiore. Questa è la rivoluzione che sta avvenendo nella nostra generazione, il cambiamento del paradigma.
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(Dalla 2° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 15.12.2011, Lo Zohar)

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Lezione quotidiana di Kabbalah del 29.12.2011

Gli Scritti di Baal HaSulam, Shamati, Articolo 189 “La Legge agisce sul pensiero”
Video / Audio

Il Libro dello Zohar, Bereshit (Genesi), Pagina 66 “Lasciate che la Terra produca erba”, Punto 82, Lezione 22°
Video / Audio

L’Introduzione al Talmud delle Dieci Sefirot, Pagina 322, Punto 14, Lezione 10°
Video / Audio

Rav Yehuda Ashlag “La Libertà”, Pagina 386, “La Volontà di ricevere – L’ Esistenza dall’ Assenza”, Lezione 13°
Video / Audio

Non abbiate paura di ricominciare

Domanda: Per me ogni volta lo studio degli stessi materiali nella lezione sono disposti con nuove immagini. La mia mente li combatte e cerca di riportarmi ai vecchi schemi e cerco invano di domarla. Che cosa posso fare?

Risposta: Dovremmo amare le rivoluzioni, non abbiate paura di perdere ciò che avete. C’è qualcosa di nuovo? Bene! Nulla è lasciato al vecchio? Eccellente. Non m’interessa.

Saggio è colui in grado di perdere la sua saggezza e ricominciare daccapo. Tu sei come un bambino: la mente è vuota e non disponi di alcun approccio verso ciò che accade; anche il vecchio approccio è andato.

Non dovremmo desiderare che rimanga alcuna traccia di ieri, perché in caso contrario non potremmo ricevere l’oggi. Questo principio è espresso vividamente nella spiritualità. Meno mi è rimasto di ieri, meglio è. Questo appartiene a tutto: il gruppo, me, il Creatore e il mondo. Tutte le foto che si riferiscono alla spiritualità dovrebbero essere buttate via, liberando lo spazio per qualcosa di nuovo.
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(Dalla 4° parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 22.12.2011, “La Libertà”)

Abbassarsi significa elevare la dazione

Domanda: Che significa abbassare se stessi?

Risposta: Abbassare se stessi non significa chinarsi e cadere, ma cercare vari mezzi per far sì che la Luce superiore ti dia la possibilità di sentire che la dazione è più importante della ricezione.

Tutti i cambiamenti avvengono grazie alla Luce che ritorna alla sorgente. Per questo, abbassare sé stessi significa fare tutto il possibile da parte propria (che si chiama Preghiera), che dentro di me la qualità della dazione sia più apprezzata e più elevata di qualunque ricezione, che qualunque ricezione sia disprezzata, che invece la dazione sia santa ai miei occhi.

E allora io la vorrò! E in base alla quantità del mio desiderio attirerò la Luce che ritorna alla sorgente, che costruirà dentro di me il Partzuf spirituale: la “testa” (rosh), cioè la dazione in alto e il “corpo” (guf), la ricezione in basso. La testa bisogna che stia sopra tutto e questo significa che anche la ricezione in basso nel corpo si fa con lo scopo di Dare. Questo è il Partzuf spirituale corretto.

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